La casa verde “Med in Italy” dell’Università di Roma
Consuma poco più di un sesto dell’energia che produce, tutta rigorosamente fotovoltaica. Raccoglie l’acqua piovana fino all’ultima goccia; è costruita in gran parte con materiali naturali, a partire dai particolari involucri che ne garantiscono l’isolamento, e si integra perfettamente con l’ambiente circostante. È questo l’identikit di Med in Italy, la casa ecosostenibile progettata da un team di professori e studenti delle università Roma Tre e la Sapienza, che il prossimo anno parteciperà al Solar Decathlon Europe, una specie di Olimpiadi dell’architettura verde organizzate dal Dipartimento Energia degli Stati Uniti. Il concorso tra abitazioni sostenibili alimentate a energia solare esiste dal 2002, ma questa è la prima volta che un prototipo italiano viene ammesso alla competizione finale. Una bella soddisfazione (il progetto ha ricevuto anche l’Alto Patronato del presidente della Repubblica) e un ottimo biglietto da visita per il nostro Paese, visto che la casa, spiega la team leader Chiara Tonelli, «sarà la vetrina di tutte le tecnologie migliori dell’industria e della ricerca italiane».
Ma come è fatta questa originale abitazione? Immaginatevi una struttura rettangolare, a un solo piano. L’elemento principale, ciò che permette alla casa «di essere passivamente ecosostenibile» è l’involucro, formato da due strutture. Una parte interna, in legno, che funziona da struttura portante, riempita con sabbia che accumula calore durante il giorno e dà freschezza d’estate, e una parte esterna propriamente isolante, separata da quella interna da uno strato di aria, costituita da piante intrecciate (come si usava nell’Antichità) e riempita di pietre vulcaniche, facilmente reperibili in tutte le zone del Mediterraneo. Una casa che unisce le tecnologie contemporanee a una tradizione architettonica millenaria, nel segno di un «Mediterranean way of life». Concetto che si sposa perfettamente anche con le opere «termoacustiche, fonoassorbenti e biodegradabili» di Massimo Catalani, che affrescherà una parete della casa. «È la prima volta che una casa bioclimatica viene progettata con maggiore attenzione all’isolamento dal caldo piuttosto che a quello dal freddo. L’architettura verde ha avuto negli ultimi decenni caratteristiche più nordiche che meridionali, ma noi mediterranei abbiamo una tradizione antichissima, che abbiamo recuperato e reinterpretato nella progettazione. Così la nostra casa resterà isolata dall’esterno nelle ore più calde e si aprirà quando il sole cala, mentre uno spazio aperto a patio funzionerà da zona di raffrescamento», spiega orgogliosa Chiara Tonelli.
E molto efficienti sono anche le prestazioni energetiche di questa “casa dei sogni”: ogni anno Med in Italy produrrà 11.400 kilowattora con i pannelli fotovoltaici, ma consumerà solo un sesto di questa energia, potendo così mettere in rete quasi 9.500 kilowattora, per un risparmio in bolletta dell’84%. Rispetto a un abitazione costruita con i criteri dell’edilizia convenzionale, Med in Italy consumerà in un anno il 73% in meno di energia elettrica: 1.974 kilowattora contro 7.379. Una performance in linea con l’idea, per usare le parole del direttore dell’agenzia Casaclima Norbert Lantscner, che «la migliore energia è quella che non viene consumata». In 20 anni saranno 121 le tonnellate di CO2 risparmiate, come se gli abitanti avessero piantato un piccolo bosco di 120 alberi. «Med in Italy è stata l’occasione per far incontrare il tema dell’abitare con l’alta tecnologia, considerando che in Italia il settore delle costruzioni è quello a più basso contenuto tecnologico», sottolinea Tonino Paris, industrial designer e docente alla Sapienza.
A Madrid, dove si terrà la versione europea di Solar Decathlon, il prototipo italiano gareggerà con altre 19 case provenienti da 14 Paesi: Brasile, Cina, Danimarca, Egitto, Francia, Germania, Gran Bretagna, Giappone, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Romania, Spagna e Ungheria. Dei progetti, però, non si valuterà soltanto il risparmio energetico, ma saranno considerati molti altri aspetti relativi al comfort e agli elettrodomestici, alla facilità di costruzione e alla replicabilità, ma anche alla comunicazione e all’approccio con le altre squadre in gara. La temperatura della casa, per esempio, dovrà essere compresa tra 23 e 25 gradi e la lavatrice dovrà garantire un pulito ottimale senza mai superare i 43,5 gradi. Tra le prove, sono previste anche tre cene che i team partecipanti dovranno preparare e offrire agli altri concorrenti, da cui saranno giudicati.
La casa Med, sottolinea Chiara Tonelli, «si presta a una composizione modulare, non l’abbiamo pensata come isolata» e potrebbe essere utilizzato per molti scopi. È un progetto adatto ad appartamenti e alberghi dedicati al turismo consapevole e sostenibile, ma anche ad alloggi di prima accoglienza in caso di calamità naturali o emergenze umanitarie. E se Roma si aggiudicherà le Olimpiadi 2020, scommette qualcuno, anche gli atleti dormiranno in casette Med in Italy.
Veronica Ulivieri