Econarrazione: la prima scuola per sviluppare la sensibilità ambientale attraverso il racconto
L’uomo da millenni racconta storie, è il suo istinto, e l’ambiente, molti secoli prima della nascita di una coscienza ecologista come la intendiamo oggi, era già presente nelle narrazioni più antiche. Ha un ruolo importante anche nella nostra storia personale, nei ricordi dell’infanzia ma anche dell’età adulta. Duccio Demetrio, filosofo e co-fondatore della Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari (Arezzo), è partito dai legami stretti tra narrazione ed ecologia, e da come questa vicinanza possa essere utilizzata per sensibilizzare le persone al rispetto ambientale. E, dopo anni di insegnamento universitario, esperienza nella formazione, l’autobiografia e la guida di gruppi in cammino alla scoperta della natura, ha dato vita alla prima Scuola di Econarrazione. Un ciclo di lezioni che si aprirà ad Anghiari il 20 marzo e terminerà il 21 dicembre, diviso in quattro parti secondo le stagioni, e organizzato con il sostegno di UniCoop Firenze, Aboca, Lipu, Fondazione Barbanera e Navdanya International, l’associazione nata in Italia per volere di Vandana Shiva.
Un modo per approfondire la propria storia personale e il rapporto che ci lega alla natura, ma anche uno strumento di sensibilizzazione ambientale. Non si diventa infatti più attenti alla natura solo attraverso l’educazione o la messa in atto di buone abitudini, dalla raccolta differenziata al risparmio energetico. Anche l’ecologia narrativa può fare la propria parte. “Da millenni – spiega Demetrio – la natura è ispiratrice delle narrazioni umane. Ha voci inconsapevoli, mille frammenti che l’uomo tenta di ricomporre inventando storie e valorizzando così ciò che la natura ci comunica, attraverso racconti che possono assumere varie forme: la poesia, il romanzo, ma anche la scienza, che presenta degli aspetti discorsivi, come le descrizioni degli animali nella biologia”. Le narrazioni che costruiamo, però, avverte il filosofo, “spesso sono anche contro la natura. E’ l’uomo a curvare le narrazioni a suo vantaggio”. Vedi i casi dei racconti di disastri ambientali, come frane o alluvioni, in cui non sempre viene completamente evidenziata la responsabilità antropica alla base dei fenomeni.
In quest’ottica, “abbiamo bisogno di nuove narrazioni che facciano conoscere alle persone i rischi che corre la Terra. Tendiamo sempre a dimenticare che anche noi siamo natura e i pericoli per il Pianeta ci riguardano in prima persona”. Nuovi racconti anche per cambiare l’approccio che oggi, soprattutto nei paesi industrializzati, le persone hanno alla natura: “Oggi è vista soprattutto come madre. L’uomo ha l’atteggiamento del bambino che usufruisce della figura materna senza dare niente in cambio. Dobbiamo invece vedere la natura come figlia e ripristinare lo scambio tra uomo e natura che esisteva nelle culture antiche, in cui per esempio alle divinità si doveva sacrificare qualcosa come ringraziamento. Ma oggi chi ringrazia la natura? Gli atteggiamenti verso l’ambiente sono quasi sempre improntati all’aggressività”, continua il filosofo, che ha trattato il tema anche nel suo libro “La religiosità della Terra“, da poco pubblicato dalla casa editrice Raffaello Cortina. Serve quindi un racconto che “ci riporti alla nostra responsabilità di custodi della natura anche quando questa riesplode, e spesso non per sua colpa”.
Per costruire queste grandi narrazioni – che possono poi declinarsi a livello personale in ricordi, riflessioni, contemplazioni della natura, ascolto di storie di chi vive ogni giorno in campagna, per esempio gli agricoltori – bisogna fare appello, spiega Demetrio, alle emozioni universali che la natura suscita. “Lo stupore, la religiosità della natura possono unire anche popoli e culture diverse. In particolare, spero che finiscano le risse tra gli ecologisti e che nasca un’alleanza tra credenti e non credenti per costruire una grande narrazione della Terra”.
Un messaggio di rispetto e cura che potrebbe avere tra i primi destinatari proprio gli agricoltori, i quali lavorano a diretto contatto con la natura, ma non sempre hanno avuto comportamenti di sostenibilità e rispetto ambientale: “Oggi sono spesso esclusi dal dibattito culturale, anche se qualcosa, grazie a figure come Carlo Petrini e Vandana Shiva, sta cambiando”.
In attesa che tutti coloro che hanno a cuore il Pianeta mettano fine a polemiche e schermaglie, si può partire dalle singole storie e narrazioni individuali. La scuola di Econarrazione e tutta l’offerta formativa della Libera Università dell’Autobiografia puntano a questo. “Ciascuno di noi ha la sua storia personale da raccontare in rapporto ai suoi contatti con l’ambiente naturale. Sarebbe impossibile raccontarci se fossimo privati della natura”. Da qui può cominciare un percorso di consapevolezza e sensibilità, preludio all’affermazione di una concreta sostenibilità.
Veronica Ulivieri