Assemblea Nazionale Coldiretti, l’agricoltura in buona salute
Mentre la crisi economica continua a imperversare, l’agricoltura si scopre in buona salute. L’assemblea nazionale di Coldiretti, cui sono accorsi 15.000 agricoltori da tutta la penisola, è l’occasione per celebrare l’orgoglio agricolo, la consapevolezza che campi coltivati e allevamenti sono una parte importante del dna italiano. Dal palco del Palalottomatica di Roma, applaudito e salutato da una schiera di bandiere gialle, il presidente Sergio Marini parla delle prospettive e delle criticità del settore e lancia la novità dei prossimi mesi: la nascita della prima catena di vendita diretta dei prodotti agricoli. «Da luglio a settembre – ha annunciato Marini – si apriranno centinaia di Botteghe con un unico format in tutte le province italiane, dove sarà possibile acquistare una vasta gamma di prodotti degli agricoltori esclusivamente con il marchio Campagna Amica». Un progetto che nasce dai farmer’s market di Coldiretti, avviati due anni fa proprio per valorizzare la filiera italiana a chilometro zero. «Un vantaggio per i produttori, che potranno finalmente vendere al prezzo giusto e concordato, ma anche per i consumatori, che in ogni Bottega potranno acquistare l’intera gamma di prodotti garantiti al cento per cento come italiani, con le intermediazioni dal campo alla tavola ridotte al minimo».
L’agricoltura è l’unico settore che nel 2011 vede aumentare il valore aggiunto (+1,2%), il numero di dipendenti (+6%) e il valore delle esportazioni (+11%), in netta controtendenza rispetto all’andamento generale dell’economia. Ed è anche l’unico in cui, sottolinea Marini, negli ultimi quindici anni è rimasta stabile la percentuale di giovani sotto i trent’anni. Uno scenario che fa ben sperare: secondo Coldiretti, il settore primario «è in grado di offrire, nei prossimi dieci anni, opportunità occupazionali a 250.000 lavoratori. A crescere sarà la domanda di livelli più elevati di professionalità, con particolare riguardo a figure specializzate in grado di seguire lo sviluppo di specifiche coltivazioni, la conduzione di macchinari o la gestione di attività che oggi si sono integrate con quella agricola all’interno dell’azienda». Un fenomeno in forte aumento e che inizia a dare i suoi frutti. L’azienda agricola di Donatella Di Cola, in provincia di Frosinone, per esempio, alleva farfalle con metodo biologico, che potranno essere usata per realizzare il Butterfly wedding, cioè il volo delle farfalle durante il giorno delle nozze. Angelo Madaio, di Eboli, è invece specializzato nell’affinazione dei formaggi, che durante il tempo passato in cantina vengono girati regolarmente, inseminati di muffe o lavati, assumendo così sapori particolari. E ancora, a Pienza, l’agriturismo Casa Picchiata è diventato anche un centro benessere dove si utilizzano solo prodotti a chilometro zero: olio, argilla, lavanda, cetrioli, rosmarino e fiori d’arancio.
Dal palco romano, Marini lancia anche un appello per la difesa del Made in Italy da contraffazioni, allarmi infondati e Ogm. Nel primo trimestre di quest’anno, sottolinea Coldiretti, l’Italia ha esportato più specialità alimentari che auto e moto, riuscendo anche a scalfire il monopolio di vini e formaggi nazionali in Francia, della birra inglese in Gran Bretagna o della Vodka in Russia. Ma la forza del comparto, insiste il presidente, va difesa da innumerevoli insidie, a partire proprio dal cosiddetto Italian sounding (cioè i prodotti finti-italiani): «Non c’è una norma internazionale che ci difenda da questo fenomeno. Un anno fa, è stata Coldiretti a denunciare che una società dello stato aveva finanziato un’azienda per la delocalizzazione. Questa azienda produce all’estero con materie prime non italiane. Eppure dallo stato non è ancora arrivata una risposta», denuncia Marini. «L’Italia – continua – deve avere il coraggio di applicare la legge nazionale sull’obbligo di indicare la provenienza in etichetta su tutti gli alimenti approvata dal Parlamento all’unanimità lo scorso anno». Nei diversi casi di emergenze alimentari, i nostri sistemi di controllo ci permettono di stare tranquilli: l’agricoltura italiana, ha sottolineato il ministro della Salute Ferruccio Fazio, «è garantita da un rigoroso sistema di sicurezza alimentare». Quindi, «no ad allarmismi: gli allevatori italiani sono costretti a rispettare i requisiti di igiene più severi del mondo». Dall’assemblea giunge anche la chiusura totale agli Ogm: «L’Italia non deve puntare sulla produttività, che ha alti costi sociali e ambientali, ma piuttosto sull’unicità dei suoi prodotti», dice Marini. E un netto no agli organismi geneticamente modificati arriva anche dal ministro dell’Agricoltura Saverio Romano: «Se anche fossimo gli unici al mondo a non volere gli Ogm, questo rappresenterebbe solo un’occasione di crescita per il mercato».
La strada è segnata: rafforzare il Made in Italy e sostenere la nuova via dell’agricoltura, fatta di giovani, creatività, prossimità e qualità. Marini dà la parola d’ordine: «Facciamo emergere l’Italia del buon senso. Purtroppo oggi la rappresentazione che si dà dell’Italia si riduce alla mancanza di etica, ma è giunto il momento di tirare fuori, ostentare il buon senso. Noi che siamo capaci di seminare, seminiamolo e raccogliamolo».
Veronica Ulivieri