Greenbrand: un tavolo di confronto per le buone pratiche delle aziende piemontesi
Greenbrand è stato concepito come un momento di analisi, ma soprattutto di confronto. È nato dalla volontà e dall’esigenza di un ente di formazione, dei ragazzi che seguono i corsi e che vengono preparati al mondo (verde) del lavoro ed è stato abbracciato e sostenuto da grandi aziende e dalle istituzioni piemontesi.
“La sostenibilità promossa dalle istituzioni non può prescindere dal privato”, ha dichiarato giovedì 10 marzo, all’ apertura dei lavori, Roberto Ravello, Assessore all’Ambiente della Regione Piemonte.
“L’attenzione ambientale, l’educazione e il rispetto verso l’ambiente che viviamo devono essere cultura diffusa e solo avendo chiara questa finalità possiamo lavorare e devono interagire le realtà di ogni livello. Bisogna parlare all’uomo comune, bisogna sensibilizzare all’attenzione costante e totale”, ha aggiunto Carlo Degiacomi, del Museo A come Ambiente, “un’attenzione trasversale di tutte le professioni, di tutti gli ambiti e settori”.
Questo concetto è chiaro a Engim, che dal settembre 2010 aderisce al programma Eco Schools, un progetto internazionale dedicato alle scuole per la gestione e certificazione ambientale e per l’educazione allo sviluppo sostenibile. L’approccio del programma e la combinazione di teoria e pratica rendono questo strumento ideale per accrescere la consapevolezza degli studenti sulle questioni relative alla sostenibilità, di cui sono chiamati a divenire parte attiva.
Dal concetto di attenzione all’ambiente propria di ogni professionalità e disciplina è nato, del resto, il programma del convegno di Torino, che ha visto l’intervento di aziende impegnate su diversi fronti produttivi. La mobilità, ad esempio, è un punto chiave del sistema sostenibile, su cui il capoluogo piemontese sta investendo molto, come ribadito attraverso la candidatura di Torino a Smart City.
Simone Cencetti, di FIAT, ha quindi ricordato come le politiche ambientali facciano parte integrante delle strategie di sostenibilità dell’azienda. “L’impegno della FIAT si rivolge all’attenzione sul prodotto – che vuole man mano essere meno inquinante (riduzione delle emissioni di CO2 e dell’inquinamento acustico, utilizzo di materiale di riciclo quando possibile) – e sui consumi e gli sprechi delle fabbriche e della rete di concessionarie”.Per ottenere ciò, spiega Cencetti, “oltre allo studio e alla ricerca costante di grandi professionisti”, è necessario orientarsi “all’educazione e alla sensibilizzazione degli addetti, attraverso un monitoraggio costante di tutto il processo”. Misurare per ridurre è la metodologia, molto razionale e pragmatica, del colosso torinese.
E’ possibile però anche prevenire il problema a monte. Car City Club si pone infatti l’obiettivo di proporre una reale alternativa ai 36 milioni di automobili che circolano in Italia, di cui tanti, troppi proprietari fanno un pessimo utilizzo. “Il 30% dei tragitti in auto dei torinesi è fatto per percorrere meno di 3 km”, ha sottolineato Tiziano Schiavon. Il Car Sharing è una proposta “diversa” di mobilità individuale, che ben completa i servizi offerti dal trasporto pubblico, dal Bike Sharing e dai Piedibus. “L’auto in condivisione è una prassi diffusa nel mondo. Nasce in Svizzera negli anni ’80 e oggi conta 1 milione di utilizzatori complessivi, 900 città e 21 paesi”. “Con l’obiettivo di ridurre l’inquinamento, di essere un’alternativa comoda e valida per gli utenti, di combattere traffico e soste incontrollate, ma anche di portare a un grande risparmio economico”, ha aggiunto Schiavon, il Car Sharing in Italia sta dando ottimi risultati al nord e sta iniziando a convincere anche il sud della penisola. Torino vanta un’esperienza molto importante, si sta allargando alla provincia e ha lanciato il Van Sharing che mette a disposizione furgoncini per le aziende”. Il risultato? 2.590 utenti in Piemonte che corrispondono a un risparmio di 1.250 automobili, 5 milioni di km e 268 tonnellate di CO2.
Altro tallone d’Achille è invece la grande distribuzione. Per questo la Coop, ha spiegato Carla Bezzegato di Nova Coop, “si muove su quattro filoni: l’educazione dei giovani e la formazione dei consumatori, che vedono la Coop impegnata in diverse campagne di sensibilizzazione e percorsi con le scuole. Poi c’è la gestione dei punti vendita che vendono prodotti a km. 0, controllano i consumi e gli sprechi; ma soprattutto c’è il prodotto, per cui è stato pensato un marchio di garanzia che lo vuole sicuro, ecologico, di qualità e a basso impatto”. Ma il packaging è il nodo principale e merita l’attenzione maggiore. Per questo l’imballaggio di Coop è spesso riciclato. Ma via anche le confezioni doppie o di esclusivo senso estetico (opinabile tra l’altro e inutilmente ingombrante), per lasciare spazio alle ricariche e ai prodotti sfusi. Così la maionese perde la scatola di cartone che richiudeva il tubetto e i pacchi di caffè vengono assemblati con un solo nastro al posto del pacchetto di pellicola. Cosa vuol dire questo piccolo dettaglio? Che comprare il solo tubetto di salsa fa risparmiare 14 gr. di materiale e 91 gr. di CO2, e i pacchi di caffè non imballati graziano l’ambiente di 3 gr. di materiale e 74 gr. di CO2.
Poi il turismo. C’è chi pensa che il turismo sostenibile sia solo quello fatto di viaggi solidali in villaggi di indigeni del sud del mondo. “No”, chiarisce Cosimo Biasi, del Centro Studi Ambientali, associazione culturale nata nel 2007. “Il progetto Ecolabel Piemonte ha visto il calcolo dei consumi e la classificazione delle strutture ricettive aderenti all’iniziativa. Per ristrutturazioni, impianti e attenzione all’ambiente, è stato riconosciuto, per esempio, il marchio Ecolabel (marchio europeo di qualità ecologica che premia i prodotti e i servizi migliori dal punto di vista ambientale, nato nel 1992) alla dimora storico-romantica Il sole e la luna, oggi struttura turistica nel cuore delle Langhe; alla residenza universitaria di Lungo Dora e all’Hotel Relais Bella Rosina, importante struttura alberghiera situata all’interno del Parco La Mandria”.
Alfonsa Sabatino