Niente perle ai PIIGS. Le previsioni 2013 di Siemens
Capire le strategie future di una multinazionale che fattura 78 miliardi di euro all’anno, nel mondo, è molto utile per comprendere le evoluzioni del mercato e le opportunità attese per il nuovo anno. La bussola l’ha fornita ieri, a Milano, Siemens Italia, in occasione della presentazione alla stampa dei dati finanziari dell’esercizio fiscale 2011-2012, che l’azienda ha chiuso a settembre, con un fatturato (italiano) in moderato calo (-5,5%, equivalente a 2,12 miliardi) e una flessione del 12,5% degli ordini, che si assestano a 2 miliardi.
Un calo frutto della crisi internazionale, particolarmente acuta nei cosiddetti paesi PIIGS (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia, Spagna), fanalino di coda di un’Europa letteralmente immobile nella crescita (0,0% secondo le previsioni Global Insight di luglio 2012) e destinata a dover fronteggiare la competizione del continente asiatico (in crescita del 4,6%), l’area MEAC (+3,6%) e le irriducibili Americhe (+2,3%).
Certo, non si vive di solo PIL, ma un manager che voglia far bene il proprio lavoro – ricorda l’amministratore delegato del branch Italia, Federico Golla – non può prescindere da questi dati e trarne le dovute conseguenze. Prima tra tutte: andare su quei mercati dove girano maggiori investimenti. Secondo: ristrutturare le proprie attività per adeguarsi velocemente ed efficientemente ai cambiamenti sempre più repentini del mercato. In definitiva, dunque, poche o nessuna “perla” per i “maialini” (i PIIGS appunto, secondo un infelice quanto calzante acronimo), che se non si svegliano e invertono la rotta rischiano di essere tagliati fuori dai grandi giochi internazionali.
“Il Governo Monti, criticato o osannato (non sta a me giudicare), ha fatto tante buone cose – chiarisce Golla – ma è un fatto che non sia riuscito a rilanciare l’economia. E’inutile illudersi con la storiella che potremo investire solo dopo aver ridotto il debito. Di questo passo non ci riusciremo mai”. Non a caso il settore Energia di Siemens Italia ha perso il 14,8%, in buona parte grazie anche al decreto del Quinto Conto Energia, che – come già evidenziato da altri operatori - ha ammazzato il settore del fotovoltaico da un giorno all’altro, secondo una politica schizofrenica, tipicamente italiana (troppo o niente), che rischia di minare la fiducia degli investitori con una continua instabilità normativa. Anche la nuova SEN (Strategia Energetica Nazionale), pur avendo colmato un vuoto di 25 anni, non ha ancora risolto il problema del bilanciamento del mix, dove il gas continua ad avere una posizione decisamente dominante. E’ significativo, a questo riguardo, che Siemens abbia deciso di “ritirarsi” dal mercato del solare (non solo fotovoltaico, ma anche termico e termodinamico), così come, per altro verso, dal business dell’acqua, con la decisione di cedere il ramo Siemens Water Technologies (depurazione e trattamento dei reflui), limitandosi a mantenere le competenze di ingegneria elettrica (soluzioni di automazione e azionamento per il controllo del ciclo idrico per municipalità e settore industriale).
Anche il promettente settore Infrastructure & Cities ha perso il 13%, perché, prosegue Golla “nonostante i numerosi annunci del ‘Piano Italia”, non si è visto un euro di nuovi investimenti in questo settore“. Siemens, in linea con un generale riposizionamento sulle attività core del Gruppo, prosegue tuttavia, con buon successo e investimenti in ricerca e sviluppo, sul fronte del supporto alle smart cities, attraverso progetti di smart grid e mobilità elettrica. Sarà di Siemens, ad esempio, l’innovativa “rete intellgente” che alimenterà, a livello sperimentale, l’Expo 2015, per poi essere applicata, negli anni successivi, alla città di Milano. E di Siemens Italia è anche la partnership con il campus universitario di Savona, dove l’azienda e i ricercatori dell’ateneo ligure studiano una smart grid da 10.000 abitanti di portata, che dovrà poi essere estesa all’intera Provincia di Savona.
Il Gruppo crede anche nel “vecchio” business ferroviario e ha recentemente acquisito l’inglese Invensys Rail, leader nell’automazione ferroviaria (software per segnalamento e controllo). Ma alla nostra domanda se l’ingresso in Italia di nuovi operatori (come la NTV del treno Italo) possa favorire una ripresa degli investimenti in questo ambito, Golla non cede a facili illusioni: “il settore in Italia sarebbe sicuramente da ammodernare, con notevoli investimenti, ma servono almeno 10-20 anni”. E soprattutto una volontà politica stabile di trasferire la maggior parte del traffico dalla gomma alla rotaia, che oggi conta meno del 4% nel mix dei trasporti nazionali.
Ci sono, comunque, anche buone notizie per la green economy. Il fatturato globale del Portfolio Ambientale di Siemens è cresciuto, nell’ultimo anno, del +10% a 33 miliardi di euro e di oltre il 50% dal 2008, segno che – seppur lentamente e tra mille difficoltà – le tecnologie “ecofriendly” continuano a tirare. Si intendono le soluzioni per l’efficienza energetica lungo l’intera catena di produzione e consumo (dagli impianti a ciclo combinato ai parchi eolici, fino alle tecnologie per la trasmissione energetica, i sistemi di distribuzione, le già citate smart grid e l’efficientamento degli edifici), che hanno valso a Siemens l’inserimento, per la prima volta, nel Dow Jones Sustainability Index come “gruppo industriale più sostenibile al mondo” nella categoria Beni e Servizi. Grazie anche al risparmio di 332 milioni di tonnellate di Co2 che i prodotti e le soluzioni dell’azienda hanno generato ai propri clienti.
Una nota finale dell’AD Golla consente di riportare la discussione e le previsioni dai numeri alle persone. A seguito della riforma Fornero l’azienda ha stralciato tutte le lettere di pre-pensionamento, rovinando qualche festa di addio ai dipendenti più anziani, ma non lasciandone nemmeno uno nel tunnel degli esodati. Eppure Siemens sembra non voler rinunciare nemmeno ai giovani, ai quali prospetta un’ambiente lavorativo (quello del progetto “Employer of Choice”), dove ad essere flessibili sono gli orari di lavoro e gli spostamenti fisici, più che i contratti: meno spostamenti forzati in auto, dunque, più spazio alla qualità della vita famigliare e responsabilizzazione individuale orientata al risultato finale (e non al tempo di occupazione della sedia). Anche così si fa sostenibilità in una grande azienda.
La crisi, secondo gli economisti (che dopo le batoste passate tendono ad essere più prudenti), potrebbe non terminare prima di 5 anni, ma Golla – dopo 31 anni in un’azienda che ne ha 110 di vita in Italia e 165 nel mondo – è più fiducioso e ne prevede meno. E studia come adeguare il ramo Italia al piano “Siemens 2014“, con cui il gruppo tedesco intende fare un bagno di umiltà, semplificare la governance “teutonica” e tornare a quello che sa fare meglio, ovvero alle proprie attività core nella meccanica e nell’elettronica applicate, principalmente, alle smart city, all’industria e al settore ospedaliero. Forte anche dell’adesione a un progetto come “Green Clean Market“, di Transparency International Italia, che ha una regola molto semplice, ma determinante: più un settore è nuovo e poco regolato (come la green economy), più ha bisogno di tutela per evitare corruzioni e frodi che, tra le varie conseguenze, hanno anche quella di drogare il mondo del business e impedire un’evoluzione meritocratica del mercato del lavoro.
Andrea Gandiglio