Crescita e green economy secondo il rapporto Unep
Investire nella green economy per combattere la povertà e sostenere una crescita duratura. È questo il messaggio forte che emerge dal rapporto «Towards a green economy» del Programma Onu per l’Ambiente (Unep), presentato ieri a Nairobi davanti a oltre 100 ministri dell’ambiente di tutto il mondo. Dunque, guardare all’economia sostenibile non è solo un impegno etico e civile ma, sporattutto, un’opportunità cui i dirigenti politici dovrebbero guardare per garantire il benessere e lo sviluppo delle società.
Secondo i suggerimenti dell’Onu, con un investimento annuale di 1.300 miliardi di dollari, pari al 2% del prodotto interno lordo mondiale, in dieci settori chiave da qui al 2050, la comunità internazionale potrebbe infatti avviare una radicale trasformazione dell’attuale modello di crescita, garantendo uno sviluppo equilibrato e stabile dell’economia e riducendo l’impronta ecologica del 50%. Inoltre, secondo gli esperti Onu, il passaggio all’economia a basso impatto ambientale, se sostenuta da politiche a livello nazionale e internazionale, porterebbe nuovi posti di lavoro, in sostituzione di quelli persi progressivamente con l’economia tradizionale. Secondo gli scenari elaborati nel rapporto, una transizione verde consentirebbe, nel 2050, una crescita del Pil mondiale intorno al 2,5% annuo.
«Con 2,5 miliardi di persone – ha affermato Achim Steiner, direttore dell’Unep – che vive con meno di due dollari al giorno e oltre due miliardi di popolazione mondiale in più prevista entro il 2050, è chiaro che dobbiamo continuare a sviluppare e a crescere le nostre economie. Ma questo sviluppo non può arrivare a spese del sistema che alimenta la vita sulla terra, a sostegno delle nostre economie e quindi di ciascuno di noi».
I dieci settori su cui puntare sono
Agricoltura, con un investimento da 100 a 300 miliardi di dollari all’anno fino al 2050 per garantire l’alimentazione ai 9 miliardi di persone destinati a abitare il pianeta. L’obiettivo è quello di migliorare l’efficienza della produzione agricola (implementando le infrastrutture, favorendo una migliore gestione dei suoli, rendendo sostenibile l’utilizzo dell’acqua) e di diminuire gli sprechi alimentari, intervenendo sulla distribuzione e conservazione dei prodotti.
Edifici. Con una spesa di circa 300 miliardi di dollari entro il 2050 si può risparmiare un terzo dell’energia consumata dal settore delle costruzioni, principale responsabile mondiale di emissioni di gas serra. Le politiche pubbliche dovrebbero quindi concentrarsi nell’aumento dell’offerta di energie rinnovabili e nella diminuzione degli sprechi energetici di case e palazzi.
Energia. Oltre 360 miliardi di dollari per incrementare la quota di energia prodotta attraverso fonti rinnovabili, dal 16% attuale fino al 45% entro il 2050. Secondo le stime, i lavoratori mondiali del settore potrebbero raggiungere i 25 milioni, contro i poco più dei 15 di oggi.
Pesca. Si prevede una spesa di 110 miliardi di dollari per la riduzione del 50% dell’impatto ambientale della pesca, attraverso il taglio delle flotte navali, e l’investimento in aree protette.
Foreste. 15 miliardi di dollari per ridurre del 50% la deforestazione entro il 2030 e, parallelamente, incrementare la coltivazione di nuove piante come strumento nella lotta ai cambiamenti climatici.
Trasporti. I costi ambientali e sociali dei trasporti in termini di inquinamento atmosferico, di incidenti stradali e di ingorghi rappresentano circa il 10% del Pil di alcune regioni o Paesi. Servono 194 milioni di dollari per incoraggiare il trasporto pubblico e non motorizzato, favorire lo sviluppo di motori meno inquinanti, svincolare progressivamente il settore dei trasporti dalla dipendenza dai combustibili fossili. Investire lo 0,34% del Pil mondiale all’anno, fino al 2050, nel settore dei trasporti potrebbe ridurre dell’80% il consumo di carburanti ed aumentare del 6% i posti di lavoro.
Rifiuti. Il rapporto punta sulla riduzione del volume dei rifiuti, sull’incremento della raccolta differenziata e del riciclaggio, sulla riprogettazione dei prodotti e dei processi produttivi per ottimizzare il consumo di materie prime e di energia. L’investimento calcolato è intorno ai 110 miliardi di dollari.
Acqua. L’obiettivo è dimezzare, entro il 2015, il numero di persone che non ha accesso all’acqua e a servizi igienici e ridurre il consumo di acqua: circa 110 miliardi di investimenti.
Marco Bobbio