Corepla: la seconda vita della plastica, dopo il riciclo
La plastica è un materiale resistente, ma come molte invenzioni umane, deve essere utilizzata, e poi smaltita, con cura. Proprio per la sua durabilità, gli oggetti in plastica hanno assolutamente bisogno di essere opportunamente separati per essere avviati alla raccolta differenziata. Cosa avvenga però a quella plastica dopo che l’impresa di rifiuti urbana l’ha raccolta, è un processo ignoto a molti di noi: ce lo ha spiegato Gianluca Bertazzoli, Responsabile Comunicazione e Relazioni Esterne del Consorzio Nazionale per le Filiera degli Imballaggi in Plastica (Corepla) nell’appuntamento online “Gocce di sostenibilità“, ideato dal Kyoto Club.
La raccolta dei materiali è una realtà piuttosto sviluppata in Italia: si stima che la raccolta di plastiche raggiungerà un obiettivo di 700.000 tonnellate nel 2012.”La raccolta differenziata, ma soprattutto quello che viene dopo – spiega Bertazzoli – è una realtà che produce ricchezza: un vero e proprio sistema industriale.” Le materie plastiche vengono infatti lavorate per tornare ad essere una nuova materia prima (“materia prima seconda“, per la precisione).
Dopo la raccolta effettuata dai comuni, avviene una selezione e una separazione delle plastica più pregiata. Nella selezione, che si svolge in 35 impianti sparsi in Italia, la plastica è selezionata per polimero e, in alcuni casi, per colore: in realtà dovremmo parlare di plastiche, al plurale, perché esistono diversi tipi di plastica, ovvero polimeri, di cui quelli maggiormente utilizzati sono il PET, il polistirolo, l’HDPE.
Il materiale prodotto dalle plastiche più pregiate viene venduto in aste, il cui accesso è consentito ad aziende europee, in modo da garantire la tracciabilità dei rifiuti; il resto può essere utilizzato come combustibile, per esempio in cementifici. In Italia attualmente circa il 61% della plastica avviata al riciclo è recuperata, circa il 35% viene utilizzata invece come carburante e solo il 4% finisce in discarica.
A questo punto avviene il lavaggio e la macinazione, e successivamente la rigranulazione. Alla fine di questo processo abbiamo granuli o scaglie di plastica, che quindi non sono più classificati come un rifiuto, ma materia prima seconda. Con la plastica riciclata si fa di tutto: dalle bottiglie ai bauletti degli scooter, è ormai possibile utilizzare la plastica riciclata per qualsiasi oggetto.
Questa filiera industriale assicura inoltre preziosi fondi ai Comuni, che vengono pagati in base al costo del servizio, come differenziale con il servizio di raccolta differenziata: il prezzo è in media di 250 Euro a tonnellata, ma con un materiale pulito si arriva a 300 Euro. Una bottiglia di plastica avviata al riciclo vale circa 5 millesimi di Euro.
Al momento è possibile riciclare solo gli imballaggi (con l’eccezione dei piatti e bicchieri usa e getta), che dal 1 maggio scorso possono essere avviati al riciclo in tutti i comuni d’Italia (anche se alcuni non hanno ancora modificato il materiale informativo). Gli unici piatti in plastica riciclabili sono quelli senza “materiali estranei” e relativamente puliti, il che complica la raccolta.
Dal 2007 il consumo di plastica è comunque in calo, un po’ a seguito della crisi economica, un po’ grazie a una riduzione del materiale utilizzato e a politiche di ecodesign, che permettono di avere gli stessi prodotti e imballaggi, ma con meno contenuto di plastica; poche, purtroppo, le iniziative per ridurre l’ammontare di rifiuti che produciamo. Quando ero piccola l’acqua, ad esempio, era in bottiglie di vetro, con il vuoto a rendere, come tutt’ora avviene in Germania e altri Paesi del Nord Europa. Sembra un ricordo di un passato lontano, che includeva un uso attento delle risorse. Adesso sembra anche un’utopia per un futuro più sostenibile.
Veronica Caciagli