“Acqua Shock”: l’ultimo lavoro fotografico di Edward Burtynsky in mostra a Milano
“Dobbiamo imparare a pensare più a lungo termine alle conseguenze di ciò che stiamo facendo, mentre lo stiamo facendo. La mia speranza è che queste immagini stimolino un pensiero rivolto a quegli elementi essenziali per la nostra sopravvivenza che spesso diamo per scontati, finché non scompaiono”.
Con queste parole Edward Burtynsky introduce il suo ultimo lavoro fotografico, in mostra per la prima volta in Europa al Palazzo della Ragione, il nuovo spazio espositivo di Milano interamente dedicato alla fotografia. Da sempre interessato a documentare gli effetti del nostro progresso sul pianeta, dopo aver raccontato le cave e il petrolio, Burtynsky dedica la sua attenzione alla risorsa più importante per la nostra vita.
Visitabile dal 3 settembre al 1° novembre 2015, Acqua Shock è una raccolta di 60 fotografie divise in sette capitoli – Golfo del Messico, Devastazioni, Controllo, Agricoltura, Acquacoltura, Rive, Sorgenti – che offre l’analisi di tutti gli aspetti connessi all’origine e all’utilizzo dell’acqua: dal delta dei fiumi ai pozzi a gradini, dalle colture acquatiche alle irrigazioni a pivot centrale, dai paesaggi disidratati alle sorgenti indispensabili. L’acqua viene presentata ora come vittima, ora come protagonista, come minaccia o come risorsa. In alcuni casi è persino assente dall’immagine, per permettere a Burtynsky di sottolineare con più incisività gli effetti visivi e fisici della mancanza d’acqua nel territorio.
Una serie di vedute dall’alto che ci consentono di apprezzare la magnificenza o il dramma del paesaggio scelto dal fotografo. Il suo intento è quello di documentare l’impatto collettivo che noi esseri umani stiamo avendo sulla superficie del pianeta, le conseguenze del controllo che abbiamo imposto ai paesaggi naturali.
In mostra è proiettato anche il documentario “Where I Stand”, che svela ai visitatori i segreti del processo di produzione delle immagini. Per questo progetto, infatti, Burtynsky ha fatto ampio uso di droni, elicotteri e strutture per poter guardare dall’alto i suoi soggetti.
Non a caso è uno dei più apprezzati fotografi canadesi. I suoi paesaggi industriali sono inclusi nelle collezioni di oltre sessanta dei più importanti musei di tutto il mondo, tra cui la National Gallery del Canada, il museo d’Arte Moderna e il museo Guggenheim di New York, il Museo Reina Sofia di Madrid e il Los Angeles County Museum of Art in California. Le sue fotografie appaiono ogni anno in numerosi periodici, mentre i suoi riconoscimenti includono il premio TED, il premio Outreach al Rencontres d’Arles, il premio Roloff Beny Book, e il premio Rogers Best Canadian Film.
Daniela Falchero