Slow Food elegge il nuovo presidente e riparte verso l’Expo
Un nuovo presidente, una visione che mette al centro le comunità del cibo e i piccoli produttori, il compito non facile di difendere questi concetti in vista dell’Expo. Dopo la chiusura, ieri a Riva del Garda, dell’ottavo congresso, Slow Food guarda al futuro. Con una nuova guida, ma anche con una rete di relazioni vecchie e nuove e una posizione più definita rispetto al passato sui temi del biologico e della sostenibilità ambientale.
Per raccontare i temi della tre giorni congressuale si può partire dalla fine, dall’elezione di Gaetano Pascale alla presidenza dell’associazione per i prossimi quattro anni. Agronomo campano, 46 anni, è attivo nell’associazione fin dal 1997, dove ha ricoperto la carica di presidente di Slow Food Campania ed è stato docente ai Master of Food per i corsi di vino e olio. Pascale ottenuto il 61% dei voti, prevalendo così su Cinzia Scaffidi, direttore del Centro studi Slow Food e seconda candidata alla presidenza, a Bra dal 1992. Ha vinto presentando un programma dal titolo “Seminiamo il futuro… coltivando il presente”, basato su parole chiave come “concretezza”, “condivisione” e “partecipazione”. “Per me Slow Food è un progetto di vita che attraverso il cibo migliora l’ambiente, l’economia, la salute e il benessere delle persone. Non amo molto chi elabora teorie astratte per poi cercare di applicarle all’agricoltura. Preferisco un approccio più concreto, con obiettivi chiari e misurabili”, aveva detto qualche giorno fa alla Stampa. A convincere la maggioranza dei 771 delegati sembra sia stata anche la sua origine non piemontese: fin dalla sua nascita, Slow Food è stata infatti guidata per due decenni da Carlo Petrini che, quando ha deciso di lasciare, ha designato come suo successore il braidese Roberto Burdese. La scelta di Pascale ha rappresentato per molti anche un segno di svolta per l’associazione, che nel frattempo si è espansa in 130 Paesi del mondo. Ed è forse anche una buona notizia per il futuro della Terra dei fuochi.
Proprio Burdese ha aperto il Congresso il 9 maggio scorso, delineando nel suo ultimo intervento da presidente le sfide aperte per l’associazione della chiocciola, a partire proprio dall’Expo: «Noi saremo all’Expo perché vogliamo evitare che finisca per predominare la voce di quelle multinazionali o di quei Paesi che avranno sì padiglioni meravigliosi, ma che allo stesso tempo affamano l’Africa con il land grabbing. Riflettiamoci un attimo: facciamo l’Expo per capire come nutrire il pianeta e allo stesso tempo migliaia di metri di suolo agricolo sono sacrificati per costruire il sito. Da sempre noi ci occupiamo dei temi al centro dell’Expo, e continueremo a farlo anche dopo. La sfida del 2015 allora è questa: proponiamo a ogni italiano di fare l’expo ogni giorno, anche se non visiterà la fiera. Diventiamo co-produttori, difendiamo il nostro pianeta». E poi la Politica agricola europea, con un chiaro e in parte inedito endorsement a favore dell’agricpltura biologica e biodinamica: “Abbiamo bisogno che i fondi della PAC siano destinati a chi fa agricoltura biologica e biodinamica, a chi difende i suoli, a chi difende la biodiversità tutelando i saperi”.
Il congresso ha visto la presenza dei presidenti di Coldiretti e dell’Associazione nazionale per l’agricoltura biodinamica, aprendo la strada a nuove collaborazioni sui temi del cibo “buono, pulito, giusto” cari a Slow Food. “La competizione agroalimentare è legata a un’azione di consumo becero che snatura il valore del cibo. Abbiamo una meta chiara ma c’è bisogno di coraggio e coerenza nelle scelte che facciamo”, ha detto a Riva del Garda il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo. Per questo,ha proseguito, nonostante “siamo due organizzazioni diverse, con direttive e modi di operare differenti, è fondamentale che collaboriamo soprattutto in vista dei grandi progetti come l’Expo 2015, dove noi, insieme, ci stiamo davvero concentrando sui veri contenuti di questo evento mondiale. La nostra è una missione fondamentale, dobbiamo lottare perché ciò che abbiamo ottenuto in questi anni passi ora ai nostri figli”. Mano tesa anche da Carlo Triarico, presidente dell’Associazione per l’agricoltura biodinamica: “Vorremmo costituire un’alleanza tra le organizzazioni che condividono una certa visione di sviluppo che rispetti il lavoratore, l’ambiente e la salute, promuovendo la giustizia alimentare. Noi abbiamo agricoltori che incrementano la fertilità del suolo e una grande potenzialità ancora sconosciuta, di grandissimo aiuto in questo momento in cui i terreni, dopo anni di agricoltura intensiva, sono sempre più poveri”.
E se il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina ha evidenziato l’importanza dell’agricoltura e di Expo per la ripresa italiana, affidando a Slow Food il ruolo di osservatore attento (“ aiutateci a tenere largo l’orizzonte e a segnalarci eventuali cambiamenti di rotta”), è stato Carlo Petrini, ricordando che “il nostro Expo si chiama Terra Madre e non dura sei mesi. Sono dieci anni che facciamo l’Expo, e lo facciamo nei campi e nelle savane. Lo facciamo con un’idea partita da una piccola città piemontese e che ha poi conquistato il mondo intero”, a dettare le parole d’ordine per il futuro: “Essere coraggiosi, visionari e pragmatici”.
Veronica Ulivieri