Edilizia sostenibile: anche il cemento cerca la via per ridurre l’impatto
Il cemento, grazie ad innovazione e ricerca, sembra avere oggi una chance di ristabilire un dialogo con l’edilizia sostenibile. Mentre sono sempre di più le iniziative informative dedicate agli edifici a ridotto impatto ambientale di ogni genere e tipo (le ultime, Smart Village e Green Home Design hanno aperto oggi a Milano, nell’ambito di MADE Expo), il fatto che Italcementi, quinto produttore di cemento a livello mondiale, ri-orienti una buona parte della propria attività secondo criteri di sostenibilità ambientale, è una notizia positiva. Il gruppo di Bergamo controllato dalla famiglia Pesenti ha infatti inaugurato, negli ultimi mesi, all’interno del polo scientifico-tecnologico Kilometro rosso, il nuovo centro di ricerca e innovazione i.lab, e il parco agricolo circostante i.land, entrambi improntati ad un’idea di responsabilità ambientale. Un investimento totale di 40 milioni di euro “da considerare nell’ottica – chiarisce Enrico Borgarello, direttore Ricerca e Innovazione di Italcementi – del continuo avanzamento della nostra ricerca per la realizzazione di prodotti sempre all’avanguardia per l’architettura sostenibile”.
La grande struttura dell’i.lab, progettata dall’architetto statunitense Richard Meier, è stata costruita rispettando gli standard LEED (Leadership in Energy and Environmental Design), e ha addirittura ottenuto la certificazione Platinum, il grado più alto di valutazione in materia energetica e ambientale degli edifici. “i.lab – spiega Borgarello – risponde a severi requisiti di efficienza energetica, che consentono di ottenere un risparmio di energia fino al 60% in più rispetto a un edificio tradizionale di pari dimensioni e destinazione d’uso, grazie alle modalità di costruzione adottate, ai materiali utilizzati nell’involucro e all’impiego di energie rinnovabili”. L’energia è fornita da 420 pannelli fotovoltaici, che permettono una produzione annuale pari a 96.000 kilowattora, con un risparmio annuo complessivo di 52 tonnellate di CO2; mentre i 50 metri quadrati di pannelli solari termici soddisfano il 65% del fabbisogno annuo di acqua calda. Un impianto geotermico contribuisce a riscaldamento e raffreddamento, con un risparmio energetico, rispettivamente, fino al 50% nel primo caso e fino al 25% nel secondo.
Ad alcuni mesi dall’apertura del mega laboratorio, il 31 agosto scorso è stato inaugurato anche i.land, un parco che abbina le aree ornamentali ad altre coltivate, secondo i criteri della sostenibilità e della salvaguardia delle varietà antiche. “Un noto paesaggista cinese – spiega Maurizio Vegini, agronomo e titolare dello studio bergamasco GPT, che ha realizzato il progetto – ha messo le risaie nel parco di un college universitario, utilizzando l’agricoltura a scopo ornamentale. L’idea è nata da lì, anche se noi abbiamo molto arricchito il concetto, integrandolo con il recupero di varietà tradizionali e la sostenibilità”. Accanto a un giardino pensile e a un’area a Sud, pensata per offrire un luogo accogliente per i dipendenti e ospitare eventi, ci sono gli spazi agricoli, coltivati con metodo biologico: il frutteto con varietà di meli, peri antichi e lamponi selezionati da Slow Food, che si occuperà anche della gestione, e l’area a seminativo, con varietà antiche di mais bergamasco, curata dall’Unità di Ricerca Nazionale per la Maiscoltura.
Nel laboratorio le ricerche si concentreranno su nuovi processi, come la riduzione delle emissioni degli impianti, e materiali, per esempio cementi realizzati usando materie prime rinnovabili. Alcuni prodotti innovativi dei laboratori Italcementi sono già stati utilizzati per i.lab e i.land, dal cemento fotocatalitico “mangiasmog” a quello drenante, formulato senza agenti inquinanti, che restituisce al terreno le acque piovane.
Parte importante della politica di sostenibilità dell’azienda è poi la riqualificazione delle cave ormai esaurite: “L’obiettivo è arrivare al 100% delle cave, con un piano di riabilitazione entro il 2015. Il Gruppo – continua Borgarelli – vuole dare ‘nuova vita’ alle ex aree estrattive prendendo in considerazioni anche eventuali conversioni produttive all’insegna della sostenibilità. In questo senso, un esempio è la riqualificazione di un cava di oltre 20 ettari a Guiglia, in provincia di Modena, e la sua trasformazione in impianto fotovoltaico”. Ma la sperimentazione più curiosa è sicuramente quella in corso nella cementeria francese di Gargenville, dove si stanno coltivando microalghe in grado di catturare la CO2: la biomassa viene poi utilizzata per la produzione di biocarburante o di energia.
Veronica Ulivieri