Furti di crediti CO2: coinvolta anche l’Italia?
Lo scandalo dei furti delle quote di CO2 dell’Emission Trading Scheme, il principale strumento utilizzato in Europa per tagliare le emissioni di CO2 europee, potrebbe riguardare anche crediti italiani: venerdì scorso Bluenext, una delle principali borse europee di crediti di CO2, ha annunciato il blocco alle transazioni di alcuni crediti provenienti dal registro italiano, considerati a rischio.
E’ la prima volta in cui si precisa che il furto di quote possa riguardare anche crediti CO2 provenienti dall’Italia, anche se sulla vicenda non c’è ancora chiarezza: la notizia proviene infatti da una nota rilasciata dalla borsa stessa e non è stata ancora confermata né commentatata dal governo italiano.
Bluenext è stata la prima borsa europea a riaprire le transazioni per il mercato spot dei crediti di CO2 (gli EAU, European Allowance Unit), dopo ben due settimane in cui le transazioni erano state sospese a causa dei furti di quote dai registri europei. Venerdì sono stati anche riaperti i cinque registri nazionali che hanno passato le prove di sicurezza informatica della Commissione Europea (quelli di Olanda, Francia, Germania, Slovacchia e Gran Bretagna).
Tra le misure di sicurezza messe in atto da Bluenext per assicurare la correttezza del mercato, c’è il blocco del trasferimento di quasi 2,9 millioni di crediti considerati dubbi: 1 milione di crediti provenienti dal registro rumeno, che si credono rubati dai cementifici della Holcim, 1,3 milioni dal registro ceco, 300.000 dal greco. A questi si sommano 267.991 crediti sospettati di essere stati sottratti dal registro italiano. Sembra che i crediti siano spariti già a novembre, in concomitanza con i primi ammanchi su altri registri. In realtà il portavoce della borsa è stato cauto nel definire queste quote come rubate, e ha fatto sapere che la decisione di bloccare le quote italiane è stata presa a titolo preventivo.
Se tutti i “buchi” sospetti saranno confermati, la serie di attacchi ammonterebbe a un bottino di 3,36 milioni di crediti, per un totale di oltre 50 milioni di Euro. E potrebbe non essere finita qui: la borsa Greenx ha infatti reso nota la decisione di non riaprire alle EAU, benché alcuni registri nazionali siano tornati operativi, perché al momento non esiste una lista completa dei numeri di serie delle EAU sospette. Sulla stessa linea si è mantenuta la ICE Futures Europe.
L’Emission Trading Scheme è uno dei maggiori meccanismi utilizzati per finanziare la transizione a un’economia europea low-carbon, ma non è il solo: uno strumento importante è anche il programma Life+ 2007-2013, che ha permesso finora il finanziamento di oltre 3.000 progetti per la sostenibilità ambientale. Proprio in questi mesi la Commissione Europea ha lanciato una consultazione pubblica sul proseguimento del Life+ e su come questo programma potrà contribuire agli obiettivi ambientali dell’Europa dopo il 2014. La consultazione, disponibile online, è aperta fino al 15 febbraio: aziende, organizzazioni e cittadini possono dunque ancora contribuire, con le proprie osservazioni, a definire il nuovo programma.
Veronica Caciagli
Aggiornamento 9 febbraio 2011: il Ministero dell’Ambiente ha confermato oggi che sono stati rubati circa 270.000 crediti in data 24 novembre. Vedi anche “CO2, Italia rintraccia permessi Ue rubati su quote emissioni“, Reuters.