L’auto del futuro
Milioni di automobili viaggiano quotidianamente per le strade delle nostre città emettendo in media 160 gr di CO2 per ogni Km percorso. La popolazione mondiale è di 6,8 miliardi e le vetture attualmente in circolazione sono circa 700 milioni. Dati decisamente allarmanti soprattutto se si pensa che, secondo le ultime stime demografiche, nel 2050 toccheremo quota 10 miliardi di abitanti.
A ciò si aggiunga il fatto che il settore dell’automotive è l’unico in Europa ad aver registrato un aumento delle emissioni di CO2 invece che una diminuzione.
Diventa dunque vitale agire sulle nuove tecnologie e promuovere programmi di ricerca e di sviluppo per rispettare la soglia di 95 gr per Km che ci si è prefissati di raggiungere entro il 2010.
Queste considerazioni sono state al centro della tavola rotonda che si è svolta a Torino durante la manifestazione “Uniamo le Energie”e che ha visto come interlocutori Andrea Bairati, Assessore alla Ricerca, Energia e Industria della Regione Piemonte, Fabrizio Barbaso, Deputato della Commissione Europea, Alessandro Battaglino, Amministratore Delegato di Environment Park, Guido Bolatto, Segretario Generale della Camera di Commercio di Torino, Giovanni Cipolla, responsabile innovazione di General Motors, Nevio di Giusto, Amministratore Delegato del Centro Ricerche Fiat, Marco Gilli, Prorettore Politecnico di Torino e Fabio Orecchini, docente di Sistemi Energetici a “La Sapienza” di Roma.
Tra le possibili alternative agli odierni e piuttosto inquinanti mezzi di locomozione, si è parlato di auto elettriche e auto a idrogeno. Alternative sicuramente interessanti ma che comportano tuttavia alcuni problemi di non immediata soluzione. L’auto elettrica ad esempio è alimentata a batterie e una batteria ha, innanzitutto, un costo elevato, un peso considerevole e un’autonomia limitata. A ciò si aggiunga il fatto che per ricaricare 700 milioni di batterie, le centrali elettriche verrebbero sovraccaricate con conseguente rischio di corto circuito.
Anche l’auto a idrogeno non può essere una valida soluzione in quanto l’idrogeno è un vettore: deve quindi essere prodotto consumando energia fornita da altre fonti che, per ridurre l’impatto ambientale, devono essere rinnovabili. Ad oggi queste due tipologie di auto non possono dunque essere considerate la soluzione definitiva al problema dell’inquinamento ma richiedono ancora molti studi e investimenti.
Ecco che diventa di fondamentale importanza la creazione di un canale diretto tra istituzioni, centri di ricerca e centri di produzione. Il costo di una nuova tecnologia deve essere sostenibile anche e soprattutto per chi la deve comprare: la rete di rifornimento dell’idrogeno o dei punti di ricarica delle batterie deve essere capillare, ed il knowhow impiegato per la realizzazione della vettura non deve avere costi proibitivi. Le istituzioni devono fare la loro parte, ad esempio promovendo i servizi e le infrastrutture che possano portare alla diffusione del progetto su larga scala. Gli standard europei Euro1, Euro2, Euro3 etc. sono solo un primo step verso la cosiddetta greencar ma la strada è ancora lunga.
Come ha recentemente sentenziato il Presidente Obama “l’automobile è un valore dal quale non possiamo prescindere”. Proprio per questo motivo è necessario un crescente impegno per tutelare l’atmosfera dalle emissioni di CO2.
Ilaria Burgassi