Mezz’ora al giorno vicino al cellulare uccide gli alveari
Trenta minuti al giorno di esposizione alle microonde di un cellulare sono sufficienti per provocare danni devastanti ad un alveare.
Sono questi i preoccupanti risultati di uno studio sull’influenza delle onde elettromagnetiche dei telefonini sulle api, pubblicato sulla rivista Current Science, dell’Università indiana del Punjab.
Durante gli esperimenti i ricercatori hanno allestito due diversi alveari: il primo ‘equipaggiato’ con due cellulari che venivano accesi due volte al giorno per quindici minuti, il secondo con finti telefonini. Dopo tre mesi, le analisi hanno rivelato, nel primo alveare, un drastico declino sia nella produzione di miele che nella deposizione di uova da parte dell’ape regina. Inoltre molte meno api operaie riuscivano a tornare nel nido ‘tecnologico’ rispetto all’altro, prova, secondo i ricercatori, del potere delle microonde di interferire con il sistema di navigazione delle api.
“L’elettrosmog può interferire con la biologia delle api – scrivono gli studiosi – perché queste hanno al loro interno della magnetite. Non conosciamo bene le cause del declino nella produttività, ma è un fatto che al termine dell’esperimento nell’alveare non c’era più miele”.
Quindi, oltre ai cambiamenti climatici, i pesticidi e gli Ogm, la diminuzione delle api sarebbe causata anche dall’elettrosmog.
Non mancano però i dubbi. Claudio Porrini, del dipartimento di Scienze e tecnologie agroambientali dell’università di Bologna, ha condotto un’indagine sul campo parlando con diversi apicoltori che avevano gli alveari sotto i ripetitori telefonici: “Forse quello delle onde elettromagnetiche – spiega Porrini – è un fattore secondario, che agisce in presenza di altri problemi come patologie, presenza di pesticidi o assenza di colture ricche di proteine fondamentali per le api”. Quindi, continua lo studioso, è verso altre strade che bisogna indirizzarsi per contrastare il declino delle api: “In Italia siamo riusciti a ridurre la mortalità estiva con il bando di alcuni pesticidi del mais – conclude Porrini. Rimane il problema della mortalità invernale, legata soprattutto ai parassiti, che provocano circa il 30% di decessi ogni anno”.
Benedetta Musso