Il “ritardometro” del Kyoto Club. Un pungolo per il Governo
«Più che degli incentivi, abbiamo bisogno di un Paese serio». Il governo è in ritardo sull’attuazione di nove provvedimenti attuativi del Decreto Romani e le parole di Andrea Tomaselli, Presidente di Assoesco (l’associazione italiana delle Energy Service COmpany), raccontano lo stato d’animo degli addetti ai lavori. Le associazioni di settore (Aiel, Anev, Aper, Assoesco, Assolterm, Itabia) si sono riunite a Roma, guidate dal Kyoto Club, per fare un appello al governo e presentare un’iniziativa originale: dal 10 ottobre, sulla homepage del sito dell’organizzazione, comparirà un “Ritardometro”, «con lo scopo di segnalare tutti i provvedimenti attesi e la cui scadenza per alcuni è stata già superata: dal “burden sharing” che definisce gli obiettivi vincolanti sulle energie verdi per le Regioni, alle norme mancanti sugli incentivi per le fonti rinnovabili elettrice e termiche, a quelle per l’efficienza energetica e il biometano». Ambiti per i quali, fa notare il Kyoto Club, «si rischia di ripetere quanto accaduto con i provvedimenti sui titoli di efficienza energetica previsti nel 2008 dal d. lgs. 115 e nel 2009 dal d. lgs. 99».
Secondo il dossier presentato ieri a Roma, i provvedimenti in ritardo sono dunque già nove e riguardano ambiti diversi: dalle prescrizioni per la posa in opera di impianti per la produzione di calore dalla geotermia alla definizione di incentivi per l’immissione in rete del biometano, fino alla messa a punto di interventi e misure per lo sviluppo tecnologico e industriale per FER e efficienza energetica. Ma la lacuna più vistosa sono i due decreti che riguardano gli incentivi per la produzione di energia elettrica rinnovabile con impianti che entreranno in esercizio dal 1° gennaio 2013 e per la produzione di energia termica ed interventi di aumento dell’efficienza energetica dopo il 31 dicembre 2011. «In un paese normale – commenta Francesco Ferrante, senatore e vicepresidente Kyoto Club – se una legge prevede una scadenza per emanare alcuni decreti, il governo rispetta quella scadenza. Specialmente se si tratta di una materia, come questa, che coinvolge tutti i cittadini, migliaia di imprese e decine di migliaia di lavoratori: un settore, forse l’unico in questo drammatico momento di crisi economica, che potrebbe garantire sviluppo e nuove occasioni. Invece il Governo, che non ha ancora stabilizzato, oltretutto, il 55% (la detrazione del 55% per gli interventi di efficienza energetica, ndr) e dimostra continui ondeggiamenti sul fotovoltaico, è in ritardo, in grave ritardo. Per questo ho presentato un’interrogazione al Ministero per lo Sviluppo Economico». Interrogazione in cui, insieme al collega Roberto Della Seta, il senatore chiede ai ministri dello Sviluppo Economico, dell’Ambiente e delle Politiche agricole «quali siano i gravi motivi che hanno impedito, fino ad oggi, di emanare gli atti normativi di competenza (…), mettendo a rischio, di fatto, qualsiasi investimento e sviluppo nel settore delle fonti rinnovabili».
Quello che manca, concordano i rappresentanti delle diverse associazioni, è una visione d’insieme: «Il governo si deve chiedere dove vuole andare nel lungo periodo, e poi stabilire a ritroso le mosse da qui al 2020», sottolinea Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club. «In un momento di crisi economica come quello attuale è quanto mai necessario dare impulso ad uno dei pochi settori anticiclici. Ma è tutta la politica energetica del paese che va rimessa a fuoco dopo il referendum sul nucleare. Serve una nuova politica sull’energia, che non solo punti agli obiettivi europei del 2020, il cosiddetto “20-20-20”, ma sia anche in grado di contemplare la traiettoria di ‘decarbonizzazione’ dei decenni successivi che dovrà portarci, come ricorda la “Roadmap al 2050” della Commissione Europea recentemente pubblicata, ad un taglio dell’80% delle emissioni climalteranti entro la metà del secolo», continua Silvestrini.
Gli operatori cheidono quindi che il governo si attivi per recuperare il ritardo: «Auspichiamo una rapida emanazione dei decreti attuativi al Decreto Legislativo 28/2011 sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabilie (la cui scadenza era prevista il 29 settembre), da farsi in spirito di massima collaborazione istituzionale con le associazioni», spiega Pier Francesco Rimbotti, membro di Giunta di Aper (l’Associazione Produttori da Energie Rinnovabili).
Il clima di instabilità fa paura alle imprese e, sottolinea Rainer Karan, vice presidente di Anev (Associazione Nazionale Energia del Vento), «comporta gravi ripercussioni sul sistema nazionale e danni incalcolabili per gli investitori, per l’intero Paese e per il potenziale occupazionale che, secondo le stime Anev-Uil, potrebbe toccare i 67.000 addetti nel settore entro il 2020». Preoccupati anche gli operatori delle ESCo, le società che operano nel campo dell’efficienza energetica: «l’efficienza energetica è una risorsa centrale per l’Italia», ribadisce il presidente di Assoesco Tomaselli, ma «difficile da raccontare, realizzare e gestire nel tempo. Richiede serietà, professionalità, lavoro, e non si presta ad annunci spettacolari. Per questi motivi è sempre stata trattata come la Cenerentola dell’energia. Per questo le ESCo chiedono un quadro di regole chiare, equilibrate e ragionevolmente durature entro le quali poter operare».
Veronica Ulivieri