Quella malsana aria di città
L’aria che respirano milioni di italiani è malata e talvolta letale. Lo dice una ricerca di EpiAir-Inquinamento atmosferico e salute svolta nelle maggiori città della penisola.
Il Progetto EpiAir è frutto della collaborazione scientifica di diversi ricercatori italiani, nonché dell’esperienza maturata dai servizi sanitari e dalle agenzie regionali per l’ambiente (Arpa), incaricate di sorvegliare lo stato di salute della popolazione e lo stato dell’ambiente. Uno studio sugli effetti a breve termine degli inquinanti atmosferici (PM10, NO2 e ozono) rilevati nel periodo 2001-2005 in 10 città italiane (Torino, Milano, Mestre-Venezia, Bologna, Firenze, Pisa, Roma, Taranto, Palermo, Cagliari), promosso dal Centro Nazionale per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (CCM, organismo di coordinamento tra il Ministero del lavoro e le Regioni) e coordinato da Francesco Forastiere, del Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario della Regione Lazio.
Che cosa è emerso? “Che la popolazione italiana continua a essere esposta a tossici ambientali – risponde Forastiere – e che l’inquinamento atmosferico urbano, in gran parte originato dal traffico veicolare, si conferma ancora oggi come un problema ambientale di assoluta rilevanza per la salute pubblica nelle città italiane”. Nel periodo preso in esame, si sono infatti rilevati livelli di particolato (PM10), di biossido di azoto (NO2) e di ozono (O3) molto preoccupanti: il PM10, ad esempio, nell’area di Mestre (Venezia), Milano, Torino, Bologna e Taranto, è stato costantemente al di sopra della soglia di 40 mg/m3 (il limite annuale previsto dalla normativa vigente).
Questi livelli di inquinamento si riflettono inevitabilmente sulla salute dei cittadini, aumentando la percentuale di morti legate al superamento della soglia di concentrazione consentita. Un esempio su tutti, la metropoli milanese, dove muoiono in media 10.000 persone l’anno per “cause naturali” e dove la concentrazione media annuale di PM10 nell’aria supera di 20 mg/m3 il limite imposto dalla normativa. In un anno sono almeno 140 le morti riconducibili al persistente superamento della soglia. Morti che, nella maggioranza dei casi, avvengono per cause cardiache e respiratorie. Un prezzo troppo caro, pagato soprattutto dagli anziani, risultati particolarmente sensibili agli effetti deleteri del particolato.
Visto che il filtro anti-particolato è una teconolgia già esistente, montata su molte automobili in commercio, sarebbe forse ora di dedicare più attenzione alla scelta.
Elena Marcon