Ulisse, il bisonte europeo torna in libertà
La speranza è che il suo nome sia garanzia di un ritorno a casa e di una nuova vita in libertà, senza finire preda di cacciatori e bracconieri. Ulisse, un giovane bisonte europeo di un anno, nato e cresciuto nel parco di conservazione Natura Viva di Bussolengo (Verona), verrà rilasciato il prossimo ottobre nell’area dei Carpazi meridionali. Fino a un secolo fa questi grandi mammiferi erano presenti in tutta l’Europa orientale, dalla Polonia alla Russia, fino al Kazakistan. Poi, a causa della caccia eccessiva, si sono estinti, e la specie è sopravvissuta solo grazie agli individui allevati nei giardini zoologici. “Venivano uccisi come fonte di cibo, e perché considerati pericolosi. Essendo in competizione con l’uomo per l’alimentazione, soprattutto in inverno, i bisonti si avvicinavano alle zone abitate, e a causa delle loro dimensioni, potevano anche provocare danni considerevoli.
Nel 1925, il bisonte europeo è stato dichiarato estinto. Le prime reintroduzioni in natura sono cominciate trent’anni dopo”, racconta Caterina Spiezio, responsabile del settore Ricerca e Conservazione del Parco. Oggi se ne contano 4.000 esemplari, di cui solo il 45% in natura, e la specie è ancora considerata vulnerabile nella Red List dello IUCN (International Union for Conservation of Nature), la più grande organizzazione ambientalista a livello mondiale.
Ulisse è il primo maschio ad essere reintrodotto nell’ambiente naturale dal centro di Bussolengo. Insieme a lui saranno liberati altri nove esemplari provenienti da giardini zoologici europei selezionati dalla fondazione olandese Rewilding Europe, che segue diversi progetti di conservazione, con l’obiettivo di rendere il continente un luogo più “selvaggio” e ristabilirne la biodiversità originaria. Prima di lui, il Parco aveva fatto esperienze simili con cinque femmine: “Sono più facili da reinserire, mentre il maschio si trova da subito a competere con i conspecifici selvaggi”, continua la biologa. Le prime due femmine sono state liberate nel 2004 nell’area protetta di Poloniny, in Slovacchia. Una terza è stata reintrodotta in Romania nel 2008, e altri due esemplari femmina sono tornati in libertà nel 2011 sempre a Poloniny, dove oggi si trova il gruppo più ampio di bisonti europei monitorato, grazie a radiocollari. Dal 2005 è infatti attivo un progetto di controllo delle loro condizioni, a cui partecipano il parco slovacco e quello italiano, in collaborazione con le università di Udine e Perugia.
“Queste diverse esperienze hanno dimostrato che il nostro ceppo è molto buono dal punto di vista genetico, e si adatta bene all’ambiente di reintroduzione. Quella del 2004 è stata subito un successo: una delle due femmine si è accoppiata con un maschio selvatico, e nel 2006 è nata Valentina, dimostrando la correttezza dei nostri metodi di allevamento degli animali”, continua Caterina Spiezio. A Natura Viva, uno dei principali centri italiani per la conservazione delle specie animali in pericolo di estinzione, infatti, “gli animali vengono allevati in modo naturale, a cominciare dalla dieta, costituita quando possibile, dalla primavera all’autunno, principalmente di erba fresca. Non hanno mai contatti con l’uomo e vengono sempre gestiti in gruppo, per far sì che mantengano forme di socializzazione tra conspecifici”. I visitatori del parco possono vedere gli animali, ma non avvicinarsi o dar loro da mangiare: “Li guardano dall’alto, in modo da non disturbarli”.
E anche la reintroduzione in natura avverrà con grande attenzione e molta cautela: “All’inizio i bisonti vivono in un’area di acclimatazione in cui viene loro fornito il cibo. Quando si sono abituati, l’area viene aperta, ma gli esemplari possono ancora tornare dentro il recinto per mangiare. Solo quando c’è la certezza che gli animali siano autonomi e possano vivere senza problemi nell’ambiente naturale, la zona di acclimatazione viene chiusa”. A queste attività di reinserimento graduale si aggiungono da alcuni anni campagne di comunicazione e sensibilizzazione rivolte alle popolazioni locali, tutt’ora ostili nei confronti di questi mammiferi. “I bisonti vengono ancora visti come distruttori, e fuori dalle aree protette la caccia al bisonte non è vietata. Per questo le reintroduzioni avvengono solo nei parchi naturali e si cerca di seguire il bisonte anche dopo la liberazione, fornendo punti cibo e monitorando le sue condizioni”. Per far sì che gli animali vengano accettati più facilmente, “le persone vengono sensibilizzate e si dà loro la possibilità di lavorare come guide ambientali. Vogliamo far capire alla gente che la biodiversità non va vista come una minaccia, ma come un’opportunità di sviluppo economico del territorio verso l’ecoturismo”.
Veronica Ulivieri