L’erba del vicino (non) è sempre la più verde.
“Il cibo che non deve essere coltivato o allevato o trattato in vista di un lungo viaggio ha un sapore migliore, costa di meno e ha un minore impatto ecologico, oltre a dipendere dalle stagioni.
Mangiare così significa meno pomodori freschi in inverno, certo, ma la rieducazione del palato troverà una degna compensazione nel numero assai più ampio di alimenti di quanto uno si immaginerebbe. Il cibo prodotto per il consumo locale non deve essere pensato per il trasporto”.
Questa citazione estrapolata dal best seller di Raj Patel, I padroni del cibo, sembra essere il manifesto di un nuovo modo di pensare e vivere il cibo che sempre più si sta diffondendo nel nostro paese: l’alimentazione a “km zero”. Da qualche tempo infatti non solo le massaie che popolano ogni giorno i mercati scelgono con cura i prodotti stagionali e prediligono ricette legate al territorio, ma anche ristoranti e trattorie rivolgono la loro attenzione all’agricoltura regionale e alla stagionalità dei prodotti della terra.
Molti sono i fattori che hanno determinato questo cambio di rotta nei gusti dei consumatori: se l’era della globalizzazione ha fatto sì che qualsiasi prodotto sia divenuto disponibile pressochè in qualsiasi luogo, la recente crisi economica e la valutazione degli enormi costi di spostamento delle derrate alimentari hanno ridimensionato le velleità delle tavole degli italiani riportandoli a una dimensione più locale e alla riscoperta dei sapori tradizionali.
Come si dice, in tempi difficili “meglio fare di necessità virtù” e cercare di risparmiare il più possibile: accorciando la filiera produttore-consumatore ed eliminando gli intermediari si può arrivare ad un risparmio economico netto di quasi il il 30%, si ha la sicurezza di acquistare prodotti freschi e, ultimo, ma non meno importante, gli acquisti divengono sostenibili dal punto di vista ambientale in quanto evitano il consumo di carburante necessario al trasporto della merce di importazione e riducono la produzione di CO2.
Secondo un recente studio della Coldiretti, infatti, consumando prodotti locali e di stagione e facendo attenzione agli imballaggi, una famiglia media può risparmiare fino a 1000 chili di anidride carbonica (CO2) l’anno poiché ad esempio per trasportare a Roma un chilo di ciliegie dall’Argentina in aereo per una distanza di 12mila km si liberano 16,2 kg di anidride carbonica (CO2), mentre per un kg di pesche dal Sudafrica nel viaggio di 8mila chilometri si emettono 13,2 kg di CO2 e, infine, gli arrivi di ogni kg di uva dal Cile producono 17,4 kg di CO2.
Meglio l’erba del proprio giardino, dunque, meno inquinata e meno inquinante. Anche i ristoratori sembrano averlo capito e ovunque si moltiplicano iniziative e locali dedicati alla filosofia del “prodotto vicino di casa”. Lodevole il progetto di un gruppo di giovanissimi ex studenti dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo: 7 tra ragazzi e ragazze provenienti da luoghi diversi dell’Italia e del globo che hanno deciso di inventare un nuovo modo di vivere il cibo e la tavola.
Cavolfiori a Merenda è la loro scommessa. “Una tovaglia bianca, un campo, mani, chiacchiere, terra, passami il pane, polli, musica, il sole, la pioggia. Ci è venuta l’idea di organizzare una festa presso aziende che diventeranno protagoniste. Far conoscere le facce, i luoghi, i prodotti, la natura. Portare la tavola fuori, in un giro di vento, e utilizzarla come punto di ritrovo. Da questa idea è nato il progetto: una serie di eventi all’aperto, che ruotino intorno ad una merenda sinoira preparata con i prodotti delle stesse aziende che ci ospitano. È Alta Cucina che diventa accessibile, meno snob, più reale”, raccontano nel loro manifesto.
E a quanto pare funziona. Innumerevoli sono state le aziende che hanno messo a disposizione il loro spazio per realizzare questa antica tradizione piemontese, la merenda sinoira appunto, una merenda serale, che inizia come un aperitivo e finisce come una vera e propria cena e viene preparata utilizzando esclusivamente i prodotti dell’azienda stessa e del territorio in cui si trova. Una degustazione d’eccellenza corredata di visita guidata al luogo ospitante…più a km zero di così!
Elena Marcon