E se la Terra smettesse di girare?
Guardando una qualsiasi mappa del nostro pianeta – per non parlare poi di un mappamondo – la prima cosa che salta all’occhio è l’estensione spaziale delle aree azzurre: in termini meno cromatici e più precisi, è evidente che le terre emerse sono circondate dall’acqua, che ricopre la Terra per oltre il 70% della superficie visibile.
Questi dati ci sembrano così ovvi e scontati che forse non ci siamo mai chiesti come mai le cose stiano così e, soprattutto, se lo sono sempre state e cosa potrebbe succedere in un futuro più o meno remoto.
La linea che separa gli oceani dai continenti rappresenta, passando dalla mappa al mondo fisico, il livello del mare: perché è proprio a quel livello e non più lontano o più vicino al centro della Terra? Da diversi anni si fa un gran parlare sull’innalzamento del livello dei mari. Per capire la portata di tali cambiamenti, è però importante comprendere cosa fa sì che il livello del mare sia quello che osserviamo oggi.
Il livello del mare è, ed è sempre stato, in equilibrio con la gravità del pianeta: la rotazione della Terra su se stessa, infatti, causa una spinta delle acque verso il baricentro terrestre e, al tempo stesso, una forza centrifuga rivolta verso l’esterno. Per farla semplice: se agisse soltanto la spinta gravitazionale verso l’interno la Terra sarebbe destinata a implodere e se, per contro, agisse soltanto la forza centrifuga, tutta l’acqua degli oceani fuggirebbe verso lo spazio profondo.
Cosa succederebbe però se la velocità di rotazione del pianeta su se stesso cominciasse a rallentare fino a fermarsi? Si tratta di uno scenario apocalittico, certamente. Tuttavia, Witold Fraczek dell’ESRI (Economic and Social Research Institute) pensa che sia importante cercare delle risposte a questa domanda, dal momento che la ricerca in questo campo può fornirci molte informazioni sul nostro pianeta così come lo vediamo oggi.
L’ESRI, avendo la propria sede centrale in California, è per sua natura particolarmente attento ai “movimenti” del pianeta. I ricercatori, grazie al software ArcGIS, sono riusciti a costruire modelli attendibili che mostrano come, se la Terra smettesse di ruotare sul proprio asse (ma continuasse il proprio moto di rivoluzione annuale intorno al Sole, con il medesimo asse di inclinazione), l’unica forza in atto - scomparsa la forza centrifuga – sarebbe la forza di gravità.
Dal momento che la Terra sta girando su se stessa da qualche miliardo di anni, più che la forma di una sfera il nostro pianeta ha quella di un ellissoide, ossia una palla un po’ schiacciata ai poli; di conseguenza, la distanza tra il baricentro della Terra e l’equatore è maggiore di quella tra il centro e i Poli Nord e Sud di una ventina di chilometri.
Di conseguenza, la spinta gravitazionale verso il centro di massa del pianeta non è uniforme, anzi. Su una Terra con giorni lunghi un anno, pertanto, il rigonfiamento di circa 8 km che oggi si ha negli oceani all’altezza dell’equatore si sposterebbe là dove la gravità è più forte, ossia verso i Poli: il risultato sarebbe quello (mostrato nell’immagine) di un enorme continente equatoriale e due oceani polari: l’Oceano Nord e l’Oceano Sud!
Sorprendentemente, il bacino polare del sud avrebbe una capacità maggiore del suo compagno settentrionale e questo causerebbe un livello del mare inferiore dell’Oceano Sud rispetto all’Oceano Nord – secondo le stime addirittura di 1 chilometro!
Tornando alla realtà, che la velocità di rotazione della Terra stia rallentando progressivamente è stato osservato sperimentalmente e ci sono spiegazioni teoriche condivise all’interno della comunità scientifica, tanto da richiedere, di tanto in tanto, di intervenire manualmente sulla regolazione degli orologi atomici. La maggior parte degli scienziati è d’accordo sul fatto che il giorno solare (il tempo che la Terra impiega a compiere una rotazione su se stessa) diventa, letteralmente, ogni giorno più lungo; alcuni modelli mostrano che nel periodo Devoniano, ad esempio, ossia 400 milioni di anni fa, il giorno era più corto di parecchie ore – e da questo possiamo supporre che, a quel tempo, il rigonfiamento delle acque a livello equatoriale fosse maggiore rispetto a oggi, e la Terra in generale fosse ancora più schiacciata a i poli di quanto non lo sia in questo preciso istante.
Prima che, nel corso della sua storia futura, la Terra venga “mangiata” dal Sole in espansione durante la fase finale della sua esistenza, è pertanto ragionevole pensare che il rallentamento della velocità di rotazione continuerà, plasmando inesorabilmente la forma della superficie e della volumetria terrestre e rendendola sempre più simile a una sfera.
Eva Filoramo