Polveri sottili e tumore al polmone: le evidenze del progetto Escape
Qual è il legame tra l’esposizione alle polveri sottili e l’insorgenza del tumore al polmone? A questa domanda ha risposto in modo drammaticamente chiaro il progetto “Escape – Studi di coorte europei sugli effetti dell’inquinamento atmosferico”. La coorte è una forma di ricerca che mira ad istituire in modo analitico, il nesso di causalità tra gli eventi ai quali è stato esposto un gruppo di cittadini e il risultato finale della salute di queste persone. L’obiettivo di Escape è di valutare gli effetti sulla salute (in termini di incidenza di patologie e di mortalità) dovuti ad esposizioni di lungo periodo agli inquinanti atmosferici in diversi paesi europei.
Le prime stime sull’impatto dello smog sulla popolazione europea risalgono a oltre dieci anni fa. In quell’occasione fu evidenziato un impatto importante dell’esposizione a polveri fini in alcune aree europee ed in particolare nell’area del Benelux, nella Rhur e nel bacino della Pianura Padana. I dati però sollevarono alcune critiche. «Queste stime – ha spiegato Claudia Galassi del CPO Piemonte – valutavano l’impatto applicando stime di rischio non ottenute in Europa bensì in Nord America. Fu osservato che potevano esistere sostanziali differenze tra le due aree. Un esempio è la composizione del parco veicolare. I diesel in Europa rappresentano circa il 50% dei mezzi circolanti, negli Stati Uniti non sono superiori al 5%. Vi era quindi la necessità di condurre degli studi nel contesto europeo, che fossero inoltre più recenti (quelli americani risalivano agli anni Novanta). Escape ha avuto esattamente questa funzione».
Claudia Galassi, che collabora al progetto condotto in Italia nelle città di Roma, Torino e Varese, spiega l’innovazione di Escape: «Abbiamo implementato un metodo per effettuare una stima dell’esposizione molto diversa da quella utilizzata nella maggior parte degli studi precedenti. Negli studi precedenti alle persone residenti in un’area veniva attribuita l’esposizione media di quell’area. Escape non ha utilizzato una media dell’area ma è andato a stimare l’esposizione presso la residenza delle singole persone incluse nella coorte attraverso l’uso di modello matematici basati su intense campagne di misura e numerose variabili del territorio (ad esempio la densità di popolazione, il traffico nelle vicine strade, la dimensione della strada, la distanza dalle sorgenti). Il monitoraggio degli inquinanti atmosferici è avvenuto con strumenti agili e standardizzati che ci hanno permesso di collocare i campionatori in modo puntuale in decine di punti diversi».
I primi risultati del progetto, pubblicati dalla rivista Lancet Oncology, riguardano i dati sull’inquinamento atmosferico e l’insorgenza del tumore al polmone. Su oltre 300.000 soggetti studiati in nove Paesi europei dopo 13 anni sono stati individuati oltre 2.000 casi di tumore al polmone. «I risultati dello studio confermano quelli di studi precedenti, dimostrando una associazione tra polveri aerodisperse e tumore al polmone. Per ogni aumento nell’esposizione di 10 microgrammi per metro cubo di PM10 – spiega Claudia Galassi – il rischio di sviluppare un tumore al polmone aumenta del 22%, mentre per ogni incremento di 5 microgrammi per metro cubo di PM2,5 il rischio aumenta del 18%». La studiosa ci tiene a precisare: «Il rischio stimato è stato tradotto da alcuni come: il 22% dei tumori al polmone è attribuibile all’inquinamento atmosferico. Il rischio relativo è una cosa, l’impatto è un altra cosa. Il tumore al polmone è associato a tanti fattori di rischio. Il più importante è il fumo di tabacco. Secondo i dati scientifici al fumo di tabacco è attribuibile una quota variabile tra l’85% e il 90% dei tumori ai polmoni, mentre diversi studi hanno stimato che all’inquinamento è attribuibile solo circa il 5% dei casi. Tuttavia questo 5% non va sottovalutato, perché si tratta della conseguenza di una esposizione che non si sceglie e che riguarda popolazioni molto grandi. Inoltre – ha aggiunto Claudia Galassi – un risultato che meriterà approfondimenti futuri riguarda il fatto che in Escape gli effetti si sono concentrati su un tipo istologico specifico di tumore, l’adenocarcinoma. Negli ultimi anni questa forma di tumore polmonare sta aumentando in diversi Paesi. Si tratta dell’unica forma di tumore che si sviluppa in modo sostanziale anche tra non fumatori».
L’attività del progetto Escape non si ferma qui. «Stiamo completando le analisi su altri possibili effetti sulla salute associati all’esposizione ad inquinanti: effetti sulla riproduzione, effetti cardiovascolari, malattie respiratorie. Sono poi in corso altri studi collegati che vogliono andare a valutare possibili disuguaglianze socio-economiche nell’esposizione all’inquinamento. Stiamo studiando inoltre la composizione delle stesse polveri e valutando gli effetti sanitari di alcuni metalli che compongono le polveri. Infine – ha concluso Claudia Galassi – si stanno avviando nuovi studi per valutare i meccanismi molecolari che sono alla base dei danni sanitari legati all’esposizione dell’inquinamento atmosferico».
Di questi temi parlerà, in maniera approfondita, il 4° Workshop Nazionale IMAGE, in programma a maggio 2014 a Torino: #workshopimage2014.
Giuseppe Iasparra