GPP: la difficoltà di pesare i risultati
Si stima che gli acquisti di beni e servizi della Pubblica Amministrazione rappresentino in Italia circa il 17% del Prodotto Interno Lordo. Per questo motivo, negli ultimi anni, a fronte di una crisi ecologica sempre più incalzante, dall’Unione Europea fino al singolo Comune si sono prodotte, una serie di “norme” finalizzate ad incoraggiare il Green Public Procurement (GPP), ovvero l’acquisto di materiali a ridotto impatto ambientale.
Le istituzioni incoraggiano la possibilità di inserire la variabile ambientale come criterio di valorizzazione per gli acquisti pubblici, finalizzata da un lato a diminuire il loro impatto ambientale, dall’altro a favorire un “effetto traino” sul mercato dei prodotti ecologici.
La Pubblica Amministrazione, se vuole, può dunque oggi acquistare verde. Se però, non vogliamo limitarci a prendere atto delle normative, linee guida, manuali e circolari esistenti, ma desideriamo capire quanto sia diffusa la pratica del GPP, la cosa non è immediata. Di fatto non esiste un osservatorio nazionale in grado di quantificare il peso degli acquisti verdi all’interno degli acquisti della Pubblica Amministrazione, ma esistono una serie di studi, ricerche e progetti che forniscono dati e informazioni. Navigando tra i più importanti è possibile farsi un’idea sullo stato del GPP in Italia.
Il GPPinfoNET è un portarle finanziato dalla Commissione Europea che ha l’obiettivo di informare diffusamente e sistematicamente gli Enti Locali sull’opportunità degli acquisti verdi. Tale progetto è servito da stimolo a molti Enti locali che vi hanno aderito e hanno a loro volta messo in campo azioni per la promozione e diffusione del GPP. Vediamo, a titolo di esempio, i risultati ottenuti da Lombardia e Piemonte.
In Lombardia ha preso avvio, nel 2009, il progetto “A scuola di GPP”. Coordinato dalla Provincia di Cremona con il supporto dell’Autorità Ambientale Regionale, coinvolge 74 Enti di vari livelli. Nell’ambito del Forum Compraverde (Cremona 7-8 ottobre 2010) è stato presentato uno studio sui risparmi economici degli acquisti verdi a cura della società Ecosistemi.. Nel dossier si costruiscono scenari di forte implementazione del GPP in ambito regionale e si stimano riduzioni del 23% di Co2, con un risparmio economico di circa 20 milioni di euro.
In Piemonte, nel 2009 è quadruplicata la spesa dalla rete APE (Acquisti Pubblici Ecologici) della Provincia di Torino, che ammonta a 65 milioni di euro, con un incremento di quasi il 400% rispetto all’anno precedente (48 milioni di euro in più). La rete dei soggetti che aderiscono al progetto conta oggi 37 Enti tra Comuni e Comunità montane, l’Università di Torino, Parchi, Consorzi di servizi pubblici, Agenzie per lo sviluppo del Territorio, Associazioni culturali, una Camera di Commercio, una scuola e un presidio sanitario.
Ma considerando l’intero panorama nazionale, per raggiungere i target europei, c’è ancora molta strada da fare. L’Unione Europea infatti prevede che, entro la fine del 2010, il 50% di tutte le proprie gare di appalto dovrà essere destinato a soggetti in grado di soddisfare dei precisi criteri ecologici - il che è, con tutta evidenza, impossibile.
Altre informazione sul GPP la troviamo nell’ambito del progetto europeo “PROMISE”, che vede coinvolti ERVET Emilia-Romagna assieme a Regione Liguria Regione Lazio, ANCC e Confindustria Liguria. E’ stata realizzata una ricerca a livello nazionale per indagare le dinamiche delle scelte “verdi” per quattro diverse categorie: produttori, distributori consumatori e Pubblica Amministrazione, per un totale di oltre 8.300 questionari raccolti. L’analisi dei dati raccolti presso le Pubbliche Amministrazioni delle regioni Emilia Romagna, Liguria e Lazio, ha rilevato che il 60% degli intervistati introduce criteri ecologici nei bandi di gara di acquisto. Un maggiore disinvoltura nella pratica del GPP è rilevabile negli Enti di grandi dimensioni. La minor diffusione degli acquisti verdi nei piccoli comuni è imputabile in parte anche a una difficoltà del personale ad essere informato e adeguatamente formato. Tra le difficoltà ̀ espresse, nell’85% dei casi c’è quella relativa alla redazione dei bandi “verdi”. Altri ostacoli riguardano la percezione dei prodotti verdi come “prodotti più costosi” rispetto a quelli tradizionali (53%), così come la difficoltà a reperire fornitori di prodotti/servizi verdi (33%), nonché la non adeguata conoscenza dei marchi (33%). I prodotti verdi in commercio più frequentemente acquistati nelle PA sono carta riciclata, apparecchiature elettroniche a basso consumo energetico, alimenti biologici, energia prodotta da fonti rinnovabili. I marchi più valorizzati sono FSC per la carta, Energy Label per le apparecchiature elettroniche, Biologico ed Equo e Solidale per i prodotti alimentari.
Dallo sguardo d’insieme sul panorama nazionale del GPP si percepisce dunque, in conclusione, un discreto e lodevole fermento di molti Enti Locali volenterosi nell’implementare gli acquisti verdi ma, dall’altro lato, una serie di difficoltà che ancora impediscono la loro massiccia diffusione. Sarebbe auspicabile che le best pratices sparse sul territorio fossero coordinate all’interno di un piano strategico nazionale per il GPP.
Simone Falorni