Al supermercato con Mr.PET
Si può guadagnare buttando una bottiglia di plastica nel posto giusto? La risposta a questa domanda – tutt’altro che bizzarra - si chiama Mr. Pet. Nasce da una sinergia italo-francese, cervello operativo e sede commerciale a Racconigi. Obiettivo: premiare, in denaro, i cittadini che fanno correttamente la raccolta differenziata delle bottiglie in plastica.
E’ già da tempo una realtà in in Normandia, in Francia (nel Midi-Pirenei e nei dintorni di Parigi) e in tre regioni d’Italia (Piemonte, Valle d’Aosta e Sardegna). Ma è pronta a conquistare l’intero Stivale. Grazie all’accordo con due grandi catene commerciali, Sisa e Carrefour, Mr. Pet ha già installato, fuori da alcuni supermercati, le sue “banche” della plastica: grandi e colorati contenitori piazzati nei parcheggi o all’interno dei centri commerciali. Ci si avvicina con il proprio cumulo di bottiglie in PET, una semplice guida insegna come inserire il prodotto vuoto ed ecco che inizia la filiera del riciclo. Saltati tutti i passaggi della discarica, siamo noi, con i nostri “vuoti a rendere”, gli attori principali della riconversione della plastica.
Ad ogni bottiglia un punto (“punti amici dell’ambiente”), accumulato su una card personale ritirata gratuitamente al supermercato, che permette di avere sconti alla cassa quando si fa la spesa. Il cliente si fidelizza al punto vendita che promuove una logica “green” e viene ricompensato in modo semplice, comodo, utile. Della serie: più contenitori vuoti dell’acqua o delle bibite gasate, marchiati dall’insegna P.E.T. (polietilene tereftalato), porto da riciclare alla macchina – operando una preziosa prima selezione - più i miei punti crescono.
Perchè “di plastica non ne esiste un solo tipo, ma almeno 5 o 6, le bottiglie son diverse dallo shampoo, dai bicchierini del caffè, dalla confezione del tonno. E tutti richiedono un processo diverso di differenziazione nei centri di smistamento dei rifiuti“, spiega Michelangelo Bergia, presidente della Compagnia di Finanza Etica, animatore del progetto. “Un processo che si può risparmiare se a farlo sono gli stessi cittadini, nelle loro case”.
Con Mr. Pet, dunque, la bottiglia non diventa un rifiuto, ma una risorsa. Il vantaggio è triplo: i Comuni risparmiano sulla differenziata, i cittadini sono ricompensati in denaro, i centri commerciali fidelizzano il cliente. Il grosso dei nostri rifiuti, infatti, sono proprio gli involucri in polietilene. Tutti dotati di un codice a barre. “Con un sistema di lettura di questo codice – continua Bergia – immagazziniamo immondizia di altissima qualità per molte prestazioni di riciclo. Pensiamo cosa si può fare con 15 miliardi di bottiglie che ogni anno svuotiamo, solo di acqua, senza contare i soft drinks. Superata la logica dei bidoni, insegniamo a riciclare direttamente, con le nostre mani, senza fatica. Per incentivare diamo in cambio il denaro con il sistema a punti, in accordo con i supermercati e le amministrazioni locali”. Le macchinette Mr. Pet possono raccogliere fino a 10.000 bottiglie al giorno, un volume pari a 30 cassonetti che sarebbero riempiti dalla nostra plastica.
Diventare più sensibili verso l’ambiente non è più, dunque, solo questione etica ed ecologica. Da oggi c’è anche un incentivo economico. La plastica, si sa, se non è ben smaltita ha una vita lunga anche 400 anni. In questo modo invece, attivata con Mr. Pet, la filiera del ricilo ad hoc, è capace di rivivere in molti modi.
Ad esempio diventando carrello o cestino della spesa. Come suggeriscono gli stessi iniziatori del progetto (che già coinvolge con successo punti vendita in tutto il mondo) molti supermarket di Torino e dell’hinterland torinese (Collegno, Nichelino, Leinì, Pinerolo, Savigliano), recentemente avviato anche in Sardegna (Alghero, Cagliari, Porto Torres, Ozieri), in Val d’Aosta, in Francia. Li hanno chiamati “Eko-Logic Shop to Shop”. Sono prodotti al 100% dalla plastica ben riciclata, cioè dalle scaglie di Pet: ergonomici e colorati cestelli da supermercato e non solo, che mandano in pensione il vecchio sacchetto di plastica, proteggendo l’ambiente senza riunciare alla comodità. Da Eataly, a Torino, i primi prototipi di questi carrelli “verdi”.
Ma le potenzialità del cestino Ekoquick e della borsa Keobox sono ben più ampie. Appartenenti alla linea eko-logic Shop to Home, dedicata agli utenti finali, sono fatti ad incastro, smontabili e trasportabili come comode borsette da braccio: questi contenitori sostituiscono in tutto e per tutto le poco ecologiche buste in polietilene, che molte amministrazioni stanno via via mettendo fuori legge. Come i sacchetti, si possono portare sempre con sé: appendere al carrello Eko-Logic Shop to Shop e portare fino all’auto per caricare la spesa. Il tutto senza inutili e dannosi sprechi di plastica.
Da 23 bottiglie in Pet, trasformate in uno di questi cestini, si risparmiano 2 kg di petrolio e 5,2 kg di Co2. Un carrello, invece, è presto fatto con 250 bottiglie d’acqua, per un totale di 100 kg di Co2 in meno nell’atmosfera.
Insomma, tutti felici. Tranne i produttori di Pet. E su questa nota dolente Bergia puntualizza: “In Italia c’è un vuoto normativo sul riciclo della plastica. Noi colmiamo questo vuoto. Che senso ha, infatti, che i consorzi di smistamento dei rifiuti siano gestiti dagli stessi produttori di materie prime, vetro e plastica in primis? Prendiamo lo smaltimento del vetro: da noi la legge ci insegna a demolirlo. Andiamo alle campane e rompiamo le bottiglie. Questo è vetro sprecato. Bene fanno Germania o Repubblica Ceca che lo lasciano intero, riutilizzabile sotto forma di bottiglie per 10 anni. Da noi un contenitore di birra dura il tempo di una bevuta, con buona pace di chi lo produce. Lo stesso discorso per la plastica: molti lo considerano un rifiuto ingombrante, noi gli diamo in fretta una seconda vita”.
Letizia Tortello