IED e IMAGE: l’importanza della formazione per la sostenibilità ambientale
Il Cedefop, Centro Europeo per lo Sviluppo della Formazione Professionale, ha recentemente esaminato, nello studio Skills for green jobs: European Synthesis Report, le competenze necessarie per sviluppare un’economia a bassa emissione di carbonio in sei Stati membri dell’Unione Europea (Danimarca, Germania, Estonia, Spagna, Francia e Regno Unito). La conclusione è che la green economy non richieda competenze specifiche, ma sia sufficiente una ridefinizione di quelle tradizionali.
Questa conclusione è condivisibile? Vale anche per l’Italia? E soprattutto vale per tutti i settori professionali?
Sul fronte della comunicazione lo IED, l’Istituto Europeo di Design, ha cercato di dare una risposta in occasione della presentazione del nuovo master professionale in Comunicazione per la Sostenibilità, tenutasi da Eataly, a Torino, il 20 gennaio scorso. Ospiti l’imprenditore e padrone di casa Oscar Farinetti, il metereologo Luca Mercalli, Marco Moro, direttore editoriale di Edizioni Ambiente, Roberto Cavallo, presidente di AICA, Associazione Internazionale di Comunicazione Ambientale e Erik Balzaretti, coordinatore del master IED.
Se si condivide il punto di convergenza di tutti i relatori, ovvero che il ruolo della sostenibilità ambientale sarà sempre più determinante nei rapporti tra le imprese e i consumatori, ma soprattutto tra l’uomo, l’ambiente e la società, questa previsione richiede non soltanto nuove strategie, linguaggi e modelli di creatività, ma anche professionisti della comunicazione in grado di farsi portavoce di tale cambiamento.
Che ridurre l’impatto ambientale attraverso il risparmio energetico, la progettazione sistemica e il riciclo dei rifiuti sia un’opportunità e non un costo per le aziende è infatti, innanzitutto, un problema di comunicazione. Nè è ben consapevole Farinetti, che ha accompagnato ogni scelta strategica di Eataly (recupero di sedi industriali dismesse, ottimizzazione del packaging ecc.) con un’attenta comunicazione, intesa come dialogo trasparente con il consumatore e non mera pubblicità autocelebrativa. Tanto che il suo invito è a impegnarsi per creare un nuovo abito mentale, che rifugga il crepaccio della black-mind, da cui la nostra società non si è ancora allontanata abbastanza. “Dobbiamo lavorare sulla sostenibilità delle relazioni umani, sulla sostenibilità della politica, sulla sostenibilità del linguaggio”, dice l’imprenditore, “perché ho l’impressione che stiamo lavorando molto sulla pulizia del fuori e poi ci ritroviamo con le menti inquinate da un nuovo estremismo, che è quello delle menti che non cambiano idea. Noi di Eataly siamo per la sostenibilità della mente, per la green-mind, per una mente verde, non inquinata, a partire proprio dalle relazioni umane”.
Ma green-minded lo si è o si può imparare a diventarlo? Un conto sono la flessibilità e l’apertura al cambiamento e all’innovazione, indubbiamente doti innate e, talvolta, anagrafiche (anche se le frequentazioni possono aiutare, nel bene o nel male), un altro è la sensibilità a un certo orientamento e le competenze specifiche (anche tecniche) per perseguirlo.
Il tema della formazione è dunque imprescindibile e sull’adeguatezza di questa si gioca il successo (o meno) della green economy. Per questo Greenews.info e .Eco, magazine di “green thinking” e di educazione ambientale, hanno deciso di coinvolgere gli allievi del Master IED in un esperimento concreto e dedicare alla “Formazione per le professioni della green economy” il primo dei Workshop annuali della serie IMAGE (Incontri sul Management della Green Economy), che si terrà, nel 2011, al Museo di Scienze Naturali di Torino il 26 e 27 maggio prossimi.
Un’occasione nata “dal basso” e offerta alle imprese, alle università, ai centri di ricerca e agli enti pubblici per confrontarsi pragmaticamente su quali siano, ad oggi in Italia, le esigenze reali, ma soprattutto le competenze e le conoscenze necessarie per gestire correttamente la sfida posta, a livello mondiale, dalla green economy.
Andrea Gandiglio