I Moratti trovano il gas metano in Sardegna
Dove un tempo c’era il Regno d’Arborea, di quella Eleonora che da Giudicessa divenne mito, ora sorgerà un pozzo, firmato Saras. Nell’Oristanese, appunto, ad Arborea, partiranno le trivellazioni per accertare la presenza di metano, già individuato nel corso degli ultimi anni attraverso studi e ricerche. Un pozzo lungo 3.000 metri e profondo altri 2.800. Nell’area sud dello stagno di S’Ena Arrubia (a circa 5 chilometri dall’abitato) i dati elaborati e interpretati con le più sofisticate tecnologie hanno evidenziato la presenza di un potenziale accumulo di gas naturale nel sottosuolo che, se confermato, potrebbe soddisfare i bisogni locali per circa 25 anni – in attesa della crescita delle rinnovabili nel mix energetico.
Fonte energetica relativamente “pulita”, il metano, rispetto alle altre fonti fossili, garantisce una significativa riduzione delle emissioni in atmosfera, con residui di combustione, composti metallici e polveri, praticamente nulli. La combustione del metano produce infatti circa il 25-30% in meno di emissioni di CO2 rispetto alle fonti fossili in genere, fino ad un riduzione del 40-50% rispetto alla combustione del carbone. “Il metano appresenta una delle opzioni più importanti per raggiungere l’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra secondo quanto previsto dagli obiettivi Europei al 2020 per ciascuno stato membro”, precisa Giulio Casula, project manager di Sargas, che racconta a Greenews.info, il futuro del nuovo progetto.
D) Come avete scoperto la presenza del gas naturale?
R) La valutazione delle condizioni per la presenza di gas naturale nel sottosuolo della Sardegna si è basata su due elementi: il miglioramento dei modelli interpretativi della struttura geologica (in particolare dei suoi bacini sedimentari) e la disponibilità di tecnologie esplorative innovative. Gli studi geologici hanno consentito di verificare la presenza di tutte le condizioni e i processi atti alla formazione, accumulo e conservazione di idrocarburi in alcune aree del sottosuolo sardo, in particolare sotto forma di gas metano. Il rilievo geofisico è stato eseguito con tecnologie non invasive (sismica a riflessione e geochimica dei suoli e delle acque), che consentono di riconoscere e ricostruire la conformazione delle strutture geologiche presenti nel sottosuolo ed evidenziare gli indicatori della presenza di idrocarburi gassosi.
D) Un vero business, questo metano, dopo la fine del nucleare. In Sardegna ora c’è anche il progetto di gasdotto Algeria – Sardegna – Toscana, proposto da Galsi s.p.a. Non c’è conflitto?
R) No, la presenza di una struttura di trasporto come il metanodotto Galsi, quando realizzato, rappresenta una naturale integrazione tra produttore e distributore. Si determinerebbe quindi una giusta e proficua sinergia tra le due iniziative.
D) In che tempi?
R) L’iter autorizzativo è in corso e si prevede che possa concludersi entro l’anno. E’ stata infatti richiesta all’Assessorato Industria della Regione Sardegna l’autorizzazione a realizzare un pozzo esplorativo mentre all’assessorato Ambiente è stato presentato il relativo studio ambientale. I tempi previsti per la realizzazione del pozzo variano da quattro a sei mesi una volta completato l’iter autorizzativo. L’avvio dei lavori avverrà nel corso del secondo o terzo trimestre 2012.
D) E se il pozzo non dovesse garantire i risultati sperati?
R) Nel caso di pozzo sterile verrà rilasciata l’intera postazione completamente ripristinata.
D) Le associazioni ecologiste hanno presentato alcune “osservazioni” per il gasdotto di Galsi, anche per il vostro progetto si prevedono obiezioni?
R) La ricerca verrà realizzata con l’adozione di tutte le misure volte all’eliminazione di ogni tipo di impatto nel territorio, con particolare cura alla protezione delle acque sotterranee e di quelle superficiali, il controllo e la riduzione delle emissioni in atmosfera e la raccolta e smaltimento dei rifiuti prodotti.
Redazione Greenews.info