Recupero, depurazione, stoccaggio: processi e impianti per salvare l’”oro blu”
La fine del mese di ottobre è arrivata e sulla maggior parte del territorio italiano continua a non piovere. La siccità e gli incendi di quest’anno hanno messo a dura prova l’agricoltura, i boschi e gli acquedotti, ma soprattutto hanno riportato prepotentemente l’attenzione su una risorsa sempre più preziosa e la sua gestione: l’acqua.
E’ormai evidente, infatti, che non potrà più essere percorribile, nel futuro prossimo, il modello del consumo senza recupero, ma servirà sempre più affidarsi ad impianti e tecnologie di recupero e stoccaggio delle acque piovane e depurazione di ogni tipo di scarico liquido, sia in ambito civile che industriale. Ovvero: mai buttare via una goccia e ripulire tutto il recuperabile, anche per evitare di inquinare le falde e i corsi d’acqua.
Ad oggi esistono già precisi obblighi di legge per alcuni settori produttivi, così come per gli insediamenti urbani o extraurbani e numerose soluzioni disponibili sul mercato. Si tratta di impianti “di prima pioggia” per il recupero e lo stoccaggio delle acque meteoriche, depuratori per acque di scarico civili, fosse biologiche, vasche di filtrazione e disoleatori per autofficine, autolavaggi ecc. Impianti e prodotti che devono essere accompagnati da marcatura CE e, preferibilmente, da certificazioni di qualità del produttore, come le norme UNI della serie ISO 900o.
I depuratori per acque di scarico civili, ad esempio, sono indicati per la depurazione delle acque reflue domestiche, cioè per il trattamento epurativo di tutte quelle acque scaricate da insediamenti di persone, che provengono dai servizi igienici, dai bagni o dalle cucine. E’ il caso delle abitazioni, ma anche delle attività professionali come alberghi, ristoranti, scuole, campings e villaggi turistici, negozi, uffici, teatri, ecc. Se ben fabbricati questi depuratori consentono numerosi vantaggi: innanzitutto possono essere completamente interrati (non alterando quindi il paesaggio), richiedono una manutenzione minima e minimi costi di esercizio (consumano cioè pochissima energia elettrica).
Uno dei sistemi biologici epurativi più efficaci per la depurazione delle acque reflue civili è quello a “fanghi attivi in aerazione prolungata”. In questo processo il liquame grezzo, dopo aver subito i pretrattamenti (come la separazione dei grassi reflui provenienti dai lavelli delle cucine) viene convogliato in un bacino di aerazione dove, mediante l’insufflazione di una quantità di aria, si favorisce la formazione di masse di microrganismi (fanghi attivi) che assorbendo le sostanze inquinanti contenute nell’acqua le eliminano poi sotto forma di composti ossidati semplici (acqua, anidride carbonica, ecc.). Successivamente i fanghi attivi vengono separati dal liquido per decantazione: mentre l’acqua depurata effluisce, i fanghi attivi decantati vengono inviati nuovamente alla vasca di aerazione in maniera che in quest’ultima la massa di fanghi biologicamente attivi (i distruttori della sostanza organica inquinante) sia sempre in eccesso rispetto al liquame.
Anche gli impianti di depurazione delle acque reflue industriali per industrie agricole, alimentari ed allevamenti sono simili, per conformazione, agli impianti usati negli scarichi domestici. Ma la progettazione di questi impianti necessita di un accurato studio preliminare del tipo e della quantità giornaliera del liquame da trattare e del carico inquinante provocato.
Gli impianti di trattamento delle “acque di prima pioggia” per piazzali di rifornimento carburanti o aree di stoccaggio di materiali inquinanti, invece, vengono impiegati per la depurazionee lo smaltimento programmato delle acque di origine meteorica, precipitate nel periodo iniziale dell’evento meteorico. Con il termine “acque di prima pioggia” vengono infatti definite le quantità di acqua piovana precipitata nei primi 15 minuti dell’evento meteorico. Per decantazione, dalle acque di prima pioggia verranno separate sabbie, terricci e tutte le altre materie sedimentabili trascinate dall’acqua, le quali si accumuleranno sul fondo vasca. Questo procedimento programmato di trattamento e smaltimento delle acque è necessario affinché i cosiddetti ricettori finali (le canalizzazioni di acque bianche, ecc.) abbiano il tempo di ricevere tutte le quantità derivanti dalle precipitazioni meteoriche del luogo – sempre maggiori a causa delle “bombe d’acqua” legate ai cambiamenti climatici – che nell’assieme simultaneo risulterebbero, al contrario, superiori alla loro potenzialità di recepimento e smaltimento.
Esistono poi diverse soluzioni di stoccaggio, dalle vasche antincendio, impiegate, in ambito industriale, per stoccare acqua da utilizzare in situazioni di emergenza, alle “vasche semplici” che possono essere impiegate come serbatoi di stoccaggio dell’acqua per irrigazioni, sia in ambito agricolo che per giardini di abitazioni.
Le tecnologie dunque non mancano, serve ora un progressivo “adattamento culturale”, per preservare sempre più e sempre meglio le risorse idriche. Fino all’ultima goccia.
Redazione Greenews.info