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La ricerca porta buoni frutti. Il caso Agroinnova

I professor Angelo Garibaldi nelle serre di Agroinnova a GrugliascoSi è tenuto oggi, nell’aula magna dell’Università di Torino, il workshop internazionale “Plant Disease Management: 50 Years of Challenges” (La gestione delle malattie delle piante: 50 anni di sfide), in occasione del ritiro dall’insegnamento del Prof. Angelo Garibaldi, presidente e grande animatore – insieme all’allieva Maria Lodovica Gullino – di Agroinnova, il Centro di Competenza per l’Innovazione in campo agro-ambientale della Facoltà di Agraria.

Un caso di eccellenza, quello di Agroinnova e dello spin-off AgriNewTech – il braccio operativo per la ricerca applicata, presentato a giugno scorso – confermato dall’assegnazione, nei giorni scorsi, di quattro nuovi progetti europei, tre dei quali coordinati direttamente dal centro torinese e co-finanziati dalla Regione Piemonte, per un valore complessivo di 5 milioni di euro.

Un risultato, ci spiega la professoressa Gullino, ottenuto anche grazie alla capacità dimostrata, nei progetti precedenti, di saper gestire con rigore e trasparenza i fondi pubblici, attraverso una collaborazione costante tra ricercatori e amministrazione e  una puntuale rendicontazione delle spese, piuttosto rara nel panorama italiano del “prendi i soldi e scappa”.

I progetti regionali, nati nel contesto dei Poli di Innovazione con l’obiettivo di sviluppare sistemi alternativi a quelli tradizionali per la difesa delle coltivazioni e nuovi materiali biodegradabili, fanno riferimento, nei primi due casi, al Polo per la Chimica Sostenibile gestito dal Consorzio Ibis, mentre, nel terzo caso, al Polo Agroalimentare di Tecnogranda, realtà ormai affermate sul territorio.

In particolare, il progetto sul basilico piemontese vede coinvolta l’azienda sementiera Olter e l’intera filiera produttiva nello sviluppo di una nuova varietà naturalmente più resistente alle malattie, che consentirà alla Saclà di utilizzare, nella produzione dei propri sughi, unicamente materia prima locale dell’alessandrino, a “km. 0”, senza dover ricorrere all’importazione.

Particolarmente interessanti anche i progetti che fanno capo al Polo per la “chimica verde”, nel quale sono coinvolte le aziende novaresi Novamont e Isagro. Il primo prevede lo sviluppo di nuovi materiali biodegradabili, utilizzabili in agricoltura, mentre il secondo punta addirittura a utilizzare il silicio di recupero (principale componente degli impianti fotovoltaici) per sviluppare, mescolandolo a soluzioni nutritizie, una migliore resistenza delle piante a organismi patogeni.

Ne abbiamo parlato, a margine dell’incontro con i giornalisti, con il professor Garibaldi.

D) Professore, ci può anticipare qualcosa del “quarto” progetto?

R) Riguarda la creazione di un curriculum per l’agricoltura sostenibile rivolto a sette università egiziane. E’sviluppato da Agroinnova, insieme a un gruppo di economisti greci, con l’obiettivo di formare il loco i tecnici necessari all’evoluzione di questo settore.

D) Per quanto riguarda invece i progetti in Europa, ci può spiegare meglio la valenza e la ricaduta applicativa, per le imprese?

R) Uno di questi prevede la ricerca di alternative per la sostituzione definitiva del bromuro di metile, un disinfettante del suolo che ha gravi effetti sul buco d’ozono ed è stato proibito nell’Unione Europea nel 2005, ma è ancora ammesso per i paesi in via di sviluppo fino al 2015. Questo progetto, sviluppato insieme a greci e polacchi, si impegnerà a divulgare, presso i contadini dei vari paesi, le alternative sostenibili a questo prodotto, che abbiamo iniziato a sviluppare in Italia tra il 1998 e il 2003, grazie al supporto del Ministero dell’Ambiente e, in particolare, del direttore generale Corrado Clini, che intuì l’importanza del problema.

D) Le imprese produttrici del bromuro di metile vi hanno aiutato in questo percorso di ricerca di sistemi alternativi?

R) Più che i produttori direi le imprese di distribuzione, perché si trattava di un prodotto che il singolo contadino non poteva acquistare direttamente, ma doveva rivolgersi ad aziende accreditate alla vendita. Le imprese produttrici hanno collaborato nell’individuazione di alternative principalmente di natura chimica, che vengono ancora utilizzate, ma che potrebbero essere in futuro eliminate a causa dei residui che ancora generano nel terreno.

D) Torniamo agli altri progetti…

R) Uno di questi è un progetto transfrontaliero, tra il Piemonte e la regione francese della Provenza, nato con l’obiettivo di studiare i parassiti emergenti delle colture ortive, come ad esempio la rucola – un tempo prodotto marginale sul mercato, ora coltivato, in Italia, in decine di migliaia di ettari.  E’una ricerca molto importante per l’industria agroalimentare e in particolare per le cosiddetta insalate “di quarta gamma”. L’ultimo progetto, coordinato da noi, è un progetto molto grande, che partirà a breve e vedrà coinvolti ricercatori europei, israeliani e americani, con l’obiettivo di ridurre il rischio di diffusione di parassiti dovuto alla globalizzazione. I prodotti ormai viaggiano rapidamente tra i continenti e i parassiti si diffondono, attraverso i frutti, i semi, le piante. Per contrastare questo fenomeno dobbiamo mettere a punto delle tecniche diagnostiche molto rapide, basate oggi principalmente sulla biologia molecolare, che ci permettano di intervenire tempestivamente nell’individuazione dei nuovi parassiti. E’ovvio che non possiamo bloccare il commercio mondiale, ma se individuiamo subito un parassita giunto in una determinata zona, questo ci consente di bloccarne la diffusione. Ad esempio, in questi ultimi mesi è arrivata, dal Lazio nel saluzzese, una grave batteriosi del kiwi, che ha rischiato di danneggiare fortemente la produzione, con un grave danno economico. Non tutti lo sanno, ma l’Italia è oggi il primo produttore al mondo di kiwi!

D) Sono in corso altri progetti con le imprese di cui ci può parlare?

R) Oltre quello, già citato, del basilico per Saclà, stiamo lavorando con la Ferrero sul riciclo dei gusci di nocciola e dei residui della produzione di Estathe per la produzione di compost, in cui siamo leader per l’orto-floricoltura.

Andrea Gandiglio

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