A Genova si insegna la “green logistic”. Intervista a Walter Vassallo
La logistica, l’intermodalità e le catene di approvvigionamento sono, sempre più, oggetto di progetti che ne analizzano la sostenibilità, rivelando il ruolo strategico che questi settori potrebbero avere nella diffusione di un sistema di mobilità delle merci a minor impatto ambientale. L’economia portuale e la sua integrazione, ad esempio, è uno dei nodi fondamentali del sistema logistico, ma spesso i suoi operatori non conoscono bene le tematiche della ”green logistic“. “La globalizzazione, i cambiamenti climatici, le direttive europee, i rapidi cambiamenti e i nuovi concetti strategici ed operativi legati alla logistica, l’innovazione e le nuove tecnologie, sono solo alcuni elementi che stanno cambiando il mondo dei trasporti e il nostro modo di muovere cargo door to door”, spiega Walter Vassallo, esperto di politiche e progetti europei, che a Genova - una delle città italiane più impegnate nella trasformazione in smart city – sta seguendo il progetto di formazione professionale sulla logistica marittima sostenibile X-Posse.
D) Dottor Vassallo, come nasce il progetto e quali sono gli obiettivi?
R) Innanzitutto va ricordato che la formazione professionale gioca un ruolo decisivo per la Commissione Europea e il lavoro del progetto che stiamo portando avanti va proprio in questa direzione. X-Posse è un progetto europeo in parte finanziato dal programma Marco Polo. Molti dei corsi attuali sono ancora focalizzati sulle singole modalità di trasporto e l’impatto ambientale positivo di talune soluzioni non è ancora largamente compreso dalle forze di mercato. Il materiale formativo sviluppato dal Progetto X-Posse tende a colmare questi gap. I trasporti, e i porti in particolare, stanno diventando economie sempre di più basate sulla conoscenza. Per continuare ad essere competitivi, garantire che il trasporto abbia uno sviluppo sostenibile in futuro e che le soluzioni logistiche siano adeguate e redditizie, è quindi di fondamentale importanza investire nell’istruzione e nella formazione.
D) Chi sono e quali sono le peculiarità degli altri partner coinvolti?
R) che include università, centri di ricerca, associazioni e società attive nel campo dei trasporti. Il coordinatore è l’Università HSBA di Amburgo. Tra gli altri spiccano l’Associazione Marittima per la Ricerca e l’Innovazione (MARI) – con esperienza in campo progettuale europeo – che agisce come cluster focalizzato nel settore dei trasporti, ambiente e tecnologie; Innovamar, coordinatore della Piattaforma Marittima Spagnola; il Porto di Gijon; l’Università La Sapienza di Roma; il CFLI; l’ente di formazione dell’Autorità portuale di Venezia; il gruppo I3 di Bruxelles con maturata esperienza in progetti europei; CYMEPA l’associazione cipriota per la protezione dell’ambiente marino; ELVICTOR con base in Grecia, uno dei fornitori di equipaggio leader a livello mondiale.
D) L’intermodalità, termine ormai entrato nel lessico comune dei mobility manager e di chi si occupa di mobilità alternativa, nella sua esperienza è un concetto che può essere applicato anche alle merci?
R) E’ un concetto che non anche, ma soprattutto trova grande rilevanza nel settore merci. E ormai da decenni parola chiave in qualsiasi contesto di policy a livello europeo. Ma come molte altre parole di uso comune, non sempre si conosce appieno e si riesce a contestualizzare, perché intrinsecamente legato ad un mondo, quello del trasporto, altamente complesso e variegato e fortemente condizionato da fattori esterni in perenne cambiamento. E’ dagli anni ’90 che si sono posti i riflettori verso la necessità di realizzare l’intermodalità. Essa implica l’uso di almeno due diverse modalità di trasporto in forma integrata, in un contesto di delivery merci “da porta a porta”. L’intermodalità non si limita quindi alla promozione del trasferimento dalla strada verso altri modi di trasporto, ma si distingue anche per lo sviluppo sostenibile e il miglioramento della catena di trasporto attraverso l’utilizzo ottimale dei diversi modi in combinazione. Il trasporto intermodale, come movimento merci senza rotture di carico, da origine a destinazione, attraverso l’utilizzo di due o più modalità trasportistiche, è una componente sempre più importante nel settore del trasporti merci.
D) Quali sono, a livello europeo, le buone pratiche di green logistic più rappresentative in questo momento?
R) Ci sono molti esempi di best practices. A livello macro cito i casi di Barcellona e Valencia con importanti attività logistiche a supporto del porto e caratteristiche infrastrutturali, tecnologiche e di capitale umano che riescono a creare valore aggiunto sia per l’indotto, che per la comunità che ruota intorno al settore trasporto. Queste due realtà sono ben integrate con la rete Europa, con una conseguente e soddisfacente produttività di movimentazione, a beneficio dell’intero sistema.
D) In queste settimane, nell’ambito di X-Posse, sta tenendo il corso (gratuito) “Trasporto sostenibile: una roadmap per affrontare le sfide globali” presso la fondazione Oltremare. Quali contenuti vengono affrontati?
R) Ho voluto fortemente coinvolgere la fondazione Oltremare per l’organizzazione di questo corso perché credo sia necessario “portare l’Europa in città”, soprattutto laddove ci sono soggetti che hanno una sensibilità maggiore verso alcune tematiche. Il corso analizzerà i legami tra ambiente, economia e competitività, offrendo un framework concettuale alla gestione strategica sostenibile, definendo meglio il quadro normativo internazionale ed europeo nel campo delle emissioni e della gestione ambientale, delineando i principali trend mondiali in tema di ambiente ed energia ed esplorando, infine, i riflessi di tutte queste attività su trasporto e logistica.
Alessio Sciurpa