Il Bosco Verticale continua a crescere: intervista a Stefano Boeri
C’era una volta un bosco. Può sembrare l’inizio di una favola di altri tempi, invece si tratta di realtà dei nostri giorni. Stiamo parlando di Bosco Verticale, un progetto di forestazione metropolitana con la mission di rigenerare l’ambiente e la biodiversità urbana senza comportare un’ulteriore espansione della città, in quanto si sviluppa appunto in verticale. La prima applicazione di questo modello è in costruzione dalla fine 2009 a Milano. Qualche giorno fa è stata diffusa la notizia dalla stampa che i lavori nel cantiere sono stati sospesi a causa del fallimento dell’impresa che si occupava della realizzazione. Greenews.info ha approfondito la questione direttamente con Stefano Boeri che, insieme a Gianandrea Barreca e Giovanni La Varra, costituisce il Boeri Studio, firmatario del progetto. Boeri – architetto e fino a pochi mesi fa assessore alla Cultura, Design e Moda del Comune di Milano – ha rassicurato sulla continuazione dei lavori. La ZH Constructions Company, impresa trentina a cui erano stati affidati i lavori, ha rinunciato per problemi economici, ma l’immobiliare Hines Italia ha già individuato un sostituto, ovvero la Colombo Costruzioni. Il progetto prevede due torri di 110 e 76 metri adibite ad abitazioni situate nel centro di Milano all’interno del progetto Porta Nuova, ai margini del quartiere Isola. A lavori ultimati, previsti per il 2015, ospiterà 110 appartamenti, di cui il 60% già venduti, 900 alberi (alti fino a nove metri), numerosi arbusti e piante floreali. In termini di quantità di alberature equivale a una superficie boschiva di circa 10.000 mq.
Il bosco, tenuto in vita da un particolare sistema di irrigazione alimentato da acqua di recupero, formerà un microclima attorno agli appartamenti, diminuirà l’inquinamento acustico e aiuterà il quartiere a respirare meglio assorbendo CO2 e rilasciando ossigeno. D’estate fornirà ombra agli inquilini, d’inverno la luce passerà attraverso i rami spogli. Pannelli solari e un impianto eolico aumenteranno l’eco-compatibilità.Un progetto che ha riscosso molto interesse anche a livello internazionale: il Financial Times lo ha definito “le nuove torri più eccitanti del mondo”. Si colloca in un tipo di edilizia visionaria orientata alla sostenibilità ambientale che sta avendo casi illustri intorno al mondo. Basti citare il PARKROYAL on Pickering Hotel di Singapore, i progetti di Edouard François, Harmonia 57 a San Paolo in Brasile, i lavori in corso del Central Park Building di Jean Nouvel a Sydney e il progetto Asian Cairns di Vincent Callebaut per Shenzhen, in Cina.
D) Come è nata l’idea del Bosco?
R) Osservando le torri e i grattacieli di recente costruzione, ci siamo resi conto che erano per la maggior parte rivestiti da vetro o materiale riflettente. Una scelta che genera dei problemi di impatto ambientale, perché rende necessario realizzare degli impianti di mitigazione. Dovendo proporre il progetto per i due edifici di Milano, abbiamo pensato di trasformarli in veri e propri filtri vegetativi e organici. Così abbiamo organizzato un gruppo di lavoro interdisciplinare che studiasse la fattibilità di questo progetto dal punto di vista della sostenibilità.
D) Quali sono stati i punti cruciali da analizzare?
R) Per esempio, studiare i pesi sopportabili dalla struttura, per decidere di conseguenza la composizione della terra perché non fosse troppo pesante, né troppo leggera. Abbiamo analizzato molto approfonditamente la questione della ventosità, attuando dei test sia in Italia sia negli Usa, a Miami, per capire quale fosse la resistenza di tronchi e radici al vento. Abbiamo davvero coinvolto molte professionalità, è stato un lavoro estremamente interessante perché abbiamo costruito il progetto quasi pianta per pianta.
D) Qual è stata la difficoltà più grande da risolvere?
R) Sicuramente la ventosità, che abbiamo risolto conducendo tantissimi test. L’altra difficoltà è rappresentata dalla manutenzione del verde, che abbiamo deciso di affidare a una gestione centralizzata che si occupi di tutti gli aspetti.
D) A che punto siete dei lavori?
R) È il primo edificio al mondo costruito in questo modo. Mancano le facciate, ma abbiamo installato l’impianto di irrigazione e l’80% delle piante, che stanno bene. Per noi è un punto d’onore e una soddisfazione, perché vuol dire che il progetto sta funzionando.
D) Qual è la situazione attuale dell’edilizia green?
R) In questi ultimi anni si è lavorato molto su aspetti ben precisi: le facciate, gli orti, i giardini verticali, gli alberi. In Italia c’è qualche esempio di edilizia verde a livello di progetto, ma noi abbiamo trovato un settore ancora inesplorato. All’estero c’è qualcosa in Olanda, a Singapore. Questo tipo di edilizia al momento è più costosa rispetto alla tradizionale. Per questo progetto noi ci siamo adeguati agli standard richiesti, che prevedevano un’utenza medio alta, ma lavorando mi sono reso conto che molti aspetti si possono realizzare anche con soluzioni più economiche. Nel nostro caso, poi, abbiamo già condotto delle ricerche di fattibilità che in futuro non avremo bisogno di ripetere. In realtà la voce di costo maggiore rimane la manutenzione del verde.
D) La crisi economica che ha investito tutti i mercati occidentali costituisce un freno o una spinta?
R) In generale possiamo dire che dal punto di vista culturale questo è un momento favorevole per l’edilizia verde, ma dal punto di vista economico e sociale è molto difficile, perché le imprese sono messe in difficoltà dalla crisi, quindi fanno fatica a investire in innovazione. C’è da dire che, proprio in un momento come questo, chi decide di sperimentare nuove soluzioni e riesce a portare a termine il progetto ha un sicuro margine di successo.
Daniela Falchero