Industria e vocazione locale: il turismo integrato secondo Barbara Tagliolini
Può un impianto fotovoltaico diventare l’attrazione di una gita scolastica? La domanda è sicuramente intrigante e si pone nel momento in cui, anche nel nostro paese, le fonti rinnovabili stanno crescendo per importanza e diffusione, insieme alla consapevolezza che “fare sistema” e “integrare” – competenze, contesti e opportunità – è la migliore ricetta di successo per un settore nascente come quello del turismo sostenibile, un’industria che già oggi, in Italia, vale 10 miliardi di euro l’anno. E poi se le fonti rinnovabili – come sostiene l’Unione Europea nella strategia 20-20-20 – dovranno essere la chiave del futuro energetico del continente, perché non trasferire l’educazione ambientale degli studenti (materia quanto mai necessaria, ma tuttora assente dai programmi ministeriali) “sul campo”, così che i futuri manager, capi d’azienda e amministratori possano “toccare con mano“ e metabolizzare l’importanza di un approccio più sostenibile tanto all’imprenditoria quanto alla vita di tutti i giorni?
Ne abbiamo parlato con Barbara Tagliolini, storica dell’Arte ed esperta di turismo sostenibile.
D) Dott.ssa Tagliolini, in cosa consiste il suo lavoro?
R) Sono consulente di aziende che promuovono strategie di integrazione degli impianti industriali sul territorio. In particolare mi dedico a progetti di valorizzazione degli impianti industriali dal punto di vista turistico. In questo senso si può fare molto coinvolgendo nel progetto l’azienda che investe, gli istituti scolastici, l’amministrazione e le associazioni locali in un progetto condiviso. In pratica si tratta di creare una rete di consenso su un progetto integrato industriale e turistico in cui l’installazione industriale diventa uno degli elementi di un più ampio percorso ecoturistico.
D) Una delle sue esperienze?
R) Senz’altro l’ultima in ordine cronologico. Sono stata contattata tempo fa dall’azienda 9REN, uno dei principali operatori del fotovoltaico in Italia, per studiare l’integrazione di due progetti fotovoltaici a terra in un percorso ecoturistico nell’area di Palagianello, in provincia di Taranto, una cittadina con un grande potenziale e già molte attività in piedi che costituivano un punto di partenza interessante su cui poter lavorare. Palagianello conta circa 8.000 abitanti, sorge su un fianco della gravina con un centro storico organizzato su strade parallele e una piazza cinquecentesca sovrastata dal castello Stella-Caracciolo. La citta è tagliata da un tracciato di un’antica ferrovia ormai in disuso che presto sarà trasformata in pista ciclabile, mentre la nuova ferrovia e l’autostrada, che la attraversano, ne segnano in più punti il paesaggio. Il territorio è organizzato per l’agricoltura, l’economia principale della zona, con la cultura dell’ulivo, vite, mandorlo, alberi da frutto e ortaggi in serra, come testimoniato dalle 18 masserie storiche presenti.
D) Come si coniuga un impianto fotovoltaico in un contesto di gravine, economia agricola e masserie storiche?
R) In primo luogo gli impianti devono essere costruiti a regola d’arte. In questo caso l’azienda ha ricostruito nell’area dell’impianto elementi tipici della tradizione rurale locale, come un muretto a secco su 500 metri di perimetro dell’impianto sul lato nord e sul lato sud – realizzato secondo le tecniche tradizionali del posto – spostati 300 ulivi vecchi (tutti perfettamente attecchiti), 20 piante di arancio e piantati 700 nuovi alberi di ulivo e 3500 nuove piante di rhjnchospermum jasminoides, per rispettare la vocazione prettamente agricola dell’area. Quindi già all’impatto visivo si tratta di un impianto molto ben integrato nel paesaggio. Inoltre, la denominazione delle “località” in cui vengono realizzati gli impianti sono spesso legate ai nomi storici del luogo e cioè alle Masserie. Nei pressi dell’impianto fotovoltaico c’è infatti un’antica masseria di cui è prevista la ristrutturazione che si chiama Masseria Martellotta, lo stesso nome che ha l’impianto fotovoltaico nel rispetto della memoria storica del luogo.
D) Quindi il primo passo è realizzare gli impianti industriali considerando l’architettura del paesaggio, la vocazione del territorio e l’impatto visivo. E poi, come si procede per il percorso di integrazione?
R) In questo caso abbiamo presentato l’idea all’Amministrazione Comunale con cui abbiamo condiviso poi tutti i passi successivi e i risultati conseguenti. Abbiamo avviato il progetto con gli studenti e gli insegnanti dell’Istituto per il Turismo G.M. Sforza di Palagianello, durante le fasi di studio del territorio abbiamo visitato tutti i potenziali luoghi dell’ecomuseo e quindi tracciato un ipotetico percorso studiandone tutti gli elementi. La collaborazione da parte delle istituzioni, dei proprietari delle masserie e dei cittadini è stata fantastica così come l’integrazione del progetto nella proposta del Museo del Territorio attraverso la collaborazione con l‘Urban Lab e la biblioteca comunale per reperire tutti i materiali e le piante storiche. Insomma tutta Palagianello è diventata un laboratorio progettuale, e questo grazie a un impianto fotovoltaico…
D) Qual è la chiave di lettura di questo percorso?
R) La valorizzazione della tradizione rurale viva grazie all’attività di alcune delle masserie storiche che oggi si integra con la produzione di energia pulita. Tra le 18 masserie presenti ne abbiamo identificate alcune come itinerario di partenza. Con gli studenti abbiamo tracciato una mappa in cui viene evidenziata l’offerta di ciascuna masseria e il grado di accoglienza che può offrire al potenziale turista. È stata insieme una scoperta del territorio e al contempo una valorizzazione dello stesso attraverso un progetto di proposta turistica che sicuramente verrà a breve offerta agli italiani amanti della buona tavola, della natura, della storia, della tradizione e dell’energia pulita. Itinerari turistici differenziati, percorribili a piedi, in bicicletta o a cavallo uniranno tra loro le strutture di produzione agricola menzionate negli antichi catasti e nei documenti della storia locale. Il primo di questi mette in collegamento tra loro le masserie di Serrapizzuta, Mangiaricotta, Santa Colombina (ora Masseria La Gravina), Santa Colomba e Parco di Stalla, a nord del territorio comunale. Dalla piazza principale attraversa il ponte della vecchia ferrovia e si snoda attraverso frammenti di tratturi e strade interpoderali con scorci suggestivi sulle Gravine, la vista dei campi con i muretti a secco, i pozzi interrati, gli jazzi per il ricovero del bestiame, le serre e i magazzini per la conservazione e lo stoccaggio del prodotto. Un itinerario che riunisce luoghi significativi per la storia locale, in quanto sorti su insediamenti rurali attestati già dal IV-III sec. a. C e teatro di eventi legati sia al brigantaggio che ai moti patriottici.
Benedetta Musso