Azzeriamo le emissioni
Nel pieno dello svolgimento di Ecomondo, la Fiera Internazionale del Recupero di Materia ed Energie e dello Sviluppo Sostenibile, in corso a Rimini, abbiamo intervistato Giuseppe Gamba, Presidente di AzzeroCO2, la società – presente in fiera – creata da Legambiente, Kyoto Club e dall’ Istituto di Ricerche Ambiente Italia per offrire ad enti pubblici e privati, imprese e cittadini, la possibilità di contribuire attivamente a contrastare i cambiamenti climatici attraverso un percorso di abbattimento delle emissioni di gas ad effetto serra.
Per avviare questi interventi AzzeroCO2 si è accreditata, da febbraio 2005, come ESCO (Energy Service Company) e in questa veste fornisce supporto tecnico-scientifico e consulenza alle aziende e alla pubbliche amministrazioni per definire strategie di efficienza energetica attraverso l’utilizzo di fonti rinnovabili, la mobilità sostenibile e la scelta ragionata dei materiali.
AzzeroCO2 neutralizza inoltre le emissioni dei gas serra associate a determinati eventi o attività produttive tramite l’acquisto e l’annullamento di un corrispondente ammontare di crediti di emissione, secondo quanto previsto dalla Direttiva Comunitaria 2003/87/CE che, in ottemperanza ai principi del Protocollo di Kyoto, istituisce il sistema per lo scambio di quote di emissione e prevede (dal 2005) che gli impianti dei settori maggiormente responsabili delle emissioni di CO2 riducano le loro emissioni secondo quote attribuite dai PNA (Piani Nazionali di Assegnazione) - anche attraveros lo scambio di quote.
Il campo di applicazione della Direttiva Europea riguarda principalmente i grandi impianti industriali e di produzione elettrica, ma altri soggetti possono essere potenzialmente interessati a partecipare al mercato dei certificati di emissione, tra i quali gli Enti Locali (Comuni e Province), che possono trovare nei meccanismi di scambio delle emissioni interessanti opportunità di finanziamento degli interventi di riduzione delle loro emissioni e la possibilità di contenere i costi di eventuali interventi obbligatori in futuro.
D) Tra le tante e differenti prospettive di cui rendiamo conto sul nostro magazine per contribuire al dibattito sull’ambiente (e sulle possibili soluzioni) abbiamo recentemente pubblicato una recensione del nuovo libro di Maurizio Pallante (autore di “La decrescita felice”) in cui si ribadisce sostanzialmente il concetto che prevenire è meglio che curare, ovvero: non inquinare è meglio che compensare. Cosa ne pensa?
R) Conosco bene il libro di Pallante e non obietto nulla al suo legittimo e interessante punto di vista, in parte condivisibile. Mi viene solamente da dire che una formula come “la decrescita felice” è la peggior idea di marketing per una buona idea! Il nostro percorso si basa su presupposti diversi. Noi assistiamo comuni, enti locali e imprese che dimostrano la volontà di seguire un serio percorso di riduzione e miglioramente del loro impatto offrendo loro la possibilità di compensazione solo per ciò che riducibile non è. Gli strumenti di compensazione spesso sono stati mal interpretati: non sono il modo di comprare la virtù altrui! Bisogna ragionare in termini collettivi e pragmatici: non sempre le imprese sono nelle condizioni economiche o tecnologiche per cambiare impianti, quindi in attesa di potersi adeguare si offre loro la possibilità della compensazione.
D) Ritiene che i limiti imposti per legge siano corretti?
R) Fino ad un anno e mezzo fa la politica europea era sbagliata. L’asticella era stata fissata troppo in basso e quindi il gioco era troppo facile: con 3 euro di comprava 1 tonnellata di crediti di carbonio. Oggi il costo è di 50 euro a tonnellata di CO2 (legato all’andamento del petrolio). Un giusto prezzo sarebbe intorno ai 27 euro.
D) Un’obiezione che spesso viene sollevata è che in altri paesi – quelli emergenti - la tonnellata costa meno…
R) L’ambiente non consente di pensare in termini di confini nazionali ma esige un’ottica collettiva. Il fatto di comparare crediti da questi paesi compensa il fatto che nel terzo mondo oggi si inquina di più.
D) Ci può fare un esempio concreto di un vostro progetto?
R) Con la compagnia telefonica H3G stiamo portando avanti un percorso virtuoso: abbiamo fornito loro consulenza per la rigenerazione dei telefonini, che vengono raccolti e reimmessi sul mercato dopo aver cambiato i necessari componenti. Questo ha ridotto notevolmente l’impatto ambientale e l’utilizzo di risorse minerali. Il rimanente del ciclo produttivo, che non può essere azzerato, viene compensato con i crediti di carbonio. Anche Wal Mart, gigante del retail americano, si è deciso a intraprendere un nuovo percorso, azzerando, attraverso la compensazione, il percorso di viaggio dall’Italia ai mercati di vendita dei capi prodotti e acquistati nel nostro paese. Abbiamo poi svolto ottimi progetti insieme a Yoox, per il delivery dei prodotti acquistati attraverso e-commerce e, in campo musicale, per i tour di Jovanotti e Tiziano Ferro.
D) A volte sentendo parlare di compensazione attraverso l’acquisto di una foresta dall’altra parte del mondo il cittadino tende a storcere il naso e sentire puzza di “greenwashing”…
R) Il sospetto è legittimo e motivato da espisodi passati non particolarmente felici. Noi compensiamo unicamente attraverso piantumazione nazionale: si migliora la situazione nelle vicinanze dell’utente (il che aiuta a percepire meglio il valore aggiunto del progetto) e i risultati sono più facilmente controllabili. In ogni caso ci tengo a sottolineare che noi non vendiamo crediti a chiunque, ma solamente a quei soggetti che dimostrino una concreta volontà di avviare un percorso reale di cambiamento.
Andrea Gandiglio