Verso Rifiuti Zero: a Capannori “più differenzi meno paghi”
Quasi 46mila abitanti, un percentuale di raccolta porta a porta che supera l’80%, 30% di riduzione del volume di rifiuti prodotti, un risparmio di oltre 1,5 milioni di euro e 60 nuovi posti di lavoro. Sono questi i numeri che raccontano la storia di Capannori, comune in provincia di Lucca, primo in Italia ad aderire alla strategia Rifiuti Zero che punta dritto al 2020 come anno nel quale riuscire a non produrne più.
“Dal 2006 abbiamo iniziato la raccolta porta a porta e in sei anni siamo passati dal 30% all’80%. Però non ci bastava più e guardando ad altri esempi, come la città di San Francisco, abbiamo deciso di adottare la strategia Rifiuti Zero. Dal 1° gennaio 2013, poi, abbiamo applicato la tariffa puntuale, ovvero più differenzi, meno paghi e nelle prime frazioni dove abbiamo sperimentato la raccolta differenziata ha raggiunto il 90%”. Alessio Ciacci, 32 anni, è assessore all’Ambiente e alla Partecipazione del Comune di Capannori dal 2007. Anima della strategia dei rifiuti di Capannori, è stato appena eletto Personaggio Ambiente Italia 2012. Gira l’Italia per raccontare la storia straordinaria del suo Comune che nel contesto nazionale, dove la differenziata è al palo e viaggia a tre velocità – 49,1% a quota di raccolta differenziata di rifiuti urbani al Nord, 27,1% al Centro e 21,2% al Sud (Rapporto Ispra sui rifiuti urbani 2012) – rappresenta una punta di eccellenza copiata da altri 120 comuni che fanno parte della rete di Rifiuti Zero, che significa arrivare al riciclo totale degli scarti. Differenziare, però, non basta. Bisogna ridurre la produzione di rifiuti. “Abbiamo messo in campo 15 progetti che incentivano la riduzione di produzione di rifiuti, dando contributi per esempio ai commercianti che riducono gli imballaggi. Abbiamo messo in città distributori di latte, acqua e detersivi alla spina e siamo riusciti a ridurre il volume complessivo dei rifiuti del 30%”. Tra le iniziative del Comune ci sono anche le piantagioni di canapa: cento ettari coltivati a cannabis sativa, utilizzata per creare pannelli isolanti che per costruire delle case, ma anche materiale per realizzare mobili. È eco-friendly, perché non inquina, non necessita di tanta acqua e di pesticidi.
Poi, serve riutilizzare. Il team operativo del progetto “Passi concreti verso Rifiuti Zero” ha condotto uno studio sull’utilizzo delle capsule del caffè. Il risultato è stato che solo a Capannori se ne consumano ogni anno 750mila, pari a 9 tonnellate di rifiuti indifferenziati (un miliardo le capsule gettate ogni anno in Italia). “Abbiamo scritto una lettera aperta alla Lavazza – racconta l’assessore di Capannori – perché le capsule non possono essere differenziate. Loro ci hanno risposto e coinvolto in un progetto che prevede la revisione delle capsule per renderle divisibili e quindi riciclabili”.
All’inizio, ricorda Ciacci, i cittadini erano reticenti, perplessi e intimoriti “soprattutto per la paura dei rifiuti abbandonati. Noi abbiamo organizzato degli incontri, delle assemblee pubbliche, nei bar, nelle parrocchie, anche nei condomini condividendo così con le persone quella che anche per noi era una sperimentazione. I cittadini sono diventati protagonisti, hanno organizzato anche loro degli incontri, distribuivano materiale informativo casa per casa spiegando a loro volta il nuovo sistema. Per questo è cresciuto il gradimento”. Questo è stato anche dimostrato dall’ Università la Sapienza di Roma con lo studio “Il riciclo e le best practices” condotto da un gruppo di ricercatori della facoltà di Scienze della Comunicazione che ha preso in esame Capannori, Roma e Salerno per capire il gradimento della popolazione sulla raccolta domiciliare. Secondo lo studio, Capannori è risultato il miglior caso con il 94% della popolazione soddisfatta del servizio di raccolta e il 98,6% degli abitanti del comune sono stati informati attraverso materiale spedito a casa, mentre il 46% ha partecipato attivamente a riunioni e assemblee pubbliche. Oggi, quindi il 99% della popolazione capannorese pratica regolarmente la raccolta differenziata.
La strada verso i Rifiuti Zero è quindi imboccata: “Ci siamo vicini, ma il nostro obiettivo è soprattutto ciò che facciamo per arrivarci. Dobbiamo ridurre la produzione dei rifiuti, riuscire a recuperare anche quel 10% che trattiamo come indifferenziato. Da solo il Comune non può farcela, la Provincia di Lucca sta costruendo un impianto per recuperare il materiale e riutilizzarlo in alcuni settori come l’edilizia. Occorre abbandonare il concetto di rifiuto tutto occidentale della vita e morte della materia. Bisogna pensarla in senso circolare, in questo modo si riduce l’impatto sulla terra: alcuni ricercatori hanno dimostrato come questo porterebbe a una diminuzione del 40% dell’impatto sull’ambiente”. Ma oltre i risultati, la soddisfazione è vedere che altri seguono l’esempio di Capannori: “Siamo 120 Comuni in tutto il Paese, per un totale di quasi tre milioni di abitanti che differenziano e puntano ai rifiuti zero. Questo risultato è la soddisfazione maggiore”.
Marta Rossi