Apple: il New York Times massacra l’azienda di Jobs per danni umani e ambientali
Il noto sito scandalistico Dagospia ha pubblicato oggi un articolo, ripreso dal New York Times, che mina seriamente l’immagine agiografica di Steve Jobs e della sua pluripremiata azienda, raccontando le disumane condizioni di vita dei dipendenti cinesi specializzati nella costruzione dei prodotti della Apple.
Pare infatti che all’interno delle aziende delocalizzate nel Far East che producono alcuni tra gli oggetti tecnologici più desiderati al mondo, come Iphone e Ipad, i lavoratori siano sfruttati al limite dell’umano, tanto che il titolo annuncia così la notizia: “Se la gente vedesse da dove viene il suo Iphone/Ipad lo getterebbe nel cesso”.
L’articolo racconta come gli operai siano costretti spesso a lavorare sette giorni su sette e per lo più in scarse condizioni di sicurezza, come testimoniano i frequenti incidenti mortali sul luogo di lavoro e le continue esplosioni in diverse fabbriche della Cina orientale. Inoltre, da alcuni documenti delle imprese in questione, sarebbe emerso lo smaltimento illegale di rifiuti pericolosi, tramite la falsificazione di documenti. Alcune testimonianze aggravano ancora la situazione dell’azienda “modello” riportando episodi in cui i dipendenti sono rimasti feriti dopo aver utilizzato sostanze chimiche velenose per pulire gli schermi degli Iphone.
Sembrerebbe infine che, dopo varie denunce di gruppi di pressione cinesi, alcuni dirigenti interni all’azienda si siano finalmente decisi ad impegnarsi per migliorare le condizioni di lavoro nelle fabbriche. Il risultato? Gli aspetti ambientali e di sicurezza sono passati in secondo piano rispetto alla necessità di consegnare rapidamente i prodotti. A causa della frenesia del mercato e dei maniaci ansiosi di possedere l’ultimo modello in tempo reale, continuano tuttora ad essere violati i codici di condotta e, in alcuni casi, persino la legge. Ma, dato che Foxconn e la Cina sono tra i pochi produttori capaci di fornire i numeri richiesti per apparecchi la cui domanda è sempre più alta e ingestibile, le cose difficilmente cambieranno. Pace all’anima di Steve Jobs.
Benedetta Musso