Datemi un pallet e vi solleverò il mondo. Intervista a Primo Barzoni
Il re del Salone del Gusto 2010 è lui. La sua impronta è ovunque negli stand della fiera. Anche se non produce cibo, ma si limita a movimentarlo, nel modo più sano, giusto e pulito possibile, come vuole Slow Food. Primo Barzoni, presidente di Palm SpA quest’anno ha letteralmente invaso Terra Madre e il Salone di Torino con i suoi greenpallet, di cui sabato presenterà il disciplinare e che, al termine della fiera, torneranno nel ciclo produttivo grazie a Lavazza e Mapei.
Per ridurre l’impatto dell’evento, tutte le bancarelle, gli stand del mercato e altre aree espositive del Salone del Gusto saranno infatti allestite con i Greenpallet®, progettati secondo i principi dell’eco-design, realizzati con legname certificato FSC e PEFC e accompagnati dall’etichetta AssoSCAI, l’Associazione per lo Sviluppo della Competitività Ambientale di Impresa.
Barzoni, a capo, insieme agli altri sette fratelli, di un’azienda che da falegnameria in provincia di Mantova, è diventata, in pochi decenni, il leader del pallet in Italia, è riuscito dunque in un’altra – più signficativa – impresa, che qualche anno fa sarebbe potuta sembrare semplicemente irrealizzabile, se non folle: trasformare il supporto principale di ogni logistica aziendale, il “bancale”, invisibile al consumatore, non solo in un elemento di riduzione del proprio impatto ambientale, ma anche in un oggetto di design, per formare i bambini delle scuole e allestire gli stand di manifestazioni fieristiche e grandi eventi.
D) Come è nata la partnership con il Salone del Gusto?
R) Sono, da tempo, un frequentatore del Salone e tre anni fa abbiamo avuto dei contatti con Slow Food: i loro presidi sono stati i primi a lavorare alla sostenibilità degli imballaggi dei prodotti e quest’anno parteciperemo anche noi alla premiazione dei migliori. Palm porta avanti un percorso parallelo, aiutando la riduzione della carbon footprint di filiera, che nel nostro caso ha raggiunto il -18% rispetto al 2007. Qualche anno fa abbiamo iniziato a lavorare anche sull’allestimento sostenibile degli spazi nudi in fiera, a Ecomondo e al Sana. In quei casi si trattava di pallet di recupero, che però non a tutti piace. Al Salone del Gusto di quest’anno presentiamo invece, per la prima volta, un approccio diverso: abbiamo coinvolto due nostri clienti storici, Lavazza e Mapei, che reimmetteranno nel ciclo produttivo i quasi 10.000 pallet nuovi, utilizzati per allestire 7.000 mq. di stand.
D) Ma che giro fa solitamente un pallet? Lo spieghi a chi non è del settore.
R) L’azienda ci commissiona un certo quantitativo di pallet, che vengono prodotti e inviati al cliente, il quale li usa per consegnare la merce alla grande distribuzione. Qui si crea a volte il “buco nero” dell’illegalità: 4/5 pallet su 10 non ritornano all’azienda – nè i propri nè quelli equivalenti, dello stesso formato (che è standard per garantire l’intercambiabilità). Così si perde la tracciabilità, con il rischio che un pallet utilizzato per trasportare bidoni di prodotti chimici, magari velenosi, venga poi usato da un produttore biologico, creando una contaminazione del prodotto e un pericolo per la salute. Il nostro pallet è interamente tracciato e arriva da boschi e foreste certificate e fornitori che aderiscono alla carta Valore Sociale. Il 25% del legno è recuperato inoltre da pioppeti entro i 70 km.
D) Per capire meglio l’impatto di questa filiera ci può dare qualche dato?
R) L’Italia è il terzo produttore in Europa, con 200 milioni di pallet all’anno. Palm ne fabbrica circa 2 milioni e mezzo, in 1.200 modelli diversi, perchè seguiamo la logica dell’ecodesign, ovvero li progettiamo insieme al cliente secondo le particolari esigenze di prodotto, di portata, movimentazione e del mercato di destinazione.
D) E quali merci trasportate?
R) Un po’di tutto, alimentari, ceramiche, prodotti di vetrerie e del settore edile e chimico, parti meccaniche, caslinghi, abiti, arredamenti… Il settore food è quello più sensibile al tema dell’ecosostenibilità perchè è quello con maggiori obblighi nei confronti del consumatore. Per questo siamo molto attenti agli sviluppi dell’approccio sistemico del professor Bistagnino, nato intorno a Slow Food e all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, che cercano di educare il consumatore a una nuova e più organica concezione del cibo. Il disciplinare del greenpallet, che presenteremo sabato, vi si avvicina attraverso i concetti di pulito, sicuro e salubre. Quando si pensa a un prodotto, bisogna pensare subito a tutta la catena di fornitura. Quindi non cercare un packaging dopo averlo creato, ma progettare subito tutta la catena, dalla produzione, all’imballaggio, al trasporto alla dismissione.
Andrea Gandiglio