Consigli per ecomamme, 8° puntata: vestire eco ed etico
Un paio di mesi appena. Di fronte alla sconfortante e breve durata del primo paio di scarpe di un bambino, ci siamo risolti a frequentare il mercato dell’usato versione baby. Perchè le scarpette in questione, con plantare e bordi in pelle, scelte con cura tra le marche più consigliate (Naturino), dal costo pari a quelle per adulti, indossate tre volte soltanto, erano già piccole e da sostituire quando erano ancora perfette e indistinguibili. Ben vengano allora i mercatini e negozi dell’usato, ormai sempre più specializzato e affidabile, anche con punti vendita in franchising. Vi si trovano solo capi in buono stato, talvolta in condizioni eccellenti o addirittura mai usati (col cartellino ancora attaccato). Le scarpe sono ad esempio un articolo che i bambini fino ai 12- 15 mesi difficilmente consumano, non camminando ancora. Coprono loro i piedi ma restano intonse e indeformate. Praticamente nuove. I prezzi di scarpe e pantofoline nei mercatini variano da pochi euro fino agli oltre trenta, a seconda dei materiali (se di tela leggera costano meno di stivaletti in pelliccia), della conservazione, del marchio.
Ci sono tuttavia articoli di vestiario che invecchiano rapidamente con l’usura ed i lavaggi, per cui non tutto si può comprare usato. Ma è anche vero che a volte si preferisce acquistare nuovi determinati capi, come l’intimo, per la delicatezza della pelle del bimbo o per poterli passare ancora utili a fratelli e sorelle più piccoli.
Oltre al riuso, pratica radicalmente ecologica, per assicurare il benessere del bambino si può ricorrere ad articoli di vestiario in fibre naturali da agricoltura biologica, come lana e cotone biologici, canapa e bambù. Esistono inoltre anche capi nati da fibre riciclate e pelle rigenerata. Le principali catene di abbigliamento per bambini, come Prénatal, hanno già da qualche anno una linea di bodies, bavaglini, calzini e berretti in organic cotton, dal packaging volutamente “ruvido”, cartonato e con fiocco di spago. Per orientarsi tra i tanti marchi ecologici il sito Acquisti verdi propone una guida facile che abbraccia i principali loghi dell’agroalimentare biologico, di cosmesi e detergenti per la casa, agriturismi, tessuti. Per quest’ultima voce, in particolare, è citato il marchio Aiab. L’Associazione italiana agricoltura biologica certifica solo un tessuto che “non ha subito processi di sbiancamento a base di cloro e che nel processo di tintura e stampa non ha ricevuto sostanze contenenti metalli pesanti quali nichel, cromo, rame, cobalto”. Non solo, nel suo disciplinare Aiab prevede che i tessuti siano ottenuti da fibra naturale biologica prodotta conformemente al Regolamento europeo 834/07 sull’etichettatura dei prodotti biologici.
Non è affatto scontato, purtroppo, che un capo d’abbigliamento ne sia privo: recentemente Greenpeace ha denunciato l’uso di sostanze cancerogene e tossiche da parte di venti grandi aziende, tra cui marchi prestigiosi del made in Italy. L’elenco completo è nel report on-line dell’associazione.
Meglio quindi informarsi, leggere le etichette, e selezionare accuratamente ciò che verrà a contatto con la nostra pelle. A Fa’ la cosa giusta!, la fiera di Milano sul consumo critico e stili di vita sostenibili, con una sezione dedicata ad abiti, accessori, tessuti e materie prime per il confezionamento, Coccolestore, il primo e-shop per neonati con capi fatti a mano, ha presentato Coccol.ekò, la nuova linea realizzata interamente in cotone biologico certificato. Nella collezione, il colore dei capi, nelle tre tonalità “Natural Color”, è determinato dalla selezione dei semi del cotone. “Coccolestore nasce da un team con oltre 40 anni di esperienza nella produzione di articoli per i più piccoli” rende noto l’azienda. “Tutti i capi vengono realizzati da personale dipendente nel laboratorio artigianale alle porte di Vigevano, utilizzando esclusivamente materiali italiani, controllati e anallergici” sottolineano. I vestiti sono inoltre personalizzabili: dalla scelta del colore, a quella del materiale, al motivo o al nome da ricamare. Ogni capo viene creato a mano e successivamente spedito in tutta Italia in soli 2-3 giorni lavorativi. Coccol.ekò può vantare tessuti certificati, di alta qualità e di sicura provenienza, nel rispetto dell’ambiente e dell’etica del lavoro.
Tra i tanti siti web che propongono capi di vestiario biologici, il portale The green road , che si dichiara alimentato con energia eolica, propone t-shirt bio con certificazione internazionale Oeko test standard 100, rilasciata ai prodotti tessili che “non contengano o rilascino sostanze nocive alla salute”.
Filobio è invece un’azienda di Grinzane Cavour (Cuneo) che produce in India e vende sia on-line sia tramite negozi. I suoi capi sono di cotone biologico “certificato da Control union certification (ex SKAL), con tinture che non utilizzano metalli pesanti o ammine aromatiche e parti in metallo (bottoni, cerniere) prive di nichel”. Inoltre, nel finissaggio del capo non ci sono formaldeide e resine plastiche né viene mai impiegato Pvc. La cooperativa indiana che produce i capi Filobio vanta la certificazione EKO Sustainable Textile (GOTS) e Social Accountability 8000 per le condizioni di lavoro etiche.
“Fatti di canapa” propone linee di abiti, materie prime, borse e accessori, olio di canapa e capi fatti a mano. Tutti rigorosamente in questa fibra, “naturale al 100% poiché non ha bisogno di pesticidi o diserbanti per crescere” si legge sul sito, che elenca anche le altre proprietà della canapa: resistenza agli strappi, scarsa infiammabilità, elevata igroscopia, buon isolamento termico e schermatura dei raggi solari nocivi. Il prodotto non è in vendita sul sito, che però indica punti vendita praticamente in tutta Italia.
Ekru, infine, è un’azienda di Milano che produce da poco più di dieci anni abiti e sciarpe in canapa, bamboo, cotone e lino biologici, oltre una linea per la casa. Anche Ekrù era presente lo scorso mese a “Fa’ la cosa giusta!”, con la sua produzione esclusivamente made in Italy e garantita lungo tutto il ciclo produttivo. I filati utilizzati sono “tutti certificati, nonchè coltivati senza l’utilizzo di pesticidi o diserbanti” si legge sul loro sito.
Cristina Gentile