Il mio nome è Bond, European Green Bond
European Green Bond. Un solo e semplice concetto per le conclusioni della Tavola Rotonda dal titolo Securing Europe’s Energy Infrastructure, che si è tenuta lo scorso 24 gennaio presso il Security and Defence Agenda, il think tank di Bruxelles considerato una delle più autorevoli piattaforme di dibattito politico.
Tutti concordano sull’importanza di provvedere alla sicurezza delle infrastrutture energetiche che garantiscono l’approvvigionamento di elettricità, gas e petrolio in Europa. Ma quali sono le politiche europee, le azioni concrete, i miglioramenti dei piani esistenti per gestire e ridurre al minimo i rischi? La risposta è inevitabilmente connessa a questioni di budget: per poter costruire un network energetico che abbia una dimensione europea è necessario poter contare su un budget che sia riservato esclusivamente alla gestione dei sistemi di sicurezza energetici.
L’emissione di obbligazioni europee (i bond appunto) potrebbe essere la soluzione, in un periodo in cui le risorse economiche sono limitate. I green bonds potrebbero dunque risultare efficaci sia per prevenire casi di catastrofi e dunque gestire il rischio, sia per effetuare nuovi investimenti nel settore e migliorare i programmi esistenti.
Jean Arnold Vinois, capo dell’Unità per le Politiche Energetiche e di Sicurezza del Direttorato Generale per l’Energia della Commissione Europea, ha anticipato, durante la tavola rotonda, i programmi UE, premettendo che, nel corso degli ultimi anni, sono emerse a livello internazionale nuove minacce, come gli attacchi terroristici, che hanno richiesto la formulazione di politiche e piani di azione a livello comunitario ed internazionale. Così, se fino a qualche anno fa la protezione delle infrastrutture energetiche era una competenza strettamente nazionale, oggi, dice Vinois, “l’obiettivo è quello di creare un network energetico nel contesto del mercato interno europeo, dando alla tematica della sicurezza energetica una dimensione europea e dunque attivando piani di protezione trans-frontalieri”.
Lavorando attraverso un comune approccio europeo, dal 2004 sono state già adottate una serie di iniziative importanti, come lo European Programme for Critical Infrastructure Protection e il Settimo Programma Quadro, nell’ambito del quale si inserisce il programma dell’Euracom.
L’obiettivo del Conzorzio Euracom è quello di creare un approccio comune che comprenda i Paesi Membri, da un lato, e il settore delle compagnie private (produttori e distributori), dall’altro. Il risultato è un approccio olistico che mira allo sviluppo di piattaforme maggiormente integrate e sicure e all’implementazione di piani di emergenza. Secondo Luigi Rebuffi, Direttore Esecutivo dell’Organizzazione Europea per la Sicurezza (EOS), creare una piattaforma comune di dimensione europea potrà inoltre essere un terreno fertile per innumerevoli opportunità di business. Ormai, la nostra vita dipende infatti interamente dall’energia: i trasporti, l’acqua, il cibo, il riscaldamento, sono tutti beni di prima necessità che dipendono dal buon funzionamento delle infrastrutture per l’approvvigionamento delle risorse energetiche. La ricerca scientifica e tecnologica è quindi un elemento chiave, che consentirà ai Paesi che sapranno esprimere una vocazione nella software security e nella cyber security di trovare ampio spazio per nuove possibilità di investimento e crescita.
Donatella Scatamacchia