“2 gradi”: pessimismo verso la politica e ottimismo per la tecnologia nel nuovo libro di Silvestrini
Sarà possibile vincere le sfide legate all’accesso sempre più difficile a risorse scarse, soddisfare la domanda di una popolazione in crescita ed evitare l’alterazione degli equilibri ecologici del pianeta, in particolare fermare il riscaldamento globale entro la soglia dei due gradi che gli scienziati ritengono cruciale per i nostri sistemi economici e sociali?
Gianni Silvestrini nel suo nuovo libro “2°C” da poco uscito per le Edizioni Ambiente si interroga su questa fondamentale domanda e la risposta che offre è segnata da ottimismo per la disponibilità, attuale o ravvicinata, di tecnologie e soluzioni gestionali, ma anche dalla preoccupazione di chi sa che la transizione tecnologica non si afferma da sola e richiede politiche e interventi condivisi a scala globale. “Non sono le soluzioni tecniche che mancano, ma la convergenza di interessi concreti accompagnata da una consapevolezza crescente e diffusa”. Come dire: fiducia nell’innovazione tecnologica, preoccupazioni per la politica.
Titolo e grafica di copertina evocano i pericoli che ci attendono oltre la soglia dei due gradi, ma il libro non indugia sul terreno della denuncia del problema o del semplice aggiornamento sui negoziati “post Kyoto” che avranno a fine anno a Parigi un round decisivo. L’attenzione di Silvestrini è soprattutto dedicata all’analisi delle soluzioni possibili e dei casi di successo. Ne viene fuori un’agile, ricca e avvincente rassegna delle innovazioni tecnologiche nei più disparati settori dell’industria, dell’edilizia, dei trasporti e mobilità, dell’ICT e della transizione digitale e dei modi in cui esse possono essere diffuse e poi gestite con profitto nella vita di tutti i giorni. Nuovi materiali, smart manifacturing, chimica verde, economia circolare (i cicli di materia ed energia nelle produzioni industriali), manifattura additiva, valorizzazione dei servizi in sostituzione del possesso di beni; e poi ancora mezzi di trasporto a basso consumo e ICT applicata alla mobilità urbana e altro ancora. Queste, secondo Silvestrini, le chiavi della transizione, anche economica e sociale, che si annuncia in tante storie di successo nell’impresa come nell’amministrazione pubblica. Senza dimenticare che “un altro contributo verrà dall’ampliamento dell’economia informale e della sharing economy, in grado di soddisfare esigenze comuni, ridurre la pressione ambientale e prefigurare nuovi modelli di vita”.
Attenzione estrema quindi a tutte le innovazioni, non solo tecnologiche, ma anche politico-gestionali e finanziarie. A questo proposito occorre sottolineare due punti chiave della proposta di Silvestrini. Il primo riguarda la prospettiva, ormai in crisi, di disporre ancora di risorse naturali abbondanti e a buon mercato. Giustamente Silvestrini osserva che “abbiamo un giacimento virtuale di shale gas e di shale oil negli inefficienti parchi edilizi e autoveicolare. Adeguati interventi di efficientamento energetico spinto delle abitazioni e un sistema di trasporto e mobilità degni sono le opportunità che abbiamo di renderci energeticaente meno dipendenti e di risparmiare ambiente e denaro”. E poi ancora abbiamo la possibilità di recuperare materie prime lungo tutto l’arco di cicli produttivi “aperti”, responsabili di montagne di scarti e rifiuti inutilizzati o inutilizzabili. Ridisegnare i cicli di produzione in modo che gli scarti di una lavorazione rappresentino in cascata la materia prima di un’altra rappresenta il nucleo concettuale dell’economia circolare. Il secondo punto riguarda le misure da adottare per dare gambe a queste sfide.
Silvestrini riprende e ripropone l’idea, molto condivisibile, dell’ecotassazione con effetto fiscale neutro. Ovvero la proposta da tempo in discussione di spostare il carico fiscale dai settori ecologicamente più virtuosi (interventi di efficienza energetica, riuso e riciclo di materiali, ricerca finalizzata all’innovazione ecologica, per fare solo qualche esempio) o dove la tassazione è oggi più controproducente (la tassa sui redditi da lavoro) verso il consumo e lo spreco di energia e materie prime. Una fase di basso prezzo del petrolio come l’attuale è il momento ideale per impostare finalmente una generalizzata carbon tax e per eliminare i sussidi alle fossili. Due temi, l’efficienza e l’ecotassazione che mettono bene in evidenza il rapporto stretto tra ecologia ed economia, tra opportunità di riconversione ecologica ed economica.Silvestrini dimostra, con una ricchissima messe di esperienze e dati tecnico-economici, che “ … nei prossimi decenni l’avvio di un funzionamento circolare dei processi produttivi e l’impiego delle tecnologie più avanzate dovrebbe consentire di ridurre l’impatto sull’ambiente e mantenere la temperatura dell’atmosfera sotto i 2 °C, con la produzione di un ammontare complessivo di beni materiali sostanzialmente costante, ma con la fornitura di servizi crescenti e una ricchezza più equamente distribuita….”. La vera sfida sarà il governo della transizione verso la sostenibilità e l’equilibrio, recuperando ritardi che ne farebbero ulteriormente aumentare i costi economici e sociali.
Giuseppe Gamba*
* Presidente della società AzzeroCO2 ed ex assessore allo Sviluppo Sostenibile della Provincia di Torino