XAM: l’ibrida di domani targata Politecnico di Torino
La chiamano “macchinina” e la coccolano come fosse un giocattolo nuovo. Leggera e compatta com’è, in effetti sembra quasi finta, ma in realtà è una cosa molto seria: è l’automobile del futuro.
Si chiama XAM e l’hanno ideata, progettata, disegnata e realizzata 53 studenti del Politecnico di Torino, il team H2politO. Nato nel 2007 per partecipare alla sezione europea della Shell Eco Marathon (competizione internazionale che premia i migliori veicoli a basso consumo), il team, sotto la supervisione dell’Ingegner Massimiliana Carello, è aperto a studenti di ogni corso di laurea di Ingegneria e Architettura, che hanno modo così di confrontarsi con i problemi concreti del lavoro di squadra e della realizzazione effettiva di prototipi che, in ambito accademico, potrebbero solo immaginare a livello teorico.
L’ultima creatura è appunto XAM – eXtreme Automotive Mobility, che si è aggiudicata nell’edizione 2011 dell’Eco Marathon il primo premio per il design nella categoria Urban Vehicle. In piazza Carlo Alberto, tra gli stand della Settimana della Scienza, fa bella mostra di sé e attira gli sguardi e le domande dei curiosi. «Più che l’auto del futuro, è l’auto di domani – spiega Eros Saretti, studente di Ingegneria Meccanica e Team leader del progetto – Con il picco del petrolio imminente, tutti si chiedono come sarà la macchina ideale per la mobilità sostenibile. Siamo alle porte di una rivoluzione dei trasporti e anche noi vogliamo dare il nostro contributo».
Leggerissima (200 chili contro gli oltre 500 di una city car delle stesse dimensioni), con carrozzeria in fibra vegetale, powertrain ibrido parallelo (va ad elettricità, ma anche a bio-etanolo) e un sistema ultra cap che funziona a pacchi di condensatori al posto delle batterie, la XAM ha poi alcune caratteristiche che la rendono unica. Innanzitutto il “social” design, progettato a partire dai suggerimenti raccolti attraverso il web: «Abbiamo lanciato una campagna sui social network – racconta Saretti – rivolta agli oltre 30mila studenti del Poli, chiedendo loro cosa avrebbero voluto dall’auto del futuro. E poi abbiamo trasformato tutto in realtà».
Ma la trovata più innovativa è forse l’interfaccia uomo-macchina studiata in collaborazione con l’Istituto “Mario Boella”. Perché costruire un computer di bordo – si sono chiesti i ragazzi – quando ormai quasi tutti hanno in tasca uno smartphone? Detto, fatto. Saliti a bordo della XAM, è sufficiente collegare il proprio telefono al cruscotto per avere tutte le informazioni su consumo, velocità, percorrenza, navigazione. Nell’ottica della semplificazione e del risparmio di risorse, un’idea praticamente geniale.
Ora non rimane che portarla su strada. «Siamo ottimisti, speriamo di farcela entro novembre – confessa Saretti – e poi vorremmo metterla in produzione». Non costerebbe neanche tanto: il prezzo stimato si aggirerebbe sui 10.000 euro. Il problema, che è di tutto il settore dei veicoli elettrici, è semmai l’approvvigionamento. Se le colonnine per la ricarica elettrica scarseggiano, anche sul versante bio-etanolo non va meglio: il distributore più vicino è a La Spezia… Insomma, la XAM corre veloce, il sistema non altrettanto.
Giorgia Marino
La chiamano “macchinina” e la coccolano come fosse un giocattolo nuovo. Leggera e compatta com’è, in effetti sembra quasi finta, ma in realtà è una cosa molto seria: è l’automobile del futuro.
Si chiama XAM e l’hanno ideata, progettata, disegnata e realizzata 53 studenti del Politecnico di Torino, il team H2politO. Nato nel 2007 per partecipare alla sezione europea della Shell Eco Marathon (competizione internazionale che premia i migliori veicoli a basso consumo), il team, sotto la supervisione dell’Ingegner Massimiliana Carello, è aperto a studenti di ogni corso di laurea di Ingegneria e Architettura, che hanno modo così di confrontarsi con i problemi concreti del lavoro di squadra e della realizzazione effettiva di prototipi che, in ambito accademico, potrebbero solo immaginare a livello teorico.
L’ultima creatura è appunto XAM – eXtreme Automotive Mobility, che si è aggiudicata nell’edizione 2011 dell’Eco Marathon il primo premio per il design nella categoria Urban Vehicle. In piazza Carlo Alberto, tra gli stand della Settimana della Scienza, fa bella mostra di sé e attira gli sguardi e le domande dei curiosi. «Più che l’auto del futuro, è l’auto di domani – spiega Eros Saretti, studente di Ingegneria Meccanica e Team leader del progetto – Con il picco del petrolio imminente, tutti si chiedono come sarà la macchina ideale per la mobilità sostenibile. Siamo alle porte di una rivoluzione dei trasporti e anche noi vogliamo dare il nostro contributo».
Leggerissima (200 chili contro gli oltre 500 di una city car delle stesse dimensioni), con carrozzeria in fibra vegetale, powertrain ibrido parallelo (va ad elettricità, ma anche a bio-etanolo) e un sistema ultra cap che funziona a pacchi di condensatori al posto delle batterie, la XAM ha poi alcune caratteristiche che la rendono unica. Innanzitutto il “social” design, progettato a partire dai suggerimenti raccolti attraverso il web: «Abbiamo lanciato una campagna sui social network – racconta Saretti – rivolta agli oltre 30mila studenti del Poli, chiedendo loro cosa avrebbero voluto dall’auto del futuro. E poi abbiamo trasformato tutto in realtà».
Ma la trovata più innovativa è forse l’interfaccia uomo-macchina studiata in collaborazione con l’Istituto “Mario Boella”. Perché costruire un computer di bordo – si sono chiesti i ragazzi – quando ormai quasi tutti hanno in tasca uno smartphone? Detto, fatto. Saliti a bordo della XAM, è sufficiente collegare il proprio telefono al cruscotto per avere tutte le informazioni su consumo, velocità, percorrenza, navigazione. Nell’ottica della semplificazione e del risparmio di risorse, un’idea praticamente geniale.
Ora non rimane che portarla su strada. «Siamo ottimisti, speriamo di farcela entro novembre – confessa Saretti – e poi vorremmo metterla in produzione». Non costerebbe neanche tanto: il prezzo stimato si aggirerebbe sui 10mila euro. Il problema, che è di tutto il settore dei veicoli elettrici, è semmai l’approvvigionamento. Se le colonnine per la ricarica elettrica scarseggiano, anche sul versante bio-etanolo non va meglio: il distributore più vicino è a La Spezia… Insomma, la XAM corre veloce, il sistema non altrettanto.
Giorgia Marino