Il Progetto EVA di Pescomaggiore: la sostenibilità dopo il terremoto
Come tristemente noto alla cronaca, il 6 aprile 2009 un sisma di magnitudo 5,8 della scala Richter ha colpito l’Abruzzo e il centro Italia e ha distrutto buona parte delle abitazioni e del patrimonio storico-culturale dell’Aquila e dei suoi dintorni. Moltissime famiglie sono rimaste senza casa e a tutt’oggi attendono una sistemazione definitiva, continuando a vivere nelle aree per sfollati approntate dalla Protezione Civile.
Pescomaggiore è un piccolo borgo di origini altomedioevali alle porte del Parco Nazionale del Gran Sasso – Monti della Laga, a una decina di chilometri da L’Aquila, anch’esso rimasto coinvolto nel terribile terremoto.
Una parte di residenti e di oriundi, già prima del terremoto, aveva dato vita al Comitato per la Rinascita di Pescomaggiore, per migliorare la qualità della vita e recuperare l’abitato storico con campagne di informazione, attivando processi partecipativi e avviando microprogetti nel campo dell’agricoltura, del turismo e della convivialità artistica.
Dopo il 6 aprile il Comitato ha deciso, coerentemente con il proprio obiettivo, diventato emergenza, di realizzare un villaggio autocostruito e autofinanziato per consentire a più famiglie possibili di Pescomaggiore di restare a vivere nel loro paese. E’ nato così il Progetto EVA acronimo di Eco Villaggio Autocostruito.
Da un’idea degli architetti Paolo Robazza e Fabrizio Savini del BAG Studio Mobile e con l’assistenza tecnica di Caleb Murray Burdeau, esperto in bioarchitettura, questo tenace gruppo di cittadini ha deciso di realizzare, su terreni concessi in comodato da alcuni compaesani a poche centinaia di metri dal paese, un villaggio di bilocali e trilocali low cost e a minimo impatto ambientale nel rispetto delle vigenti norme anti-sismiche ed edilizie.
La tecnologia costruttiva prevede l´utilizzo di una struttura in legno portante e tamponatura in balle di paglia. Come spiegano gli architetti, “l’utilizzo della paglia in quest’area dell’Abruzzo è una tecnica costruttiva relativamente nuova, ma che si inserisce in modo naturale nel paesaggio agrario circostante e risponde anche ad un ideale di filiera corta in campo edilizio, in quanto la materia prima sono balle di paglia fornite in loco dai campi di cereali, insieme alla farina che servirà a fare il pane nel forno comune del paese”.
L’energia elettrica verrà fornita da impianti fotovoltaici e il riscaldamento da una stufa a legna, sufficiente a scaldare tutta la casa con appena un paio d’ore di accensione, in quanto la paglia ed altri accorgimenti costruttivi, rendono queste case perfettamente coibentate. Il villaggio sarà poi dotato di un impianto di fitodepurazione e di compostiere dove i rifiuti organici verranno trasformati in fertilizzante per gli orti irrigati anche grazie all’incanalamento dell’acqua piovana.
Per realizzare tutto questo i futuri abitanti delle sette casette in paglia hanno avuto bisogno di aiuto – e ancora ne avranno. Non solo aiuto economico (sono bene accette le donazioni!), ma anche di volontari: servono idraulici, elettricisti e carpentieri che mettano a disposizione gratuitamente la propria manodopera. Questo appello ha già ricevuto adesioni entusiastiche e dopo mesi di duro lavoro, sabato 27 febbraio verranno finalmente inaugurate le prime due case di paglia: una cerimonia di consegna chiavi che si trasformerà in una festa dei sapori locali, con un pranzo a base della tradizionale pecora e di formaggi.
Ma la voglia di fare di questi professionisti e dei cittadini diventati muratori non si ferma qui: una volta completato e soddisfatto il fabbisogno locale, il villaggio sarà aperto a cittadini provenienti da altri luoghi del cratere sismico che siano rimasti senza casa. Sarà realizzato un complesso di interventi integrati in campo ambientale, agricolo, artigianale e turistico, capaci di generare opportunità “verdi” di impiego e di reddito per gli abitanti. Saranno allevati animali, coltivato zafferano e altre specie autoctone al fine di conservare la biodiversità agraria. E’ in cantiere anche un laboratorio per produrre formaggi, la riattivazione del forno comune, nonché la creazione di un circuito di vendita diretta e di mutuo soccorso tra piccoli produttori agricoli.
Come tengono a precisare i suoi abitanti: Pescomaggiore, villaggio ri-nato dalla solidarietà e dall’amore per la terra, sarà un luogo per sempre ospitale ed aperto al mondo.
Elena Marcon