Le energie rinnovabili incontrano Slow Food. Intervista a Franco Filippi
Venerdì 25, nel “tempio alimentare” di Eataly, a Torino, si è tenuta un’insolita e illuminante conferenza, dal titolo “Buono, pulito e… verde“, una variante rispetto all’ormai noto “Buono, Pulito e Giusto“, che è diventato la cifra distintiva di Slow Food e della manifestazione Terra Madre.
Non si è trattato di un semplice incontro tra domanda e offerta, ma della tappa finale di un percorso di avvicinamento “culturale” tra fornitori di energie rinnovabili e piccoli produttori agroalimentari, iniziato dall’azienda E++ nel 2008 e portato avanti, nel 2010, con un tour che ha toccato il Trentino Alto Adige, il Veneto, l’Emilia-Romagna, la Puglia e, infine, il Piemonte, culla del movimento Slow Food e dei presidi che oggi, in tutto il mondo, tutelano la biodiversità alimentare.
In sala, come relatori – insieme a Franco Filippi, Presidente di E++ e Costanza Boggiano Pico, della RE-Energy Foundation (ideatrice del marchio di garanzia 100% energia verde) – Marco Michelis, imprenditore e coordinatore del Presidio delle Paste di Meliga del Monregalese e Teo Musso, pioniere della birra artigianale e fondatore del birrificio Baladin di Piozzo (CN), a raccontare i coraggiosi progetti di sostenibilità ambientale che sempre più (fortunatamente) stanno contagiando le piccole e medie imprese italiane, attraverso un’evoluzione del modo di interpretare la qualità e la competitività richieste dai mercati internazionali.
Secondo Raffaella Ponzio, moderatrice dell’incontro e responsabile dei Presidi di Slow Food Italia, i progetti delle imprese devono infatti necessariamente rispecchiare una nuova visione della produzione e della distribuzione, ma anche della fornitura di energia. “La logica che deve guidare lo sviluppo delle energie da fonte rinnovabile non può essere la stessa delle fonti fossili”, spiega Ponzio. ”Non si può pensare semplicemente di sostituire alle grandi centrali a carbone enormi distese di pannelli fotovoltaici, che sottraggono terreni preziosi all’agricoltura. Bisogna perseguire un modello diffuso, dove ciascuno arrivi a produrre e soddisfare il proprio fabbisogno, sul posto”.
Abbiamo chiesto a Franco Filippi, il punto di vista di un operatore del settore.
D) Ing. Filippi, condivide il modello di sviluppo “capillare” per le rinnovabili sostenuto da Slow Food e da autorevoli promotori come Woodrow Clark?
R) Certo. Le grandi distese a terra non sono la risposta adeguata, quando si possono invece sfruttare al meglio tetti di capannoni e altre superfici industriali. La nostra esperienza, sviluppata negli anni, di portare energia in luoghi impervi e fuori dalle reti di distribuzione (come rifugi di montagna o comunità nei paesi in via di sviluppo) va in questa direzione. Per questo ci siamo rivolti ai piccoli produttori dei presidi Slow Food.
D) Si tratta di un antagonismo tra grandi e piccoli, dove i primi sono le grande aziende orientate al nucleare e a uno sfruttamento “estensivo” del fotovoltaico e i secondi le PMI che spingono le rinnovabili di taglio minore?
R) No, non vedo i due modelli necessariamente come alternativi, possono anche essere complementari e contribuire congiuntamente alla soddisfazione del fabbisogno, se sviluppati nel modo corretto, come è stato fatto, ad esempio, in Germania. Allo stato attuale della tecnologia una certa complementarietà è praticamente inevitabile, ma credo che già nell’arco di pochi anni si potrà fare a meno di fonti quali il nucleare. Noi abbiamo sempre lavorato sulle rinnovabili in senso stretto perchè le nostre dimensioni sono commisurate a questa tipologia di interventi e anche per ragioni che definirei più “romantiche”, ma altrettanto importanti…
D) Ci interessano anche queste, a cosa si riferisce?
R) Semplice: io ho tre figli e se questi riusciranno a vivere in un mondo alimentato dalle energie rinnovabili potranno vivere meglio.
D) E++ esiste con questo nome solamente dal 2008, ma come esperienza nasce addirittura nel 1925. Si può dire che siate stati tra i primissimi pionieri delle rinnovabili e ne abbiate seguito l’intera evoluzione…
R) E++ ha ereditato oltre 80 anni di sviluppo nel campo dei sistemi per la gestione dell’energia e circa 50 anni nelle tecnologie del rinnovabile - a partire dagli Anni ‘60, quando la produzione di energia attraverso fonti alternative al fossile era ancora in fase di sperimentazione e sviluppo. Fino a quel momento l’unica fonte rinnovabile era l’idroelettrico e la Sasso, azienda idromeccanica del cuneese, si specializzò fino a fornire piccole centrali idroelettriche (al di sotto dei 10 mW), a cui la EPF, l’azienda della mia famiglia, forniva servizi di automazione e integrazione. Abbiamo così deciso di unire le competenze e, negli anni ’80 abbiamo iniziato a lavorare sul fotovoltaico. Forse non tutti lo sanno ma i primi impianti fotovoltaici al mondo sono stati realizzati in Italia. E’uno di quei casi in cui il nostro paese è partito per primo e rischia ora di arrivare ultimo! Erano impianti che nascevano per alimentare utenze che altrimenti non avrebbero potuto essere alimentate – come in alta montagna – e in cui gli aspetti tecnici e tecnologici erano esasperati al massimo. In alcuni casi, per altro, l’energia solare non era sufficiente ed era dunque necessario integrarla con piccoli generatori eolici o idroelettrici. In quegli anni abbiamo seguito numerosi progetti anche nei paesi in via di sviluppo, finanziati dall’Unione Europea e da altre istituzioni, che ci hanno consentito di collaborare con partner internazionali e università di differenti paesi – come Germania, Francia, Spagna, Algeria, Marocco – con i quali abbiamo sviluppato team di lavoro in cui si è generato un forte scambio di conoscenze, in particolare su piccole reti, smart grid ed efficienza energetica.
D) Difficoltà in questo lungo percorso?
R) Molte. La cosa che pesa di più è avanzare delle proposte e trovare delle porte che si chiudono. E’ a dir poco deludente, in Italia, portare sul piatto d’argento – a enti e istituzioni che sarebbero preposti a questa funzione - progetti concreti e business plan che prevedono nuove tecnologie, per un mercato come quello delle rinnovabili e della green economy, e vedere che nulla si muove o, addirittura, quando si fiutano buoni guadagni, i finanziamenti vengono poi ribaltati su altre aziende in cui, guarda caso, qualche personaggio pubblico ha delle partecipazioni…
D) Distinguersi dai molti operatori e competitors presenti sul mercato può aiutare a controbilanciare questi problemi di arrettratezza del sistema italiano. Voi in cosa vi distinguete?
R) Per l’approccio integrato alle fonti rinnovabili. Partiamo sempre dall’analisi del territorio, per capire quali sono le differenti fonti di energia utilizzabili in loco e come si possano integrare al meglio tra loro, nel mix più efficiente. Le competenze prevalentemente diffuse in Italia e, direi, in Europa, sono oggi sostanzialmente monotecnologiche, mentre noi cerchiamo di lavorare sulla loro integrazione.
Andrea Gandiglio