La “Carta di Bologna” per la lotta allo spreco alimentare
In origine fu la mortadella. Oggi invece, durante la settimana europea per la riduzione dei rifiuti (22-30 novembre 2014), a far parlare di cibo sotto le Due Torri è la “Carta di Bologna contro lo spreco alimentare”, voluta dal Ministero dell’Ambiente in collaborazione con Last minute market e sotto l’egida della FAO. Presentato lunedì, il testo (in versione italiana sul sito del ministero) si propone come un decalogo che impegna in prima battuta i Governi europei, cui sarà proposto per un’adozione congiunta, a una serie di politiche comuni per limitare perdite e sprechi di prodotti alimentari. E quindi prevenire consumo di risorse lungo la filiera produttiva e ulteriori rifiuti da smaltire.
“Sprecare cibo vuol dire creare danni all’ambiente e all’economia, ma è soprattutto un problema etico – ha dichiarato il ministro Gian Luca Galletti – Per questo noi abbiamo messo al centro del dibattito europeo e italiano lo spreco alimentare”. Ogni anno, infatti, lungo la filiera alimentare si perde un terzo del cibo prodotto, in un mondo che pure lascia 805 milioni di persone sottonutrite, con costi sociali, ambientali ed economici calcolati dalla FAO (report Food wastage footprint 2014) in oltre 2060 miliardi di euro.
Si legge nelle premesse della Carta di Bologna che “secondo le stime della FAO, i costi ambientali associati alle perdite e agli sprechi alimentari su scala globale corrispondono, ogni anno, a circa 250.000 miliardi di litri d’acqua, 1,4 miliardi di ettari di terra e sono responsabili per l’emissione in atmosfera di circa 3,3 miliardi di tonnellate di Co2eq”. Nella sola Europa, il cibo sprecato ammonta ogni anno a oltre 100 milioni di tonnellate. In Italia, elaborazioni Last Minute Market rilevano che lo spreco annuo di cibo è di oltre 1 milione e quattrocentomila tonnellate per il residuo agricolo in campo, di 2 milioni di tonnellate in ambito industriale-produttivo, di 270.776 tonnellate per lo spreco nella distribuzione. Senza contare il costo dello spreco domestico che nel 2013, secondo l’Osservatorio Waste Watchers, è costato 8,1 miliardi di euro, pari a circa 2,5 kg di cibo gettati ogni mese, per un costo di 32 euro al mese. Secondo rilevazioni dell’Osservatorio Permanente sullo Ppreco, costola di Last minute market e Università di Bologna, si spreca in gran parte perché si sbaglia nel conservare il cibo.
L’esperienza di Last minute market, spin off dell’Università felsinea guidata dal prof. Andrea Segrè, è nata a Bologna nel 1998 proprio come circuito per recuperare dai supermercati i prodotti in scadenza imminente e perciò poco appetibili a scaffale. Come? Permettendo “l’incontro diretto tra domanda e offerta e occupandoci della scrupolosa messa in sicurezza di tutte le fasi del sistema” spiegano dall’organizzazione. Senza gestire direttamente i prodotti invenduti, né magazzini o mezzi propri per il ritiro, ma studiando modelli logistico-organizzativi, Last minute market ha permesso di recuperare tutte le tipologie di prodotto, inclusi quelli delle categorie dei “freschi” e “freschissimi”. E dalle eccedenze alimentari di attività commerciali e produttive, prodotti ortofrutticoli non raccolti, o pasti pronti recuperati dalle mense di scuole e aziende, si è poi passati al recupero di farmaci da banco, libri e altri prodotti non alimentari.
“La Carta di Bologna – prosegue Segrè, oggi a capo del Comitato tecnico-scientifico del Ministero dell’Ambiente per il Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti – è stata ideata sulla base di una definizione per la prima volta condivisa del ‘food waste’, per definire metodologie uniformi di quantificazione dello spreco alimentare, azioni comuni da intraprendere, target da raggiungere e modalità di monitoraggio nel tempo per i risultati conseguiti”. All’alba dell’Expo di Milano, incentrato sul tema “Nutrire il pianeta”, e cercando di riaccreditarsi come capitale della buona cucina e del bon vivre - “Fico”, comparto alle porte della città dedicato alle eccellenze gastronomiche è ancora di là da venire – Bologna si candida a capitale dell’alimentazione sostenibile e responsabile. La Carta sarà condivisa con gli Stati presenti ad Expo 2015 e con la Sicurezza alimentare e nutrizione della FAO. Se ne prevede la sottoscrizione il 16 ottobre 2015, Giornata mondiale dell’Alimentazione, proprio nel contesto dell’Expo milanese. “Per vivere bene, si deve mangiare bene. È un’equazione ben dimostrata, ormai – conclude Segrè – e deve essere considerato un diritto per tutti. Questa è la vera sfida sul cibo, e il suo ‘vero’ valore”.
Cristina Gentile