Green Express Unilever-Trenitalia: da oggi anche il freddo viaggia su rotaia
Venerdì scorso, in un piazzale bruciato dal sole e attraversato da due binari solitari, la logistica sostenibile è entrata in una nuova era. Per una volta, l’avvenimento epocale è avvenuto in Italia, con precisione al Sud. Provincia di Caserta, scalo merci di Maddaloni-Marcianise: da qui è partito il primo trasporto ferroviario di gelati d’Europa e del mondo, se si esclude un servizio simile negli USA. Nato da un’idea di Unilever, la multinazionale del largo consumo proprietaria del marchio Algida, e sviluppato insieme a Trenitalia Cargo e al Gruppo Catone.
A pochi chilometri da Marcianise, nel comune di Caivano, si trova infatti lo stabilimento dove si producono la maggior parte dei gelati commercializzati in Italia e nel mondo, che da oggi arriveranno in treno fino al terminal di Castelguelfo, in provincia di Parma, per poi prendere le strade più diverse attraverso il trasporto su gomma, oppure in nave o in aereo.
Un progetto, denominato Green Express, innovativo da tanti punti di vista, a partire dalla valorizzazione della logistica su rotaia ancora poco diffusa nel nostro Paese, e che invece può dare un grosso contributo alla riduzione dell’impatto ambientale della supply chain. Il collegamento di 700 chilometri, infatti, spiegano Unilever e Trenitalia, “consente di togliere dalla strada ogni anno circa 3.500 camion e di evitare di rilasciare in atmosfera oltre 2.600 tonnellate di CO2, pari all’assorbimento di circa 260.000 alberi”. Una sostenibilità che, come avviene quando il rispetto dell’ambiente è ben integrato nella strategia aziendale, fa anche risparmiare, favorendo la competitività: non solo emissioni (meno 76% rispetto al trasporto effettuato solo su gomma), ma anche soldi che possono essere investiti altrove. In questo caso, i costi si ridurranno del 6%, che in termini assoluti fa 500.000 euro, non poco. Alla sfida ecologica ed economica, si aggiunge quella della qualità: il gelato è un alimento particolare, che non può subire sbalzi termici; nel sistema di trasporto tutto deve funzionare alla perfezione, non possono esserci intoppi.
Arrivare alla partenza del primo cargo, 30 vagoni per 6 milioni di pezzi, non è stato facile. “Abbiamo lavorato al progetto per anni. Il contatto con Trenitalia è stato poi velocizzato l’anno scorso da Corrado Clini, allora Ministro dell’Ambiente”, raccontano i manager. Così si è avverato quello che sembrava solo un sogno. L’AD di Unilever Italia Angelo Trocchia ci tiene a non ragionare per luoghi comuni: “Certo, se il territorio avesse una struttura logistica migliore sarebbe meglio, ma uscirei da questa logica: abbiamo le persone e gli investimenti”.
Catone, la società che cura l’ultimo miglio su gomma ha sostenuto l’investimento, pari a 10 milioni di euro, in cambio della certezza di commessa per almeno cinque anni da parte di Unilever. Da oggi, Cuore di panna, Magnum, Cucciolone e vaschette vengono prelevati da un camion Catone a Caivano e portati a Marcianise: qui una gru sposta le celle frigo dall’automezzo al vagone ferroviario; all’arrivo a Castelguelfo farà il contrario. Nell’hub logistico parmense i gelati vengono stoccati e poi distribuiti usando di nuovo i camion, e poi in certi casi navi o aerei, visto che vengono commercializzati anche in Australia e negli Stati Uniti. “Per adesso sono previste tre coppie di treni alla settimana, ma presto vogliamo arrivare a cinque”, assicura Mario Castaldo, direttore della divisione Cargo di Trenitalia, che insieme alla multinazionale sta lavorando a un ampliamento del progetto Green Express. “Considerando che quasi il 40% dei gelati prodotti a Caivano vengono esportati, vorremmo prolungare la tratta su rotaia oltre Parma, portando i gelati in treno fino nel Nord Europa. Inoltre, vorremmo applicare lo stesso modello anche allo stabilimento di Pozzilli, in Molise, dove produciamo Svelto, Cif, e Coccolino, usando il treno per portare i prodotti al Nord”, spiega il vice presidente Supply chain di Unilever Italia Giuseppe Infantino. Mentre Castaldo già pensa di proporre il modello ad altre aziende, “cercando clienti là dove il treno non è mai entrato, come il settore della grande distribuzione, dove può dare un buon contributo se integrato, come qui, con la gomma”.
Le politiche di sostenibilità del gruppo, nato in Gran Bretagna nel 1935 e presente oggi in oltre 170 Paesi con prodotti alimentari, per la pulizia della casa e la cura della persona, vanno anche oltre. Diversi risultati sono già stati raggiunti negli ultimi anni, e altri più ambiziosi dovranno essere ottenuti da qui al 2020, coniugandosi con un raddoppio del fatturato strettamente legato anche alle politiche di riduzione dell’impronta ecologica. Tra le migliori pratiche attuate in Italia ci sono gli stabilimenti zero landfill, dove tutti i rifiuti vengono riciclati senza mandare niente in discarica, e il risparmio, dal 2009 al 2012, di 255.000 metri cubi d’acqua attraverso processi di recupero e innovazione. Inoltre, sono stati studiati diversi nuovi imballaggi più leggeri e facilmente riciclabili, dalla ricarica Svelto prodotta con meno plastica al bicchiere del Caffè Zero, prima costituito da un materiale misto di carta e plastica e non riciclabile, e oggi realizzato solo in carta certificata PEFC.
Unilever punta anche a ridurre l’impatto ambientale dell’approvvigionamento delle materie prime, che oggi pesa per il 26% sulla carbon footprint totale del gruppo: “Puntiamo ad arrivare al 100% di materie prime sostenibili, cioè certificate da enti terzi come Rainforest Alliance o Roundtable on Sustainable Palm Oil. Oggi siamo al 36%”, racconta il responsabile delle politiche di sostenibilità Ugo De Giovanni. A questo obiettivo, si aggiungono quelli di dimezzare al 2020, rispetto al 2008, i rifiuti associati allo smaltimento dei prodotti e l’acqua utilizzata dai consumatori per il loro utilizzo, mentre il fabbisogno idrico degli stabilimenti dovrà rimanere invariato a fronte di una forte crescita dei volumi. E sempre al 2020, il gruppo punta a ridurre del 50% l’impatto dei prodotti in termini di emissioni di gas serra.
Qualcuno chiede all’AD Trocchia se i consumatori siano consapevoli degli sforzi di Unilever: “Si tratta di un processo lungo. Non possiamo aspettarci un ritorno il prossimo anno, ma solo nel lungo periodo. Noi ci crediamo, e pensiamo sia nostra responsabilità farlo”. E aggiunge, riferendosi alle istituzioni e ai tanti attori presenti sui territori: “La sostenibilità non è però una cosa che possiamo fare da soli: in questo campo si vince insieme”.
Veronica Ulivieri