Verso un ecosistema della conoscenza
In occasione della sua partecipazione al Festival della Scienza di Genova, nell’ambito del dialogo Biodiversità e biodiversità nascosta (venerdì 5 novembre, ore 18.30), pubblichiamo in esclusiva l’intervento di Xavier Le Roux, direttore della Fondazione Francese per la Ricerca sulla Biodiversità.
Tradizionalmente, la biodiversità è rappresentata da specie emblematiche o da habitat particolari che è necessario proteggere.
Oggi giorno, tuttavia, è sempre maggiore il numero di esperti che riconosce che la biodiversità non si limita a questo. La definizione di “biodiversità” è associata sia al concetto di biodiversità ordinaria sia ai servizi ecosistemici, ossia le funzionalità e le interazioni degli organismi viventi: l’impollinazione da parte degli insetti, la fertilizzazione dei terreni eccetera. La biodiversità è un concetto globalizzante, del quale fanno anche parte l’uomo e tutte le sue attività. Non è un campo riservato alle scienze della vita, ma interessa numerose discipline come l’ecologia, la microbiologia o l’ecofisiologia; anche le scienze umane, l’economia, la filosofia, la sociologia e il diritto, per non citarne che alcune, partecipano agli sforzi della ricerca. Per vocazione, la biodiversità è votata all’interdisciplinarietà.
I progressi scientifici avvenuti negli ultimi anni hanno migliorato considerevolmente la nostra conoscenza del mondo vivente: nel mondo ogni anno, per quanto riguarda la tassonomia, sono scoperte più di 10.000 nuove specie; in aggiunta gli avanzamenti della filogenesi, lo studio dei legami parentali tra gli organismi, hanno permesso di comprendere sempre meglio le dinamiche della biodiversità e dell’evoluzione. Studiando la diversità biologica gli scienziati sono stati in grado di fornire elementi che guidano la conservazione delle specie tramite, per esempio, la definizione di “punti caldi” o hotspot di biodiversità [regioni biogeografiche in cui vive la maggior parte della biodiversità; attualmente al mondo ne sono state classificate 34, N.d.T.].
Uno dei maggiori contributi della ricerca scientifica consiste nell’aver evidenziato i servizi forniti dagli ecosistemi: grazie a una visione funzionale, è stato possibile sottolineare le relazioni molto vincolanti che esistono con le attività dell’uomo; i ricercatori, inoltre, hanno gettato le basi per un’analisi e una quantificazione della biodiversità. Sta iniziando una nuova riflessione sulle nostre relazioni con la natura, e non è più possibile, oggi, tenere distinti il futuro dell’uomo da quello della biodiversità.
E’ importante a questo punto affrontare un’altra questione nodale: quella delle biotecnologie e dello sfruttamento delle cosiddette “risorse genetiche”. Oggigiorno infatti esistono tecnologie ispirate dagli studi sulla biodiversità che si sviluppano nella ricerca genetica ma anche nella manipolazione di organismi e di ecosistemi; l’imitazione della natura, o biomimesi, ha portato a molti risultati, tra cui quello ben noto del velcro [ispirato dai piccoli uncini dei fiori di bardana, N.d.T.]. La biodiversità è una sorgente di innovazione incredibile, e ancora molto resta da scoprire.
La Francia ha creato una struttura innovativa, la Fondazione per la Ricerca sulla Biodiversità (FRB), che ha come missione la promozione della ricerca sulla biodiversità e la diffusione delle conoscenze in merito. E’ un punto di convergenza tra i diversi attori scientifici (gli istituti di ricerca pubblici) e quelli sociali. Oggi ne fanno parte 120 strutture: associazioni per la protezione della natura, aziende e altri organismi che si sono riuniti per sviluppare insieme strumenti che valorizzino e preservino la biodiversità. Alcuni hanno una visione piuttosto lineare di questa relazione tra scienza e società: gli attori sociali formulano una domanda e la scienza, “nella sua grande saggezza”, dovrebbe essere pronta a fornire una risposta. In realtà le cose non funzionano in questo modo. La Fondazione ha adottato procedure interattive e iterative addirittura nel caso dei programmi scientifici, in cui gli attori sociali e scientifici trovano il modo di accordarsi: nel corso dei progetti, i ricercatori beneficiano dell’esperienza di chi viene dal mondo delle imprese e questi scambi favoriscono la diffusione delle conoscenze. Potremmo proprio affermare che si tratta di un ecosistema della conoscenza.
Xavier Le Roux
Traduzione e adattamento dal francese di Eva Filoramo