La Svezia etichetta i cibi inquinanti
L’attenzione alle calorie passa in secondo piano, almeno in Svezia, dove, sugli scaffali dei supermercati, compariranno le prime etichette a segnalare le emissioni di Co2.
La Swedish National Food Administration (Slv) ha sottolineato infatti la necessità di rendere il consumatore consapevole della quantità di gas serra generati dalla produzione degli alimenti acquistati.
Il trasporto, le tecniche di coltivazione e produzione, i macchinari per il confezionamento rendono alcuni cibi più eco-compatibili di altri e, mettendo nel carrello solo prodotti a basso imapatto ambientale, si potrebbero ridurre dal 20 al 50% le emissioni derivanti dal settore alimentare.
Un esempio? In Svezia il consumo di carne arriva a toccare i 65kg annui pro-capite. Considerando che la carne è il cibo con il più elevato impatto sull’ambiente, occorrerebbe, secondo l’Slv, consumarne meno e scegliere possibilmente carni di pollo o di maiale: per far arrivare nel nostro frigorifero un chilo di manzo, infatti, si provoca un’emissione di gas serra dieci volte superiore a quella emessa per un chilo di pollo.
Naturalmente lo stesso discorso è valido per frutta e verdura, meno impattante se “di stagione” e coltivata senza l’utilizzo di serre.
Le raccomandazioni sono state raccolte in una serie di guidelines, un abbecedario del buon consumatore, presentato nel maggio scorso all’Unione europea tramite una proposta ufficiale.
Ilaria Burgassi