Ricerca Symbola: in Veneto sempre più green economy
Per viaggiare lungo il “Veneto delle qualità” – parafrasando il titolo della ricerca presentata nei giorni scorsi a Padova - si passa inevitabilmente per la green economy. O meglio, per le quasi 34mila imprese venete che nell’ultimo triennio hanno investito nei settori green (il 24% di quelle della regione, il 10% rispetto alle italiane). Un dato, sugli investimenti in prodotti e tecnologie ecosostenibili, che fa salire il Veneto al secondo gradino del podio, dopo la Lombardia, nella classifica nazionale delle aziende che puntano a coniugare sviluppo e ambiente.
Curato da Fondazione Symbola e Federparchi in collaborazione con eAmbiente e con il contributo della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, lo studio traccia una panoramica dei principali settori dove è in atto la rivoluzione verde, fotografando in primo piano venti aziende modello. Se non stupisce che a farla da padrona siano i settori più direttamente legati alla gestione ambientale, fonti rinnovabili, risparmio energetico e trattamento dei rifiuti, colpisce che in quella regione (un tempo definita locomotiva del Nordest, spesso incurante del proprio paesaggio naturale e della salubrità dell’ambiente), a convertirsi in chiave ecologica siano anche moltissime piccole e medie imprese manifatturiere. «Protagonisti di questo processo di riqualificazione – ha commentato il presidente di Symbola Ermete Realacci presentando la ricerca – sono, tra gli altri, i settori del Made in Italy, in cui la regione è più specializzata: dal legno-arredo alla concia, dall’agricoltura alla meccanica. Da questo punto di vista, il Veneto ben rappresenta la trasversalità della green economy».
È il caso del distretto vicentino della concia, caratterizzato in passato da un forte impatto ambientale. Nella Valle del Chiampo, nel Vicentino – 130 km di distretto in cui si lavora il 50% della produzione italiana di pellame – le imprese si sono messe in rete per fare ricerca nel settore delle biotecnologie e dei sottoprodotti della concia, limitando le criticità tradizionali del settore, come la gestione delle acque, le emissioni in atmosfera e la produzione dei rifiuti. I risultati si vedono. Non è un caso che, ad esempio, negli ultimi dieci anni la quantità di cromo, principale sostanza conciante, nell’acqua si sia dimezzata, arrivando a valori dieci volte sotto il limite di legge.
A distinguersi anche il distretto del condizionamento e della refrigerazione industriale. La sua capacità produttiva sfiora il 60% di quella europea, con grandi gruppi come Riello o Climaveneta, e punta all’efficienza energetica attraverso impianti capaci di funzionare con il 15% di fluido refrigerante in meno e il 20% in meno di energia. Oltre alla sostituzione del fluido sintetico con fluidi naturali.
Altri esempi virtuosi si trovano anche nella filiera del legno-arredo, 12mila aziende e 70mila addetti. Nuovi materiali messi a punto dalle aziende sono in grado di ridurre gli inquinanti, come il paperstone della vicentina Sbabo Cucine. Il nuovo materiale è composto da fibre riciclate e resine non derivanti dal petrolio a base di acqua e gusci di anacardi, è durissimo, lavabile e resistente al calore. Design e processi ecocompatibili sono stati protagonisti anche di 15 progetti per produrre materiali lignei innovativi, come novo legno, composto da cellulosa e lignina in grado di adattarsi all’uso in ambienti acquatici. Una prima sperimentazione del suo utilizzo è stata fatta a Venezia, nella costruzione dei pontili di alcuni vaporetti di linea.
Anche i parchi naturali e l’agricoltura sono stati oggetto dell’indagine di Symbola. Grazie al Programma di Sviluppo Rurale della Regione, tra 2008 e 2011, 2.300 aziende agricole hanno investito in energie rinnovabili, risparmio energetico e riconversione di impianti e sistemi di irrigazione, mentre 5.400 imprese hanno introdotto pratiche agricole ecocompatibili, come il biologico, l’agricoltura “blu”, l’ottimizzazione della fertilizzazione organica. Tra i casi analizzati, si possono citare il primo impianto a biogas realizzato in Veneto da un’azienda zootecnica veneziana, i laboratori di trasformazione gestiti da piccoli imprenditori anche “casari” e affinatori di formaggi nel vicentino, la produzione agroalimentare a km zero non solo dei farmer’s market ma anche industriale. Ne è esempio la trevigiana Jolly Sgambaro, unico pastificio italiano certificato che produce pasta con grano duro coltivato nel territorio, riducendo i trasporti dal campo all’impianto di lavorazione, e adottando fasce boschive tampone.
Nel seminario di presentazione del quaderno di Symbola, Giampiero Sammuri, presidente di Federparchi, ha sottolineato come questi esempi testimonino come la tutela ambientale sia prima di tutto volano di sviluppo e chiave di volta per uscire dalla crisi. «Si percepisce fortemente che gli stessi consumatori e i turisti guardano sempre di più a questi elementi di ecocompatibilità – ha detto – Gli stessi parchi naturali non devono più essere visti come mera conservazione museale della biodiversità, non perché la biodiversità non sia importante ma perché sulla valorizzazione di questa si può costruire lo sviluppo economico di un territorio, basti pensare alle reintroduzione di molti prodotti tipici che rischiavano di scomparire».
Puntare sulle tecnologie verdi significa, in altre parole, rialzare la testa e rimettersi in moto per contrastare la recessione economica che, anche in Veneto, nell’ultimo triennio non ha risparmiato imprenditori e lavoratori. Su questa linea d’onda, ai primi di gennaio, a Vicenza si è riunita la Rete GreeNordEst. Spinti della consultazione pubblica sulla “Strategia energetica nazionale” (SEN), proposta dal Ministero dello Sviluppo Economico, una ventina di imprenditori del Triveneto che operano nel campo delle energie alternative, dell’efficienza energetica e della gestione delle reti hanno sottoscritto un documento condiviso che getta le basi per una pianificazione sostenibile a livello nazionale da qui al 2050. Tra le priorità su cui puntare suggerite al ministero, ci sono il progressivo processo di decarbonizzazione e abbandono delle fonti fossili, la riduzione dei costi dell’energia grazie alla maggiore indipendenza energetica del Paese, lo sviluppo del sistema produttivo con la conseguente creazione di posti di lavoro grazie a innovazione tecnologica e sviluppo di nuove filiere e la valorizzazione del sistema delle smart city.
Alessandra Sgarbossa