Investimenti nelle rinnovabili: nel 2012 calo di 20 miliardi. E ora si attende il voto USA
Nell’ultimo report del Worldwatch Institute “Continued Growth in Renewable Energy Investments” si fa il punto sullo stato degli investimenti nelle rinnovabili. Nel 2011, mentre in Europa divampa la crisi finanziaria, gli investimenti privati nelle rinnovabili appaiono ancora in forte crescita: il totale è di ben 257 miliardi, con un +17% rispetto all’anno precedente; erano 220 miliardi di Euro nel 2010. Inoltre, gli investimenti netti in nuova capacità produttiva per le rinnovabili hanno superato quelli per la produzione fossile, dimostrando ulteriormente l’importanza che giocheranno nel mix energetico del futuro.
Le rinnovabili si stanno “cementificando rapidamente come nuovo pilastro dello sviluppo del settore energetico”, si legge nell‘introduzione online del Worldwatch Institute. Per il 65% questi investimenti sono andati ai Paesi industrializzati, con un aumento del 21% tra il 2010 e il 2011; mentre solo 89 miliardi hanno raggiunto i Paesi emergenti, con un più modesto aumento del 10% rispetto all’anno precedente. Di questi, Cina, India e Brasile da soli hanno incamerato 71 miliardi: l’India in particolare risulta essere lo stato con maggior tasso di crescita: +62% in un solo anno. Ma è la Cina a confermare il primato per investimenti per le fonti pulite di energia per singolo paese: ben 52 miliardi. Da sottolineare l’avanzamento degli Stati Uniti, che con un +57% si classifica al secondo posto, con 51 miliardi.
Nel 2011 alcuni trend hanno contribuito allo sviluppo dei mercati dell’energia rinnovabile: innanzitutto, come già ricordato in un altro nostro articolo, l’anno passato verrà ricordato come quello in cui i costi per la componentistica del fotovoltaico sono crollati. Ma, mentre non è il primo anno che gli investimenti nel fotovoltaico superano quelli nell’eolico, è la prima volta che il margine è così ampio e che l’aumento degli investimenti è trainato dal fotovoltaico: 147 miliardi a fronte di 84 miliardi all’eolico. Al terzo posto si classificano biomassa e tecnologie di recupero di energia da rifiuti, con 11 miliardi, seguiti da 6 miliardi per il mini idroelettrico e solo 3 per la geotermia.
Quali prospettive, dunque, per il 2012? Nella prima metà del 2012 gli investimenti si sono fermati a 108 miliardi, 18 miliardi in meno dell’anno precedente: un segno che il tasso di crescita del 2011 difficilmente sarà mantenuto per l’anno in corso. “La IEA stima che l’investimento annuo medio in energie rinnovabili necessario a contenere il riscaldamento globale a 2° centigradi è di 235 miliardi all’anno fino al 2020. Similmente, la stima per fornire l’accesso all’energia universale è di 48 miliardi all’anno fino al 2030.” La stima totale degli investimenti sulle rinnovabili nel 2012 è difficile da pronosticare: da una parte la crisi finanziaria dei Paesi occidentali ha ristretto l’accesso al credito, ma l’uscita dal nucleare di Germania e Giappone, seguita da altri stati, potrebbe invece dare una forte sterzata. Inoltre, sarà decisivo l’esito delle elezioni statunitensi, dove si scontrano due visioni del futuro energetico: Romney si schiera chiaramente a favore dello sfruttamento intensivo delle fonti fossili, mentre Obama prospetta una trasformazione sulla linea della green economy e delle tecnologie energetiche pulite. La scelta degli elettori americani, ancora una volta, condizionerà il mercato mondiale.
Veronica Caciagli