La bassa velocità Torino-Milano partirà da Chivasso
Prima grande opera infrastrutturale dell’Italia Unita, esempio di ingegneria idraulica a lungo invidiato in Europa, il Canale Cavour, fu costruito in soli 4 anni, tra il 1863 e il 1866, e costò 45 milioni di lire. Molto meno (pur con le dovute proporzioni) dell’alta velocità Torino-Milano – sia in termini economici che di tempo.
Ancora oggi è un’infrastruttura perfettamente funzionante, nonché un sito di alto valore architettonico e ambientale, che costituisce un importante elemento identitario dei territori attraversati.
Per questo il Politecnico di Torino ha siglato con il Parco Fluviale del Po Torinese, la Coutenza Canali Cavour e il Comune di Chivasso, un protocollo di intesa – presentato ieri in un seminario nello storico edificio di presa - per valorizzare e promuovere i beni architettonici e ambientali del Canale, attraverso una serie di progetti elaborati dagli studenti dell’Unità di Progetto “Cura del Patrimonio” della I Facoltà di Architettura, coordinati dagli architetti Chiara Occelli e Riccardo Palma.
L’ipotesi di ricerca riguarda inoltre la possibilità di rendere ciclabile l’intero tracciato del Canale, con un percorso di fruizione turistica delle opere idrauliche e dei territori attraversati dal Canale lungo gli 82 km. che vanno dalla presa nel Po di Chivasso, in provincia di Torino, fino alla confluenza nel Ticino a Galliate, in provincia di Novara.
Un progetto che consentirebbe di inserire il tracciato del Canale Cavour nel quadro della rete europea dei percorsi ciclabili EUROVELO. Se il Canale venisse infatti reso ciclabile per tutta la sua lunghezza si otterrebbe un collegamento, in sede autonoma e protetta, tra Torino e Milano, attraverso l’innesto sulla ciclabile del Naviglio Grande e poi ancora con la Svizzera, attraverso il Lago Maggiore e, in prospettiva, con la Francia, attraverso le ciclabili del Parco del Po e della Valle del Tenda. Il sogno di qualsiasi ciclista.
Ma gli elaborati sviluppati dagli studenti del Politecnico di Torino vanno oltre e ipotizzano un sistema di interventi che possa ridisegnare, in chiave turistica e naturalistica , il territorio circostante offrendo sia spazi ricettivi per chi transiterà da Chivasso lungo il Canale, che spazi per la vendita dei prodotti tipici del territorio (tanto delle risaie vercellesi, quanto quello del Po torinese) e infine spazi eco-museali di presentazione del Canale.
Un lavoro sviluppato con la convinzione che il Canale, con i suoi “monumenti” – ponti, sifoni, scaricatori, chiaviche – e il fiume, con le forme che ha impresso al suolo abitato, possano essere considerati parti di una stessa “città d’acqua” in grado di esprimere nuove forme insediative e comunicare ai visitatori i caratteri identitari del territorio.
Andrea Gandiglio