Genova, strategie per una smart city
La diga di Begato è una fila di casermoni di cemento avvinghiati alla collina sopra Bolzaneto, a Genova. Case popolari, simbolo di una poco riuscita edilizia anni ottanta. Ma ora la Diga sta per diventare un esempio di efficienza energetica per residenze sostenibili.
Tutta Genova è al lavoro per diventare una città intelligente, sostenibile, digitalizzata, strategica e concreta allo stesso tempo. È partita con un ambizioso progetto più di due anni fa, in rete con altri centri europei. E prima di altre città italiane sta raccogliendo i frutti dell’investimento. Genova ha infatti già vinto tre bandi europei per un totale di cinque milioni e mezzo di finanziamenti. “I coordinatori dei progetti stanno definendo gli ultimi dettagli con la Commissione Europea. Da gennaio partiremo con la messa in pratica di quanto è sulla carta”, spiega Gloria Piaggio, responsabile di Genova Smart City per il Comune.
L’associazione ha il ruolo di tenere insieme tutti gli attori del processo, in una formula che coinvolge imprese e soggetti istituzionali, ed è il vero punto di forza della smart city genovese: “Come associazione tentiamo di far sedere a uno stesso tavolo tanti interlocutori: aziende, mondo della ricerca e mondo finanziario, Comune, ong – dice ancora Piaggio – Per avviare collaborazioni efficaci dobbiamo sempre sapere su cosa lavorano le aziende e che studi si portano avanti in Università”.
Così, a breve, i brutti palazzi di Begato, progettati in un’epoca in cui al risparmio energetico si badava poco, avranno un sistema all’avanguardia in termini di sostenibilità. Grazie al progetto R2Cities, coordinato dagli esperti di Istanbul, con Genova e Valladolid, verranno installati pannelli fotovoltaici nelle facciate a sud, i camminamenti saranno isolati contro la dispersione del calore e l’uso dell’energia sarà costantemente monitorato, come in un organismo sotto esame, per saper in ogni momento come e dove migliorare. Oltre al Comune e all’Università, partecipano aziende genovesi e Unicredit, attraverso il programma Officine Verdi.
Il tema energetico è cruciale per la smart city del futuro e per quella del presente. Genova riceverà dall’Europa altri 2,5 milioni di euro per il progetto Celsius: una serie di iniziative portate avanti anche da Goteborg, Rotterdam, Colonia e Londra per il teleriscaldamento e teleraffreddamento. Il capoluogo ligure riadatterà infatti una vecchia centrale elettrica in Val Bisagno per creare microreti di riscaldamento al servizio di aree (case, negozi, scuole) di piccolo diametro. Si comincerà da quelle colpite dall’alluvione dell’anno scorso. Il progetto sarà fondamentale per raggiungere gli obbiettivi del Paes (il Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile) approvato due anni fa, che prevede di ridurre di quasi un quarto le emissioni cittadine entro il 2012.
Un altro importante progetto è Transform, che riguarda la pianificazione integrata della smart city, per creare una visione il più possibile d’insieme, a livello europeo. Partecipano Vienna, Amsterdam, Copenhagen, Lione e Amburgo, confrontandosi su casi pratici, punti in comune ed eventuali difficoltà. L’idea è creare “un’agenda della trasformazione”, come la definisce Gloria Piaggio, che renda replicabili le migliori esperienze continentali.
A luglio sono usciti nuovi bandi europei e Genova ha proposto altre idee: “Vorremmo rendere più efficiente l’illuminazione del porto e dell’acquario – racconta Piaggio – così come migliorare l’utilizzo di energia nelle scuole. C’è infine il progetto Icity, per creare piattaforme aperte per applicazioni create dagli utenti”.
Perché se molto è stato fatto, secondo la responsabile di Genova Smart City, le possibilità di crescita sono ancora tantissime: “L’Italia è uno dei Paesi che riceve meno risorse dall’Europa sui fondi non strutturali. In Liguria vogliamo colmare questo divario, partecipando a quelle reti internazionali che producono innovazione”.
Il prossimo obbiettivo sarà coinvolgere maggiormente i cittadini con l’associazione Genova Smart People, in modo da allargare ancora di più la base di confronto. Collaborare con aziende e centri di ricerca è importante ma non può bastare. Occorre anche progettare in maniera partecipata la smart city che verrà.
I ricchi finanziamenti in arrivo dimostrano che la strada intrapresa da Genova è quella giusta. Ora si tratta di continuare a percorrerla.
Matteo Acmè