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A Grugliasco le piante viaggiano nella macchina del tempo

giugno 14, 2010 Progetti
Albicocche, Courtesy of Flickr.comNon siamo sul set di Ritorno al Futuro 5, ma nel campus Agroinnova della Facoltà di Agraria di Grugliasco, alle porte di Torino, dove martedì 8 giugno è stata presentata ANT – Agri New Tech, il nuovo spin-off dell’Università di Torino che si occuperà di biotecnologie applicate all’agricoltura e all’ambiente, con l’obiettivo di trasferire al mondo delle imprese i risultati di anni di ricerche svolte a livello internazionale.
 
Come la laboriosa formichina della favola di Esopo (ant, in inglese), i docenti, i ricercatori e i borsisiti del centro di innovazione hanno infatti sviluppato, negli ultimi anni, studi e brevetti di notevole interesse applicativo, in particolare nell’ambito della valorizzazione dei rifiuti organici e della difesa delle colture.
Grazie ad una selezione di microrganismi brevettati e ad una metodologia di analisi all’avanguardia per la valutazione della qualità dei compost (il meteriale frutto della decomposizione e dell’umificazione di materiali organici, come potature, sfalci d’erba, rifiuti dell’industria agroalimentare ecc.), ANT ha sviluppato tecniche di cura delle piante sostenibili e a basso impatto ambientale, in grado di proporre alle aziende valide alternative ai tradizionali rimedi di natura chimica. 
 
Il compost infatti, pur essendo principalmente utilizzato come fertilizzante, grazie alla ricca microflora che contiene può, in molti casi avere un concomitante effetto di contenimento dei parassiti delle piante, comportandosi come un efficace agrofarmaco naturale che rende le piante più sane e resistenti.   
Queste metodologie, trasformate in servizi di supporto tecnico e scientifico, vengono ora offerte da AgriNewTech alle imprese, sia del settore agroalimentare e vitivinicolo che del settore sportivo e ornamentale. Per comprenderne le ricadute commerciali ed economiche basti pensare all’importanza, per le aziende produttrici, di preservare le cosiddette insalate “di IV gamma“ (quelle nei sacchetti, pronte all’uso, diventate un prodotto di punta nei supermercati), o al peso in alcune regioni italiane, come il Piemonte, del settore vitivinicolo (33% dell’export agroalimentare) o ancora al comparto dei tappeti erbosi per uso sportivo (campi da calcio e da golf), che coprono oggi 744.000 ettari di terreno.
La sperimentazione di queste frontiere dell’innovazione avviene, oltre che nei consueti laboratori di ricerca di cui dispongono le università, negli avveniristici fitotroni, le “macchine del tempo” che hanno particolarmente colpito la nostra immaginazione e che hanno indubbiamente favorito la selezione del centro di Grugliasco – da parte del Comitato di esperti nominato dal ministro Brunetta – per partecipare alla manifestazione L’Italia degli Innovatori, che si terrà nel mese di agosto nel contesto dell’ Expo di Shanghai 2010.    
Si tratta delle più grandi celle climatiche di questo genere a livello nazionale, costruite da ANT - insieme ad un’azienda italiana e con tecnologie inglesi e tedesche - per svolgere ricerche sull’effetto dei cambiamenti climatici sulle colture e sulle malattie delle piante. Le dimensioni di questi prototipi - che costano 100.000 € l’uno e coinvolgono 3 ricercatori a tempo pieno - sono tali che al loro interno, oltre a insalate e piantine varie, si possono allevare addirittura arbusti o piccoli alberi, come i pioppi.
In ogni fitotrone è possibile, in sostanza, ricreare le condizioni ambientali che meglio si adattano alle esigenze di ricerca, non solo in termini di temperatura, umidità e intensità luminosa, ma soprattutto in termini di concentrazione di anidride carbonica. All’interno delle celle è infatti possibile mantenere una concentrazione di CO2 fino a 2.000 ppm, per effettuare esperimenti che aiutino a capire come l’incremento di anidride carbonica potrà influenzare lo sviluppo delle piante in futuro.
L’unico elemento preoccupante di tutto ciò è l’assunto stesso su cui si fonda l’utilità di queste sperimentazioni: attualmente l’atmosfera terrestre ha infatti circa 380 ppm (parti per milione) di CO2, ma il monitoraggio dei ricercatori dimostra che questa concentrazione è costantemente in aumento…

Andrea Gandiglio

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