Paolo Hendel, da Carcarlo a Dante contro lo spreco di acqua
Da Carcarlo Pravettoni ai personaggi storici simbolo di Firenze. Paolo Hendel smette i panni dell’“uomo con gli affari nel sangue ma non nel cervello” che lo ha reso famoso negli anni Novanta, ai tempi di Mai dire gol, per indossare quelli di Dante Alighieri, Francesco Petrarca, Leonardo da Vinci. Il risultato è, come sempre, divertentissimo, e il fine è nobile: sensibilizzare i cittadini a un utilizzo più oculato dell’acqua. Il comico fiorentino è infatti il protagonista della nuova campagna di Publiacqua – l’azienda che gestisce i servizi idrici in 49 comuni toscani – e Regione Toscana contro lo spreco, dal titolo “Acqua, usiamola a modino!”. Cartelloni, spot televisivi e radiofonici in cui Dante e Beatrice, Leonardo e la Gioconda, Petrarca e Laura sono tutti impegnati ad insegnare il risparmio e l’uso responsabile di questa risorsa, ma anche a sottolineare l’ottima qualità dell’acqua del rubinetto. “Oh Beatrice ma il rubinetto chiudilo, sprecona!” è l’esclamazione dell’autore della Divina Commedia per ammonire la sua musa (Chiara Francini) un po’ sbadata. Leonardo, intento a dipingere il suo capolavoro dice al suo aiutante: “Io dipingo a olio, l’acqua buona del rubinetto la bevo, non la spreco per la Gioconda! Hai capito, cervellone?!”. Così come Laura riprende il poeta sognante ma distratto che apre il rubinetto e guarda l’acqua scorrere: “Chiare, fresche, dolci…sì, finché ce n’è!”.
D) Paolo Hendel mette da parte il personaggio dell’imprenditore cinico e un po’ spietato e veste i panni di Dante per richiamare i cittadini a un utilizzo più oculato dell’acqua. Da dove è cominciato tutto?
R) Publiacqua mi ha chiamato per costruire insieme una campagna contro lo spreco dell’acqua. In Toscana, la mia regione, nonostante le piogge di questo periodo, gli invasi hanno un basso livello di acqua e d’estate c’è il rischio siccità. Insieme a Publiacqua, al regista Giancarlo Torri della Vertigo Film e al mio co-autore Piero Metelli abbiamo quindi pensato a questi spot, che vogliono avere una funzione sociale facendo ridere. Oltre agli spot con Dante, Petrarca e Leonardo da Vinci ce n’è in progetto un altro, per ora rimasto nel cassetto, con Girolamo Savonarola sul rogo che grida: “Aiuto, brucio! Acquaaa!!!”. E i fiorentini in coro: “Sì, con la penuria che c’è, figurati se la si spreca per te l’acqua!”.
D) Già un anno fa, per il portale E-coop, aveva realizzato altri spot su temi di valenza ambientale, dal riciclo della plastica all’uso delle sporte di tessuto…
R) Sì, per il portale della Coop ho impersonato Carcarlo Pravettoni, che è l’anti-Coop per eccellenza, l’incarnazione del mondo Coop al contrario. Nei vari spot pubblicizzava i suoi supermercati pieni di prodotti del tutto inutili e nocivi. La pubblicità costruita su una chiave comica è un modo efficace per far arrivare un messaggio. Di solito infatti lo spot è un’interruzione fastidiosa, ma se fa ridere diventa piacevole guardarlo, a maggior ragione se è di pubblica utilità come quelli contro lo spreco dell’acqua.
D) Segue da vicino le questioni ambientali, su cui sono basate le campagne a cui partecipa?
R) Sì, assolutamente. Già alcuni anni fa, per esempio, avevo partecipato a una campagna di sensibilizzazione contro gli incendi nei boschi. Cerco sempre di contribuire per quanto posso a progetti che abbiano un senso e che siano utili, come questi. Nel costruire la campagna di Publiacqua, io stesso mi sono un po’ guardato allo specchio e mi sono reso conto di comportamenti da correggere. Chiudendo il rubinetto mentre ci si lava i denti, per esempio, si risparmia acqua preziosa: chi lo lascia sempre aperto, ne consuma fino a 30 litri. E ancora, si può evitare un consumo eccessivo facendo più attenzione quando siamo sotto la doccia e quando laviamo la macchina, magari sostituendo il tubo collegato a un rubinetto sempre aperto con un semplice secchio.
D) I problemi ambientali, dalla carenza di acqua all’inquinamento, entrano poco nella satira, che spesso si occupa esclusivamente di politica. Perché secondo lei?
R) In quest’ambito, in realtà, è difficile distinguere la satira politica da quella non politica. Io parto sempre da qualcosa che non mi piace, o che mi fa paura o mi fa arrabbiare. Ridere delle cose brutte della vita, delle cose che non vanno per il verso giusto – e ce ne sono in abbondanza – diventa un modo per esorcizzarle: è una forma di igiene mentale, mi fa stare meglio.
Veronica Ulivieri