AERA: la cooperazione europea passa per la qualità dell’aria
Nonostante l’Europa stia facendo grandi passi avanti nel contrastare e ridurre le emissioni, nonostante la Commissione europea stia migliorando costantemente e mettendo in pratica una strategia congiunta settoriale relativa all’inquinamento, secondo le analisi dell’Agenzia Europea per l’Ambiente un’importante fetta della popolazione è ancora esposta a concentrazioni troppo alte di inquinanti e polveri sottili, dannose per la salute e spesso causa di malattie e morti premature.
Per questo, sono diversi i progetti europei sull’argomento. Si è appena chiuso AERA, finanziato dal bando di cooperazione transfrontaliera Alcotra, che ha coinvolto le Regioni Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta, Rhône Alpes e Provence Alpes Côte d’Azur per affrontare le problematiche legate alla tutela della qualità dell’aria a livello condiviso.Gli obiettivi erano studiare la situazione attuale e costruire e potenziare strumenti per aumentare l’efficacia dei piani sulla qualità dell’aria già previsti dalla normativa europea
Il territorio coinvolto -109.184 Kmq caratterizzati dalla presenza dell’arco alpino che degrada bruscamente verso la pianura padana in Italia, verso zone di altipiani in Francia e verso il mare a sud- presenta caratteri simili dal punto di vista delle emissioni, delle fonti di inquinamento e della localizzazione: per questo è emersa l’esigenza di mettere in comunicazione le cabine di regia delle diverse regioni, in modo da condividere sperimentazioni, numeri e problemi in vista di un miglioramento complessivo.
“Il risultato principale – spiega Alessandro Bertello, referente di progetto per la Provincia di Torino – è stata la messa in comune di una piattaforma di dati e contenuti e degli inventari delle emissioni dei singoli territori, indispensabili per capire bene il problema a livello più ampio e per svolgere gli studi di modellistica in modo sempre più realistico, efficiente e fedele”. Sono cioè raccolte sistematicche dei dati relativi ai principali inquinanti emessi in una determinata area geografica da attività e processi di origine sia antropica che naturale. Gli inventari presentano anche stime quantitative delle emissioni di sostanze inquinanti ripartita per attività (produzione di energia elettrica, trasporti, allevamenti), unità territoriale, periodo di tempo, combustibile utilizzato, tipo di inquinantee tipo di emissione. Conoscere i dati dei vicini di casa permette di avere una fotografia più precisa sulla qualità dell’aria che respiriamo.
“Questi tre anni di progetto, che si è concluso a Torino con il seminario finale di pochi giorni fa, hanno consentito un aggiornamento dei dati e un’approfondita analisi di contesto, a cui ha seguito una fase di scambio sui provvedimenti per il miglioramento della qualità dell’aria: in realtà, però, non ci si è concentrati tanto sull’individuazione di un piano condiviso e comune perché esiste già una programmazione europea a cui gli stati membri devono attenersi con misure specifiche alle esigenze e caratteristiche del singolo territorio”. Gli strumenti, quindi, già esistevano, ma è stata la messa in rete della piattaforma la vera innovazione di questa iniziativa.
Dagli studi fatti (i dati si riferiscono al 2008) è risultato, per esempio, che il Piemonte e la regione Rhône-Alpes hanno le stesse caratteristiche, solo che la nostra regione è circondata dalle montagne su tre lati (motivo per cui le emissioni inquinanti faticano a disperdersi e l’inquinamento risulta piuttosto alto su tutta la pianura), mentre la qualità dell’aria nella regione Rhône-Alpes è variabile da una zona all’altra a causa di un geografia piuttosto varia e di attività industriali concentrate soprattutto attorno alle grandi agglomerazioni urbane.
La Provincia di Torino si occupata di aggiornare, ricostruire e approfondire l’inventario regionale. “Il lavoro fatto in questi anni era indispensabile in una fase preliminare di studio e analisi, perché la precisione dei dati è fondamentale per capire come agire e per individuare le misure più efficaci e a basso costo, costruite sulla specificità di un contesto e su un problema reale”, continua Bertello. Il progetto, come spesso accade per la cooperazione frontaliera finanziata dall’Ue, “è stato un’occasione importante per svolgere uno studio che difficilmente in altro modo sarebbe stato portato avanti in modo così approfondito”.
Dedicato principalmente a tecnici e operatori di settore, AERA è stato più tecnico che politico o educativo: qualche incontro nelle scuole, seminari e qualche azione di comunicazione, ma principalmente dati, numeri, scenari su cui costruire in futuro ipotesi e politiche. E adesso che il progetto è concluso? “Gli strumenti di piattaforma e condivisione sono stati pensati per essere aggiornati periodicamente. Quelli consultabili e messi in rete oggi si riferiscono al 2008 e il prossimo aggiornamento si rifarà ai dati 2010. Tutti i partner si sono impegnati a portare avanti questo sistema di coordinamento”. E ora che la fotografia della nostra aria è completa, aggiornata e precisa, anche la politica avrà qualche scusa in meno.
Alfonsa Sabatino