“La differenziata? Me l’ha insegnata mio nonno”. Il valore degli anziani per la green economy
Non possiamo sapere se è il risultato di abitudini “d’altri tempi” o se è davvero meticolosa sensibilità, fatto sta che pare siano i nonni e le nonne i più green della famiglia. È quello che emerge da una ricerca realizzata dall’associazione di psicologi “Donne e Qualità della Vita” su 500 famiglie di tutta Italia e quanto confermato anche dal consorzio per il recupero e lo smaltimento di apparecchiature di illuminazione Ecolamp che, come altri enti di settore, proprio ai più anziani rivolge la maggior parte delle campagne di sensibilizzazione, poiché “estremamente importanti per aumentare la sensibilità nei nuclei familiari. Danno un contributo decisivo nella raccolta separata e sono fautori delle buone pratiche ambientali in famiglia”.
Qualche esempio? Le percentuali di risparmio energetico salgono vertiginosamente nelle famiglie in cui vive almeno un nonno (35%), stimata al 15% se i nonni non vivono in casa ma si prendono cura dei nipoti stando a casa loro nel doposcuola, che è comunque il doppio rispetto al risparmio (7%) delle famiglie in cui il lavoro di cura è delegato a tate e colf.
Le “vecchie abitudini” metabolizzate dai più anziani sono assolutamente vincenti nella raccolta differenziata, con tanto di fondo di caffè nei vasi delle piante, e risparmio dell’acqua, visto che i nonni bevono solitamente acqua dal rubinetto e non in bottiglia, e che le nonne (sulla parità purtroppo c’è ancora strada da fare) lavano i piatti tenendo una pentola piena di acqua insaponata e chiudono con il tappo il lavandino per immergere i piatti sporchi evitando di far scorrere l’acqua inutilmente. Il 70% degli intervistati lava casa, bagni, pavimenti e panni sporchi usando prodotti naturali come aceto, limone, sale e bicarbonato, e tendenzialmente fanno la spesa con il carrello o trolley, più comodo per il problema del sollevamento pesi e che riduce l’utilizzo di sacchetti di plastica.
Anche sulla mobilità gli anziani sono esemplari, con l’utilizzo di mezzi di trasporto pubblici nel 45% dei casi e un basso consumo di carburante, per velocità limitata e brevi distanze, nel 66%. Con i bambini i nonni abbandonano videogiochi e tablet, dando spazio ai giochi all’aria aperta, alle carte e ai disegni: passatempo creativi ed educativi, oltre che più sostenibili.
Il pregio degli over 65 non passa inosservato alle pubbliche amministrazioni, che negli ultimi tempi hanno elaborato i progetti a favore degli anziani in chiave rigorosamente verde. Un articolo de L’Espresso dello scorso 16 marzo ha raccolto alcuni dei progetti migliori dello stivale, come quello del Parco Nord di Milano che ha riservato 12 orti per gli anziani nelle zone più facilmente accessibili (per richiedere l’affidamento di un fazzoletto di terra è sufficiente recarsi al Consorzio del Parco e compilare il modulo di domanda di assegnazione). Orti e giardini terapeutici curati da pazienti geratrici sono in progettazione anche all’interno degli ospedali San Carlo Borromeo di Milano, Gagliera di Genova, San Paolo di Milano, all’ospedale di Melzo e al Sarzana di La Spezia; a Foggia i giardini della casa di cura cittadini sono invece curati dagli ospiti e a Ventimiglia Alta, nell’ex convento di Sant’Antonio Abate, gli anziani hanno riqualificato l’area esterna per la realizzazione di orti sociali per attività di pollice verde con anziani e bambini.
Ovviamente, secondo i dati della ricerca, non sono tutti da podio i nonni italiani, ma si distinguono per una maggiore sensibilità i lombardi, seguiti da toscani, emiliani, veneti e piemontesi. Dopo umbri e trentini, le ultime posizioni sono occupate da pugliesi, siciliani e calabresi.
Alfonsa Sabatino